Emarèse, al via i lavori per la bonifica delle cave di amianto
Diciassette milioni di euro complessivi, 730 giornate di lavoro ancora da effettuare, 30mila metri cubi di terra per ricoprire le zone da bonificare. E’ un progetto dai grandi numeri quello che coinvolge Erésaz, capoluogo del Comune di Émarèse, per la messa in sicurezza delle ex cave e delle discariche di amianto, presentato domenica scorsa, 14 marzo dal sindaco Lucina Grivon e dall’ingegner André Joly, direttore dei lavori. Sono 5 le ditte coinvolte: Daf, Isovit e Xilea di Milano, Bertini di Issogne e Saudin di Aosta.
Le mineralizzazioni d’amianto di Émarèse sono state scoperte nel 1872 e sono state subito oggetto di sfruttamento in 3 distinte località: Settarme, Chassan (area A), dove i lavori di coltivazione mineraria sono proseguiti fino al 1970, Pière Sud (area B) e Pière (aree C e D), dove sono stati invece interrotti nel 1946. Tali cantieri, abbandonati da quasi 70 anni e dispersi in un territorio boscato e con morfologia irregolare, sono perlopiù poco visibili, tranne che in quei settori dove sono presenti gallerie di maggiori dimensioni o tra loro ravvicinate, prive di copertura vegetale.
«Dopo che l’amianto è stato definito cancerogeno - ha spiegato il sindaco Lucina Grivon - nel 1989 le cave sono state incluse nel Piano regionale dei rifiuti e, nel 2001, un decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio le ha inserite nel Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati. Continuano pertanto i rapporti tra Stato e Regione, con relativi trasferimenti di fondi, che poi vanno al Comune, per mettere in sicurezza queste aree, anche se non sono stati mai rilevati casi di asbestosi o tumori ai polmoni superiori alla media». Il primo stanziamento di 4,2 milioni di euro risale al 2004 e ha riguardato il lotto relativo all’area A di 6.000 metri quadrati, nelle immediate vicinanze dell’abitato di Chassan, quella con i maggiori accumuli di amianto, bonificata tra il 2014 e il 2016. Nel 2015 sono arrivati ulteriori 13,6 milioni di euro, finalizzati al completamento degli interventi di messa in sicurezza delle sotto-aree A3-A4-A5 e delle aree B (prossima a Erésaz e a importanti percorsi turistici), C e D (più isolate), tutte considerate ad alto rischio per la presenza di materiali di smarino contenenti amianto. Sono tutte zone per le quali non vi è nessuna possibilità di una rinaturalizzazione spontanea, tenuto conto che sono già passati dai 50 agli oltre 70 anni dall’interruzione delle estrazioni minerarie.
Gli interventi di bonifica hanno la finalità di ridurre il più possibile il potenziale pericolo di contaminazione dell’aria da parte di fibre di amianto trasportate dai venti. «Tale obiettivo - si legge nella relazione tecnica - può essere raggiunto attraverso la messa in sicurezza permanente con confinamento delle fonti di contaminazione; la bonifica con rimozione completa delle suddette fonti. Per evitare il passaggio dei mezzi nell’abitato di Erésaz, l’esecuzione degli interventi prevede la realizzazione di piste principali e secondarie, che saranno mantenute anche dopo la fine delle opere per permettere la sorveglianza e il controllo dei siti. A tal fine, saranno tagliati meno alberi possibile, mantenendo quelli più grandi; in ogni caso, il legname delle piante abbattute dovrà rimanere all’interno dell’area e riutilizzato secondo le indicazioni fornite dalla Forestale. Si procederà, quindi, alla chiusura definitiva degli imbocchi delle gallerie mediante muri in pietrame e malta con pietre provenienti dall’esterno. Gli interventi saranno orientati alla valorizzazione del sito come bene culturale e del paesaggio, in modo da ricomprendere le ex miniere e cave di amianto di Emarèse nel Parco Minerario regionale».
Le aree di cantiere saranno delimitate con rete elettrosaldata, in modo da impedire l’accesso ai non addetti ai lavori, con pannelli informativi sul rischio di inalazione di fibre di amianto.
Tra le misure di sicurezza rivolte alla tutela della popolazione: la bagnatura costante delle aree di intervento, in modo che i materiali abbiano un grado di umidità tale da impedire il rilascio in aria di fibre di amianto; il lavaggio accurato dei mezzi meccanici impiegati prima dell’uscita dalle aree di cantiere; l’adozione di un piano di monitoraggio ambientale, che consenta di verificare costantemente durante i lavori il livello di fibre di amianto presenti nell’aria e nell’acqua.