Rischio assuefazione alla pandemia che non finisce “Nelle difficoltà, riscopriamo la forza del desiderio”
Sui colori delle regioni si scherza o ci si arrabbia, tra battute e manifestazioni in piazza: in comune c'è però l’ansia, che il perdurare dell'emergenza sanitaria fa accrescere sempre più.
«Credo sia facilmente comprensibile lo stato d'animo delle persone che hanno un'attività, che da ormai 12 mesi hanno dovuto affrontare gravi perdite in un contesto di fortissima incertezza. - riflette il dottor Alessandro Trento, presidente dell'Ordine degli Psicologi della Valle d'Aosta - Senza minimizzare l'aspetto economico, importante per tutti ma in particolar modo per chi deve fare i conti con i limiti dei bilanci e magari con le necessità dei dipendenti, mi permetto di sottolineare come sia proprio l'incertezza l'elemento più complesso da affrontare da un punto di vista psicologico. I vissuti emotivi sono diversi: l'ansia è sicuramente quello più diffuso ed evidente. Un recente studio del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi, effettuato prima di questa ennesima chiusura, ha mostrato che all'incirca il 65 per cento della popolazione soffrisse di stati di stress di grado medio-alto. L'ansia però non è l'unico vissuto. Assistiamo infatti a forti reazioni di iperattivazione, quali stati di rabbia, angoscia, nervosismo e reattività, ma anche di tipo depressivo, legati a sentimenti di frustrazione e di impotenza, alla diminuzione o mancanza di desiderio verso attività positive o gratificanti».
All'inizio, per consolarsi del primo confinamento, c'erano le passeggiate con il cane, la commissione veloce, poi la canzone dal balcone e la frase onnipresente "Andrà tutto bene". «Onestamente ho trovato sin da subito poco condivisibile quel motto, da molti effettivamente utilizzato sin dalle prime fasi della pandemia. - continua lo psicologo e psicoterapeuta - Ancor meno condivisibile se lo guardo con gli occhi di un bambino o di un ragazzo. I minori infatti hanno bisogno di molte cose ma certo non di false speranze. Dire che sarebbe andato tutto bene, quando nemmeno noi sapevamo effettivamente l'evoluzione della pandemia, ha mostrato un mondo adulto debole e poco rassicurante. Avrei preferito piuttosto un messaggio quale "Sarà difficile, non sappiamo come evolverà ma faremo di tutto per fare in modo che le cose vadano bene e il prima possibile, perché abbiamo gli strumenti per affrontare questo tipo di problemi". Forse questo messaggio non è utile solo ai bambini e ai ragazzi ma a tutti noi».
Come facciamo, allora, a recuperare la fiducia e a ricominciare a progettare il futuro, così incerto? «I progetti hanno bisogno di speranza e di proiezione nel tempo. - sottolinea il dottor Alessandro Trento - Oggi che abbiamo dovuto affrontare diverse chiusure e ripartenze pare molto difficile attingere ancora alle nostre energie mentali. Le speranze sono limitate, la durata della pandemia è a tutti ignota. Il rischio che colgo, anche in ambito clinico, è quello di un'assuefazione alla situazione, un'accettazione delle cose per come vanno. In questa situazione quello che ci può salvare è proprio l'atteggiamento mentale, in particolare la capacità di immaginare, desiderare, ricordare».
«In un momento presente così difficile, possiamo talvolta orientare la nostra mente al passato, per recuperare i momenti piacevoli che abbiamo vissuto e guardare al futuro desiderando. - conclude Alessandro Trento - In fondo, in una società dove il rischio di avere tutto subito era da molti avvertito anche come "pericoloso", poter riscoprire la forza del desiderio è una piccola ma importante lezione che possiamo apprendere da questa pandemia. La sconfitta più grande sarebbe arrendersi a quanto stiamo vivendo o peggio ancora sopravvivere senza farne memoria».