Per i maestri di sci solo spese e niente incassi
Se di solito in una stagione invernale media le scuole di sci e i maestri liberi professionisti nella nostra regione incassano fino a 16 milioni di euro, quest’anno - a fronte di continui investimenti per farsi trovare pronti nelle varie date ipotizzate per l’apertura - i maestri hanno visto praticamente azzerato il proprio volume d’affari.
«Abbiamo vissuto male questo continuo rinviare le date per la partenza della stagione, sia per l’incertezza relativa alla nostra attività, sia per i problemi connessi alle informazioni da fornire alla clientela» commenta Beppe Cuc, presidente dell’Avms-Associazione Valdostana dei maestri di sci. «Le scuole hanno dovuto mantenere gli uffici aperti, con segretarie pronte a rispondere alle continue domande degli utenti e personale assunto per non farsi cogliere alla sprovvista da un’eventuale partenza della stagione. E sono stati fatti investimenti: dalle barriere in plexiglas nelle scuole alla cartellonistica con l’indicazione dei percorsi da seguire, dai dispositivi di protezione come le mascherine per i maestri e per gli allievi iscritti ai corsi, tutti certificati dal Ministero della Salute, alla messa a punto dei protocolli, con relativa approvazione di un responsabile per la sicurezza. Costi importanti, che si sono aggiunti a quelli per il rinnovo dell’attrezzatura dei maestri: sci, divise e altri materiali tecnici personali. Purtroppo la stagione non è mai partita e ogni scuola, così come i singoli maestri liberi professionisti, hanno dovuto continuamente rivedere i propri piani e subire pesanti danni economici».
La categoria si è mossa a livello nazionale per ottenere i ristori statali. «A giorni dovrebbe essere emanato il decreto Sostegno 2021» conferma Beppe Cuc che è anche presidente del Collegio nazionale della categoria. «I maestri saranno con ogni probabilità inclusi negli aiuti destinati alla montagna. - riferisce - Purtroppo le vicende politiche nazionali hanno portato a uno slittamento, però siamo fiduciosi che a breve uscirà il nuovo decreto per indennizzare in maniera equa e dignitosa la categoria dei maestri di sci, soprattutto chi svolge effettivamente questa attività. Stiamo dialogando anche con l’Amministrazione regionale, che sicuramente interverrà a favore della categoria».
Quella del maestro di sci rimane una figura indispensabile per il settore turistico invernale, però - anche a causa delle stagioni sciistiche sempre più corte per via dei cambiamenti climatici - non può più essere una professione che garantisce, come avveniva fino a 30 anni fa, un sostentamento per tutto l’anno, bensì solo stagionale.
«Chi intende svolgere questa attività in modo continuativo» precisa Beppe Cuc, «Deve essere consapevole che è impegnativa: non si scia sempre con il sole, ma con qualsiasi condizione meteo e tutti i fine settimana. E’ un impegno costante per i 4 mesi invernali. Accanto a chi svolge questo lavoro a tempo pieno, è per noi fondamentale l’apporto dei giovani tra i 20 e i 30 anni, che stanno completando i loro percorsi universitari e, nel contempo, svolgono l’attività di insegnamento dello sci, in forma saltuaria e a supporto delle scuole».
Questo periodo ha permesso di riscoprire attività in passato sottovalutate, quali lo sci di fondo e lo sci alpinismo. Il maestro di sci può insegnare quest’ultima disciplina nei limiti di legge, ovvero se non occorre attrezzatura alpinistica, altrimenti gli subentra la guida alpina. «Lo sci alpinismo non si svolge solo ad altissime quote, esistono percorsi accessibili anche ai neofiti, nei quali tuttavia l’accompagnamento di un maestro di sci diventa un elemento importante per scoprire e amare questa pratica sportiva in totale sicurezza dal punto di vista tecnico, e anche per approfondire la conoscenza dell’ambiente innevato fuori pista, non protetto» conclude Beppe Cuc. «E’ un avvicinamento consapevole soprattutto per chi è all’inizio. I maestri hanno favorito la scoperta di questa attività, che già era in crescita e vedrà aumentare la cerchia degli appassionati. Entrambe le discipline, sci nordico e sci alpinismo, hanno però dei numeri ancora ridotti rispetto allo sci da discesa e possiamo solo auspicare un loro sviluppo futuro».