Case a 1 euro: richieste pure da Bolivia e Israele Prime disponibilità da parte di alcuni proprietari
Iniziano a vedersi i primi risultati del progetto “Case a 1 euro” lanciato dall’Amministrazione comunale di Oyace. Come era facilmente prevedibile, la parte più complessa consiste nel convincere i proprietari di case diroccate e pericolanti a cederle. Nessun problema, invece, sul lato dei potenziali acquirenti. «In vita mia non avevo mai ricevuto tante telefonate e richieste di amicizia su Facebook! - esclama il sindaco di Oyace Stefania Clos - Le persone interessate a comprare le case a 1 euro per ristrutturarle chiamano da tutto il mondo: oltre che dall’Italia, sono stata contattata dalla Bolivia, da Israele, dall’Argentina, dal Brasile, dalla Germania, dal Regno Unito... Poi qualche francese. Non mancano poi gli italiani che vivono all’estero e desiderano tornare in patria per trascorrere gli anni della pensione in un posto tranquillo. Qualcuno intende portare qui la propria attività ma la maggior parte vorrebbe costruirsi la seconda casa. In tutto, posso dire che abbiamo superato le 250 richieste».
La risposta, per tutti, è sempre la stessa: al momento di case disponibili a 1 euro non ce ne sono ancora e bisogna tenersi informati consultando il sito internet del Comune.
Il lavoro più impegnativo da parte dell’Amministrazione, infatti, è proprio quello di convincere i proprietari di case diroccate (o di porzioni di esse) a cederle al prezzo simbolico di 1 euro a uno dei numerosi potenziali acquirenti, con la prospettiva di non pagare più le tasse e di evitare problemi legati alla possibilità di crolli degli edifici fatiscenti. E qualcosa sta cominciando a muoversi. «Al momento in Comune sono giunte 2 disponibilità di cessione parziale per 2 fabbricati distinti. - prosegue il sindaco Stefania Clos - Abbiamo perciò scritto ai comproprietari dei 2 immobili in questione per informarli di questa possibilità e per capire se sono interessati, lasciando loro tutto il mese di marzo per rifletterci. Giovedì scorso, 25 febbraio, abbiamo poi organizzato, su richiesta di alcuni privati, un incontro convocando i comproprietari di altri 3 edifici. La partecipazione è stata significativa: alcuni hanno già aderito compilando i moduli. Ora provvederemo a contattare le persone che non erano presenti per sapere le loro intenzioni. I presenti hanno capito il senso del progetto, hanno compreso che per loro si tratta di un’opportunità. Insomma, la risposta dal territorio è positiva e ne sono molto contenta. Partiamo dal piccolo e speriamo di arrivare al grande, è un progetto che si costruisce con il dialogo e il massimo rispetto».
La difficoltà maggiore, naturalmente, sarà quella di convincere tutti i comproprietari a cedere la propria porzione. «Noi non siamo un’agenzia immobiliare, il nostro obiettivo è risolvere il problema delle case che crollano nei nostri centri storici: se uno dei comproprietari decide di acquisire lui tutto l’immobile e di ristrutturarlo, per noi va benissimo. - chiarisce Stefania Clos - Quello che non possiamo accettare è che le cose rimangano così come sono ora. E su questo, sia chiaro, stiamo facendo sul serio. Tante persone, pur non disponendo di chissà quali risorse economiche, hanno rifatto i tetti delle loro case o messo in sicurezza la struttura, dimostrando di avere un senso di rispetto per la comunità. Non è giusto che altri lascino invece che tutto crolli per l’incuria e le conseguenze degli eventi atmosferici».
Il “sogno” è che questi ruderi diventino un volano per l’economia e la vita sociale, favorendo l'insediamento abitativo di famiglie, di attività turistico-ricettive e di negozi o botteghe artigianali.
Gli acquirenti, al momento dell’acquisto dell’immobile, si assumono alcuni impegni. Innanzitutto devono sostenere i costi connessi al regolare passaggio di proprietà e rimborsare al venditore le spese da questo sostenute nel periodo di messa in disponibilità del bene al Comune (imposte e tasse, sia locali che statali). Qualora necessario, devono mettere in sicurezza il fabbricato entro 60 giorni dalla formalizzazione dell’affare. Entro 6 mesi devono presentare in Comune il progetto per la ristrutturazione; i lavori vanno iniziati entro 12 mesi e conclusi al massimo dopo 4 anni e mezzo (54 mesi). Devono stipulare una polizza bancaria o assicurativa dell’importo di 2.000 euro a favore del Comune a garanzia dell’effettivo rispetto degli impegni presi.
Per l’assegnazione degli immobili - la cui messa in vendita sarà pubblicizzata dal Comune attraverso una “vetrina” on line - verrà redatta una graduatoria: sarà attribuito un punteggio più elevato a coloro che garantiscano di eseguire i lavori in tempi brevi, a chi dichiari di destinare l’immobile a prima casa o ad attività commerciale o artigianale (ma non è preclusa la possibilità di acquisto nemmeno per chi voglia farne una seconda casa) e a chi si impegni a incaricare maestranze locali per il progetto e i lavori di restauro.