“Forme di umanità”, tavola rotonda virtuale sul sessismo linguistico
Il ciclo di incontri online “Forme di umanità” giunge al suo atto conclusivo con un appuntamento dedicato al tema del sessismo linguistico nella comunicazione giornalistica ed ai discorsi di odio a sfondo misogino e omotransfobico nei social media. L’appuntamento con il sesto incontro del ciclo organizzato dall’associazione di promozione sociale Dora - donne in Valle d’Aosta in collaborazione con la Cittadella dei Giovani e il Csv è per oggi, sabato 16 gennaio, alle 18 sulle pagine Facebook della Cittadella dei Giovani, di Dora - donne in Valle d’Aosta e di Arcigay Valle d’Aosta, su AostaSera.it e sul canale YouTube della Cittadella, e sarà successivamente disponibile sul sito Voci di Cittadella. All’incontro, mediato da Chiara Bérard dell’associazione Arcigay Valle d’Aosta - Queer Valle d’Aosta e da Viviana Rosi dell’associazione Dora - donne in Valle d’Aosta, partecipano Silvia Neonato, giornalista genovese, redattrice della rivista Leggendaria, esponente di GiULiA (giornaliste unite libere autonome) e della Società italiana delle letterate, Manuela Manera, linguista e componente del comitato scientifico del Centro interdisciplinare di ricerche e studi delle donne e di genere dell’Università di Torino, Enrico Marcoz, responsabile della sede Ansa della Valle d’Aosta, il giornalista della redazione valdostana de La Stampa Alessandro Mano e la giornalista di AostaSera.it Nathalie Grange.
Il punto di partenza dei temi affrontati è l’entrata in vigore, dallo scorso venerdì 1° gennaio, di un nuovo articolo del “Testo unico dei doveri del giornalista”, specificatamente dedicato al rispetto delle differenze di genere, che stabilisce quale comportamento ogni operatore dell’informazione deve tenere nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca che coinvolgono aspetti legati all'orientamento e all'identità sessuale.
Altro tema legato alla prassi giornalistica è l’utilizzo del cosiddetto “linguaggio inclusivo” ovvero rispettoso delle differenze di genere e capace di evitare il “maschile universale” o “maschile neutro”, così come la corretta declinazione in base al genere delle professioni e delle cariche pubbliche, mentre più incentrato sui social media è il carattere fortemente misogino o omotransfobico del fenomeno dell’hate speech, ovvero dell’incitamento all’odio.