I maestri di sci: «Difficile capire quale sarà l’effettivo sostegno» Cautela tra i gestori degli impianti a fune: «Siamo in alto mare»
«Quanto previsto nel decreto è un buon risultato, che però ora dovrà essere adeguatamente sostenuto con le giuste risorse all’interno della dotazione dei 210 milioni di euro, come previsto nell’articolo 2. Per questo chiediamo ai ministeri impegnati nella ripartizione del fondo di essere coinvolti, così da sostenere la nostra proposta, già inviata al Governo Draghi, nella quale evidenziamo che ai maestri di sci è stato impedito di lavorare per un anno intero e non lo potranno fare, in linea di massima, fino al prossimo dicembre. E che, da marzo 2020, hanno sostenuto solo costi senza ricevere finora neanche 1 euro di sostegno. Per queste ragioni, non solo la ripartizione del fondo dovrà adeguatamente considerare questi 2 anni di interruzione, dovrà essere congrua, omogenea, progressiva e unitaria nel metodo e su tutto il territorio nazionale». E’ questo il commento dell’Associazione Maestri Sci Italiani e del Collegio Nazionale dei Maestri di Sci Italiani che, a nome degli oltre 15 mila professionisti della neve e delle oltre 400 scuole, prendono atto che nel decreto Sostegni finalmente si riconoscono i maestri e le scuole di sci «Quali attori primari del comparto turistico montano, che dovranno essere concretamente ristorati». E sono pronti a dare il loro supporto alla stesura del decreto attuativo necessario per determinare le forme di riparto del fondo.
«Poiché siamo considerati nel comparto della montagna, diventa difficile capire quale potrà essere l’effettivo sostegno destinato ai maestri» dichiara Beppe Cuc, presidente dell’Associazione Valdostana dei maestri di sci e del Collegio nazionale. «Occorre considerare che la categoria è rimasta ferma per un’intera stagione, a cavallo tra il 2020 e il 2021. Per questo è necessario che seguano integrazioni al decreto. Anche perché i soggetti sono molteplici e i 700 milioni sono insufficienti a garantire adeguati ristori a tutti. Bisogna altresì tenere conto dei neo-maestri, che non hanno la possibilità di fare confronti con gli anni precedenti, e delle scuole di sci, che hanno dovuto affrontare spese fisse dovute alle continue incertezze sulla partenza dei corsi. Auspico che vi siano indennizzi stanziati a livello regionale, come già avvenuto la scorsa primavera, nella consapevolezza che quelli statali non bastano e che quella dei maestri è una categoria strategica per l’economia locale. Un’altra problematica riguarda il fatto che i tempi di erogazione di questi indennizzi non saranno immediati. D’altra parte, se tutto il sistema Italia deve rimettersi in moto, dovrà ripartire quanto prima anche la nostra attività. Non dimentichiamoci delle scuole estive di sci, che potranno essere un importante banco di prova per verificare l’efficacia dei protocolli anti Covid. Così come lo sono stati, in Italia, gli sci club e, a livello internazionale, la Svizzera, che ha lasciato gli impianti aperti, e l’Austria che ha consentito almeno ai residenti di sciare; le stesse regole stringenti potranno esser applicate da noi».
Analoghe riflessioni attraversano l’Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) che se da un lato ringrazia il Governo Draghi per aver recepito il grido d’aiuto delle società di impianti a fune, dall’altro ritiene che «Il cammino sia ancora lungo perché andranno valutate le modalità, i criteri e i tempi di ripartizione ed erogazione. - si legge in una nota - Siamo in attesa del testo definitivo, ma le prime informazioni dicono che al settore sia destinato il 70 per cento dei 700 milioni del fondo montagna. La cifra in sé appare significativa e non gravata dal limite dei 150 mila euro. Si tratta di un primo passo importante nella direzione di permettere agli impianti sciistici di superare questo periodo straordinariamente difficile, arrivando preparati a dicembre 2021, dopo aver vissuto 20 mesi senza incassi, a fronte di uscite costanti e non rinviabili».
A livello regionale le perplessità aumentano e Ferruccio Fournier, presidente dell’Associazione valdostana impianti a fune (Avif), preferisce non esprimere giudizi. «Siamo in alto mare, - confessa - dobbiamo ancora incontrarci tra vertici dei diversi comprensori e l’Assessore regionale allo Sviluppo economico Luigi Bertschy per fare tutte le valutazioni del caso», conclude Ferruccio Fournier. «L’unico dato positivo è che il Governo si è ricordato che la montagna esiste. C’è stato uno spiraglio di apertura, che non ci toglie tuttavia da una fase interlocutoria, di attesa e di forte preoccupazione».