Ragazzi, genitori e insegnanti dopo un anno di pandemia “E’ ora di ritrovare una normalità nella straordinarietà”
A un anno ormai da quando l’Italia - e dunque anche la Valle d’Aosta - uscì dalla normale quotidianità per entrare in un tunnel mai immaginato e che avrebbe cambiato non solo le precedenti abitudini di tutti ed il nostro modo di vivere ma anche le prospettive che generalmente ognuno si fa del prossimo futuro, soprattutto gli adolescenti hanno dimostrato di avere subito i maggiori contraccolpi. Infatti è naturale che in quella fase decisamente più complessa, confusa e difficile del percorso esistenziale di ciascuno - quale è l’adolescenza - vi siano esigenze, dubbi, sfide e prove che non possano essere rinviate ad altre fasi, in altri tempi.
La psicologa Tiziana Ferrini - vicepresidente dell’associazione Il Prisma ed esperta di problematiche adolescenziali - fornisce a questo proposito indicazioni utili e preziose per i giovani che - dopo un anno di “yo-yo Covid” - devono ora rivolgere l’attenzione dall’ormai passato inverno alla prossima primavera e allo svolgersi del secondo quadrimestre scolastico, la cui fine coinciderà con l’inizio di vacanze ancora da definire.
«Io sono sia insegnante di materie letterarie all'Itpr “Corrado Gex” di Aosta che psicologa per cui ho potuto vedere la situazione dalle due parti. - racconta Tiziana Ferrini - Ho trovato i ragazzi molto disorientati, soprattutto nel primo “lockdown”. La loro sofferenza è stata di essere isolati, di non poter vedere gli altri, di essere chiusi in casa. E questo li ha psicologicamente provati. Questo è un primo aspetto di cui occorre tenere conto. Oggi abbiamo un po’ più di libertà per cui il suggerimento per loro è che la prima parola d’ordine sia responsabilità. Questa minima libertà andrebbe vissuta con cognizione di causa. Sono giovani e hanno ragione a voler uscire con gli amici, in gruppi di cinque o sei, tutti con la mascherina, in modo quindi responsabile, per non creare più quegli assembramenti che si sono visti anche di recente. C’è un modo per poter riacquistare la propria normalità pur nel rispetto degli altri, perché forse qualcuno di essi non ha ancora colto che ne va della vita delle persone. Invece, altri di questi adolescenti hanno contratto il Covid e perso dei parenti».
«Per quanto riguarda poi l’aspetto più prettamente scolastico, - prosegue Tiziana Ferrini - attualmente gli istituti hanno scelto o la presenza al cinquanta per cento di tutti gli studenti, cioè con metà delle classi a scuola, o il cinquanta per cento di essi a turno settimanale in tutte le classi. Se si dovesse malauguratamente tornare ad una generale chiusura, suggerirei di cercare di creare una normalità nella straordinarietà della situazione, perché spesso ci si lascia andare, un atteggiamento che hanno anche molti adulti. Della serie: “ma sì, non devo uscire, quindi che bisogno ho di prepararmi prima come quando andavo fisicamente a scuola? Per collegarmi alle 8.30 mi sveglio alle 8.25”. Invece sarebbe importante mantenere una precisione nei propri atteggiamenti, così come la si dovrebbe avere durante lo svolgimento delle lezioni a distanza. Vivere la propria età con responsabilità, sia nel tempo scolastico che in quello libero, creandosi magari altri interessi. Chi ad esempio praticava attività sportive in questo momento non possibili potrebbe cercare e sperimentare dei diversivi, come la musica o la lettura od altre modalità di movimento, per non farsi prendere dalla noia».
«Per quanto riguarda i genitori, questi dovrebbero stare a mio avviso molto attenti sotto questo aspetto, quindi aiutare i ragazzi a ritrovare una normalità nella straordinarietà. - suggerisce ancora la psicologa - Essere loro vicini nel rispetto di questi impegni, nel far capire loro l’importanza della responsabilità nel momento che stiamo vivendo. Proprio su questo i genitori potrebbero lavorare con i loro figli. Se molti di questi adulti sono purtroppo a casa, al contempo si potrebbe valutare questo fatto come un’occasione per ricreare un nuovo legame con i figli e quindi stare vicino a loro anche in questo senso».
«I docenti si sono trovati in una situazione totalmente nuova, ma del loro vissuto in tutto questo si parla davvero poco. - conclude la psicologa Tiziana Ferrini - Credo sarebbe importante se essi continuassero a chiedere impegno da parte dei loro studenti senza dimenticare questa situazione, quindi in forma flessibile e senza scoraggiarsi. Soprattutto quando dai media o da certi politici si sente dire che la didattica a distanza non è servita a nulla e che è stata tempo perso. Come se gli insegnanti avessero incrociato le braccia in questo frangente e si siano divertiti a casa. Invece debbono prendere la consapevolezza del lavoro enorme che hanno fatto e che non conoscevano. E non avere paura di chiedere aiuto, di parlare del loro vissuto, in quanto è normale sentirsi disorientati in questa situazione totalmente nuova. Parlare e confrontarsi con qualcuno che ne sappia dare una diversa lettura e una nuova prospettiva che non si conosceva».