Adriano Favre e Stefano Torrione e il Premio Strega Paolo Cognetti alla scoperta del Dolpo, nel Nepal

Adriano Favre e Stefano Torrione e il Premio Strega Paolo Cognetti alla scoperta del Dolpo, nel Nepal
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Ventuno giorni di cammino, otto passi attraversati situati ad un’altitudine di più di cinquemila metri, con al seguito una carovana di venticinque muli: sono questi i numeri della spedizione di trekking partita dall’Italia sabato 7 ottobre per fare rientro domenica 5 novembre 2017, che ha visto i partecipanti avventurarsi nella remota regione del Dolpo, collocata nel Nepal occidentale.

A cimentarsi in quest’impresa sono stati la guida alpina Adriano Favre (direttore del Soccorso alpino valdostano), esperto conoscitore di questa terra - la sua prima spedizione in Nepal risale al 1980 -, Stefano Torrione fotografo originario di Aosta, lo scrittore vincitore del Premio Strega Paolo Cognetti e l’acquarellista Nicola Magrin, illustratore dei libri di Cognetti, unitamente ad un gruppo di appassionati.

Le immagini del viaggio sono state mostrate al pubblico giovedì scorso 4 gennaio nel salone Monterosa Terme di Champoluc, ad Ayas, dopo la prima presentazione che si era tenuta a Milano allo spazio Oberdan martedì 19 dicembre scorso. E proprio a questo viaggio è stato dedicato l’ultimo numero monografico della rivista «Meridiani Montagne».

«Abbiamo percorso uno degli itinerari più accattivanti, da un punto di vista paesaggistico ed antropologico, che si possano fare nella zona dell’Himalaya - racconta Adriano Favre - scoprendo uno scampolo di territorio che ha conservato i propri costumi e le proprie tradizioni in vigore prima dell’invasione cinese, grazie anche alla conformazione geografica della regione, che, circondata da montagne alte più di cinquemila metri, ha conservato nicchie difficili da raggiungere, offrendo oggi la sensazione di fare un viaggio indietro nel tempo».

Dal Dolpo le vette degli ottomila metri si vedono distanti: pare un deserto di alta quota, dove i villaggi distano anche più di due giorni di cammino uno dall’altro. I panorami sono suggestivi, gli abitanti sopravvivono in un ambiente molto duro. Gli autoctoni sono molto fieri delle loro origini e la loro profonda religiosità è molto accentuata. «Suscita emozione incontrare lungo il percorso lunghe carovane di pastori e di yak. - prosegue Adriano Favre - Gli abitanti di questi luoghi, pur con i visi scavati dal sole e dalle intemperie e sebbene conducano un vita alquanto rude, sono sempre disponibili ad offrire un sorriso compiaciuto, trasmettendo una serenità incredibile, ciò che rende un vero piacere l’incontro».

La popolazione del Dolpo è stanziale nella stagione invernale, mentre durante i mesi estivi, quando il pascolo si ravviva, i pastori si spostano con le mandrie lungo i pendii delle montagne. «Durante il nostro viaggio - conclude Adriano Favre - abbiamo potuto assistere alla battitura dell’orzo che, seguita alla mietitura, consente di produrre la “tsampa”, alimento base della popolazione locale, che consiste in una sorta di farina d’orzo mescolata con sale e burro di yak, che viene consumata accompagnata dal the».

E’ stata dunque un’esperienza unica dal punto di vista umano per i viaggiatori, che hanno percorso più di trecento chilometri a quote tra i quattromila e i cinquemilaquattrocento metri, in un clima di squadra cameratesco che ha permesso di sviluppare ed accentuare la sensibilità nei confronti dell’ambiente di questa terra.

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