«No alla chiusura delle scuole in zona arancione» Petizione per chiedere di lasciare gli studenti in aula
Le scuole tornano a distanza, in altre regioni, e anche in Valle d'Aosta ricominciano le preoccupazioni, che partono dal basso, con un documento che in settimana ha fatto il giro delle scuole per poi essere consegnato in Sovraintendenza con le firme raccolte: «Ho firmato anche io ed ho contribuito a veicolare la lettera. - spiega Mariolina Infuso, portavoce della Confederazione unitaria di base (Cub) in Valle d'Aosta - Sono già quasi 400 le adesioni, per chiedere che non ci lascino di nuovo a casa. La situazione per quanto ci riguarda è sotto controllo. I contagi avvengono fuori, dove ci sono assembramenti. Speriamo che la Valle almeno in questo possa mettere mano, bocca e che si limiti la quarantena alle singole classi in caso di positività». «No alla chiusura delle scuole in zona arancione» è l'oggetto della lettera: «Il mondo della scuola italiana nell’ultima settimana è nuovamente nel caos. - si legge - A un anno dall’inizio della pandemia si è tornati al punto di partenza e, ancora una volta, ci si ritrova a parlare della totale chiusura delle scuole, sacrificando la serenità e la formazione di una generazione, che sta già pagando fortemente lo scotto di un’infanzia o un’adolescenza tormentata dalla pandemia. Come docenti, riteniamo inaccettabile la scelta, fatta da alcune regioni in zona arancione, di chiudere tutte le scuole, addirittura con il preavviso di un solo giorno. Tralasciando i pur numerosi studi recenti che hanno mostrato come il contagio non avvenga in misura maggiore all’interno degli edifici scolastici e, soprattutto, che la curva dei contagi non venga sostanzialmente modificata laddove vi sia stato un massiccio ricorso alla didattica a distanza, vi chiediamo di porre l’attenzione sulle ricadute che queste scelte politiche avranno sui nostri bambini e i nostri ragazzi. Qualsiasi insegnante sia entrato in classe a settembre, conosce bene lo scenario che si è presentato: alunni da recuperare e, purtroppo, non solo dal punto di vista dei contenuti. Anzi. Le paure e le incertezze, lo sconvolgimento del quotidiano, la perdita della spensieratezza, la diffidenza verso l’altro sono solo alcune delle problematiche che i nostri studenti hanno evidenziato. Se da insegnanti e da studenti la chiusura della scuola è stata accettata e metabolizzata la scorsa primavera, quando era parte di un immane sforzo collettivo, ora non è più tollerabile. Non è possibile dire ancora ai nostri giovani che la scuola è sacrificabile, che basta stare dietro ad uno schermo per stare in classe e che la loro formazione non è di primaria importanza per noi adulti. Ci discostiamo con fermezza dall’idea di società che trasmetteremmo ai cittadini di domani e crediamo nel valore della scuola in presenza come comunità educante e come luogo di crescita. Restiamo convinti, quindi, che un tale provvedimento dovrebbe essere adottato solo come ultima ratio, non certo come meccanismo preventivo per la gestione dei contagi, soprattutto in un territorio come il nostro, nel quale sarebbe possibile intervenire tempestivamente per bloccare eventuali focolai scolastici attraverso lo screening. Si potrebbero, inoltre, effettuare con regolarità tamponi a docenti e alunni per non farci trovare impreparati. Infine, riteniamo che i protocolli nel nostro sistema scolastico abbiano funzionato bene durante la seconda ondata, perché non provare a migliorarli ancora? In conclusione, vorremmo che il Presidente della Regione e il Consiglio regionale prendessero una chiara posizione in favore della tutela di tutti gli studenti valdostani e contro l’ipotesi di chiusura delle scuole in un’eventuale zona arancione. Chiediamo di procedere invece attuando soluzioni forse meno immediate e scontate, ma sicuramente più lungimiranti». Nella settimana in cui sono ripartiti gli screening nelle scuole, la proiezione è che nella prima metà di marzo ci sia una trentina di nuovi casi di contagio, un terzo dei quali su Aosta, mentre la percentuale dei contagi nelle scuole, aggiornata a martedì 2 marzo, oscilla fra lo 0,35 del Liceo Classico, Artistico e Musicale e il 4,65 della scuola dell'infanzia del Quartiere Dora di Aosta. «Mi pare che non ci sia bisogno di questa lettera. - commenta l'assessore regionale all'Istruzione Luciano Caveri - Abbiamo sempre tenuto aperte le scuole il più possibile, affrontando temi delicati come la sicurezza dei trasporti. Quando altri hanno chiuso noi abbiamo sempre ritenuto le lezioni in presenza la "vera" scuola. Siamo gli unici ad aver fatto nelle Superiori campagne di screening con tamponi di massa per stu denti e insegnanti e procederemo con controlli "sentinella" su gruppi scelti. Sia chiaro, però, che le autorità centrali potrebbero imporre chiusure dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale della nostra legge regionale in tema di Covid. Così come - e spero non avvenga - un peggioramento delle condizioni sanitarie in Valle d’Aosta potrebbe indurre alla scelta le nostre autorità sanitarie. La variante inglese colpisce anche i giovani fra i 14 e i 19 anni e dunque bisogna vigilare».