Per i locali sulle piste ormai è un inverno da dimenticare
La crisi del turismo ha colpito duramente bar e ristoranti sulle piste da sci, il cui destino è - tranne poche eccezioni - legato a quello degli impianti di risalita. Fermi gli uni, restano chiusi anche gli altri. Inoltre, poiché spesso questi locali sono in quota, i gestori hanno dovuto attrezzarsi per la stagione invernale già in autunno, in modo da trasportare le scorte con i fuoristrada o con le motoslitte, per poi svuotare almeno in parte i magazzini per evitare che bevande e altri generi alimentari superassero la scadenza.
Giuseppe Comola è proprietario e gestore del Bar Ristorante e Hotel Sitten a Gressoney-La-Trinité, nei pressi della seggiovia che conduce al Colle Bettaforca, chiuso dal 6 settembre scorso: «Fino a novembre avevamo adeguato in ottica anti Covid gli spazi esterni e la cucina per la sicurezza dei clienti e dei dipendenti. Le migliorie restano, però se avessi saputo che saremmo rimasti chiusi, avrei spostato in avanti i lavori. Se dovessimo aprire avremmo il problema di reperire i 9 dipendenti stagionali, che per l’incertezza in cui viviamo sono in stand by. Finora avevamo fatto rifornimento di birre, bibite e scatolame, con scadenza oltre l’estate. Se non apriremo dovremo fare un piano di rientro, poiché abbiamo scorte del 40 per cento inferiori alla media invernale, però superiori ai consumi estivi. Bisognerà alleggerire il magazzino. I ristori non coprono neanche le spese di luce e riscaldamento».
Giada Fantato gestisce insieme alla madre Patrizia Martinet il Rifugio Paradisia all’Alpe Taconet in Val d’Ayas (sulla pista del Lago, che dal Ciarcerio conduce alla zona dell'arrivo del trenino da Frachey). Ha sperato fino all’ultimo nell’apertura delle piste il 18 gennaio scorso. «Abbiamo investito 40mila euro per acquistare un fuoristrada per raggiungere il rifugio d’estate e un quad per andarci d’inverno, per l’ampliamento del dehors, per l’acquisto di tavoli più piccoli e di un abbattitore per la cucina. - illustra Giada Fantato - Sono stati eseguiti lavori in autunno in modo da farci trovare pronti per la partenza dello sci. Avendolo in gestione per il primo anno, non c’è uno storico del fatturato e non abbiamo diritto a ristori. Se non si potrà il 15 febbraio, apriremo direttamente a giugno».
Incertezza assoluta pure per Michel Bovard, gestore del Bistrot La Luge a Valgrisenche, a Chez Carral alla partenza degli impianti di risalita. «Su queste piste si sono allenati gli sci club, l’Esercito e la nazionale cilena. Abbiamo costi contenuti perché, per fortuna, non ho dipendenti e il locale è piccolo. Solo per questo sono riuscito a tenere aperto dal 20 dicembre, nei 2 giorni gialli, e dal 7 gennaio, passando a seconda del colore giallo o arancione da una gestione normale all’asporto. Questo dicembre abbiamo fatturato meno del 10 per cento rispetto all’anno scorso».
Il Bar Bontadini, self service sulle piste di Breuil-Cervinia, a 3.050 metri di quota, sotto il Rifugio Teodulo, gestito dal 2006 da Ketty Lombard e fondato nel 1969 dalla sua famiglia, d’estate è chiuso perché è troppo basso per lo sci estivo e troppo alto per le camminate, e ora è chiuso dal 9 marzo 2020. «Abbiamo aperto solo il 24 ottobre, primo fine settimana di sci, per pochi giorni. Poi abbiamo chiuso perché ce lo hanno imposto. Apriremo il 15 febbraio solo se gli impianti saranno accessibili anche ai non agonisti. A Breuil-Cervinia abbiamo la fortuna di poter stare aperti fino a maggio. Già a marzo ci erano rimaste scorte - scatolame, olio, bibite - che non abbiamo potuto smaltire d’estate. Per l’inverno abbiamo fatto un mezzo carico e ora siamo “pieni” di merce. Rispetto ai 15 stagionali, a ottobre ne abbiamo assunti solo 5, con contratti brevi di una settimana».
Emanuella Manuelli gestisce dal 2007 la Trattoria dei Maestri a Pila, vicina alla scuola di sci e raggiungibile anche in auto. Di solito era aperta tutto l’anno, esclusi maggio e settembre. Il periodo dal 29 maggio al 1° settembre 2020 è stato proficuo. Dal 1° ottobre ha iniziato a offrire il servizio mensa - a pranzo - per i dipendenti della Pila SpA e di altre aziende, e l’asporto per i clienti delle seconde case e per i residenti. «Così possiamo restare aperti anche in zona rossa e in questo senso siamo privilegiati, potendo garantire il lavoro a 3 stagionali part time. In tempi normali sarebbero 13» afferma Emanuella Manuelli.
Pronto ad aprire, con una speranza minima di poterlo fare, è Alessandro Udali de Lo Riondet a La Thuile, sulla pista numero 7, gestito dalla sua famiglia fin dal 1978: «Siamo sulla strada del Colle del Piccolo San Bernardo, che di solito è percorribile da fine maggio o inizio giugno e noi apriamo nello stesso fine settimana. Dopo un’estate ottima, fortunatamente non avevamo ancora attrezzato il rifugio per l’inverno, a parte il carburante per i gatti delle nevi per i trasferimenti per le cene in baita. Da lunedì 15 febbraio a Pasqua, a inizio aprile, sarebbero solo 6 fine settimana, con le incognite della meteo e della riapertura dei confini regionali e l’assenza degli stranieri».
Perfino a Courmayeur mancano i turisti e l’indotto, conferma Giacomo Calosi, gestore dal 1985 del Rifugio Maison Vieille a 2.000 metri di quota, sulle piste al Col Checrouit, ora raggiungibile con le ciaspole, con gli sci da sci alpinismo e la motoslitta. «Dopo la stagione estiva, abbiamo chiuso il 21 settembre. - racconta Giacomo Calosi - In estate abbiamo registrato un calo del 70 per cento per il rifugio, che di solito è l’attività principale, e del 30 per cento per il fatturato complessivo, pur lavorando bene in agosto con il ristorante dove i posti interni sono stati ridotti da 60 a 30, e che nel 2020 è stato il ramo più redditizio, anche grazie alle funivie che hanno tenuto aperto per un mese e mezzo tra luglio e agosto e al bel tempo. Dopodiché non abbiamo più riaperto, sperando prima nel 28 novembre e nel 7 dicembre, poi nel 7 e nel 18 gennaio. Avevamo già effettuato i carichi autunnali di bevande, ne abbiamo portato via la metà con le motoslitte e i fornitori hanno emesso le relative note di credito. Il protocollo è stato approvato, però le seconde case da sole non bastano».