Iris Quagliotti, una vita «in costume» per la decana del Carnevale di Verrès
Un velo di ombretto, un tocco di rossetto: c’è ancora la grinta di Caterina di Challant in Iris Quagliotti. La impersonò nel 1954, nella sesta edizione del Carnevale storico di Verrès. Oggi, sabato 10 febbraio, nella settantesima edizione, Iris Quagliotti non rinuncia certo a sfilare, la più anziana tra le contesse del passato, e spera al braccio del cavaliere impersonato dal sindaco di Verrès Alessandro Giovenzi.
Poco importa che gli anni di Iris Quagliotti siano cento, anzi quasi centouno essendo nata il 21 giugno 1917: ha la stessa voglia di vivere il carnevale con l'emozione di settant’anni fa. E per essere pronta a sfilare lungo il percorso da piazza Emile Chanoux a piazza René de Challant, da un paio di settimane percorre il tragitto al braccio del figlio Franco, andata e ritorno due volte al giorno.
E’ proprio al fondo della piazza René de Challant che Iris Quagliotti nasce nel 1917, in una stanza della torre della Maison la Tour, oggi ristrutturata e divenuta sede di manifestazioni culturali, come la mostra sui settant’anni del carnevale storico.
«Papà Arturo Giuseppe, per tutti Giuseppino, era così felice della mia nascita che festeggiò per un giorno intero e andò all’anagrafe a fare la dovuta denuncia solo il giorno dopo, il 22 giugno. - ricorda Iris Quagliotti – Con la mamma Ermelinda Gevroz aveva un negozio di commestibili vicino alla torre, dove c’era anche il forno per il pane. Purtroppo persi il papà in un incidente di moto, quando avevo solo tre anni. La casa dove risiedo adesso, affacciata sul torrente Evançon, a quel tempo era un enorme magazzino di granaglie, farina, riso e anche di attrezzi come rastrelli e ceste. Sotto c’erano il cortile e la stalla, dove si faceva il cambio dei cavalli con i muli, che proseguivano fino a Brusson in tre ore e ad Ayas in altre due ore. Proprio davanti a casa arriva la vecchia mulattiera della Valle d’Ayas».
Iris è la secondogenita della famiglia, dopo il fratello Steno nato nel 1915 e deceduto a soli vent’anni, anche lui in un incidente stradale. Dopo le elementari frequentate a Verrès, a tredici anni Iris è mandata a Santa Margherita Ligure dalla zia materna, Antonietta Gevroz, titolare di una rinomata sartoria.
«La zia era stata per molti anni a Parigi, aveva imparato a fare la sarta diventando direttrice dell’atelier. - specifica Iris Quagliotti - Alla fine degli anni Venti era tornata in Italia e aveva aperto una sua sartoria a Santa Margherita Ligure. Nella sartoria c’erano due salotti, uno d’attesa e uno per le prove. Nel secondo un grande tavolo con un vetro, sotto il quale erano in mostra spille, bottoni gioiello e colletti per guarnire gli abiti. Nel laboratorio c’era un altro grande tavolo con tiretti e alcune postazioni di lavoro per le lavoranti. E c’era anche il bagno in casa. Oltre ad imparare taglio e cucito e a disegnare gli abiti, mi occupavo un po’ di contabilità e la zia mi mandava a riscuotere i pagamenti. Le clienti erano signore della ricca borghesia, francesi e inglesi soprattutto, che venivano al mare d’estate in villeggiatura. A quel tempo si organizzavano serate negli alberghi e si facevano confezionare gli abiti da sera. La zia possedeva anche una barca e si andava in gita a Portofino o lungo la costa».
A diciannove anni Iris Quagliotti ritorna definitivamente a Verrès, dove comincia a lavorare come sarta. Già nel 1933 il futuro marito Renaldo Rosso di Torino aveva trovato occupazione a Verrès come meccanico e autista per la ditta di Luigi Bréan, concessionario di taxi e corriere per la Valle d’Ayas, con relativa officina, la stessa dove era occupato anche Steno, il fratello di Iris. Renaldo Rosso - morto centenario nel 2012 - dopo il servizio militare nel 1935 era tornato a lavorare a Verrès. «Era amico di Steno e dopo la morte di mio fratello abbiamo cominciato a frequentarci. - racconta Iris Quagliotti - Si andava a ballare a Issogne, dove c’erano ben tre sale da ballo, ci siamo fidanzati e nel 1938 ci siamo sposati. Ci siamo trasferiti a Torino, in via Leinì, perché Renaldo lavorava alla Fiat Avio e per questo era stato dispensato dal servizio militare. Nel 1940 è nato nostro figlio Franco. Un giorno, alla fine del 1943, uscendo dal rifugio antiaereo abbiamo visto che la casa accanto alla nostra era stata distrutta dalle bombe e abbiamo deciso di tornare a Verrès. Mio marito per farmi prendere il treno, strapieno di gente, mi aveva caricata sopra infilandomi dal finestrino. Poi lui aveva raggiunto Verrès in bicicletta».
Iris Quagliotti torna a fare la sarta in casa, raccogliendo clienti da tutta la Valle d’Ayas. Gli abiti da sposa sono la sua specialità, ne confeziona a decine e spesso è invitata alle nozze. Renaldo ricomincia a fare il meccanico, rimanendo fino al 1957 alle dipendenze della ditta Bréan e poi mettendosi in proprio quando questa cede l’attività alla Savda. Insieme al figlio Franco apre un’officina per autoriparazioni dietro casa, poi la sposta vicino alla stazione, nei locali di più facile accesso dell’ex officina di Bréan.
Finita la guerra, nel 1946 a Verrès rinasce il desiderio di festeggiare il carnevale. Sin dagli anni Venti del secolo scorso, secondo quanto riportato nel libro «Carnaval historique de Verrès» di Marilena Belotti e Antonella Dallou, a Verrès per il martedì grasso si organizzava la distribuzione alla popolazione di polenta, salsicce e fagioli. Due settimane prima gli organizzatori giravano per le strade del paese a raccogliere offerte in cibo o denaro. Nel febbraio 1946 era stata organizzata una serata danzante, «Notti veneziane», con tanto di biglietto d’ingresso, al Circolo Fratellanza, da tutti conosciuto come «La Tampa». Era una delle due sale da ballo che in quel periodo erano nate a Verrès, l’altra era «Le Vigne». «Era una serata mascherata e mi ero vestita da spagnola. – ricorda Iris Quagliotti – Per l’orecchino avevo staccato un anello dorato delle tende e mio marito mi aveva saldato un gancetto. Con quel costume avevo vinto il primo premio». Tre anni dopo, nel 1949, nasce il carnevale storico per opera di un Comitato fondatore di cui fanno parte, tra gli altri, Giuseppe Bréan presidente del Comité des Traditions valdôtaines, Alfonso Vallino sindaco di Verrès, Giovanni Colombot, Ottavio Giovanetto e Corinna Binel, autrice della canzone ufficiale del carnevale sul motivo di «Dansa pa dessu lo fen».
La prima Caterina, Leda Vitali Colombot accompagnata da Pierre d’Introd Bruno Balma, l’ultimo sabato di carnevale, il 26 febbraio 1949, scende in piazza a danzare con il popolo che la acclama e le assicura il suo sostegno nella difesa del suo feudo. Il successo della manifestazione è immediato e cresce di anno in anno passando dalla ventina di figuranti della prima edizione ai duecentocinquanta attuali. Le Caterine si succedono. Iris Quagliotti confeziona l’abito per la quinta, impersonata dalla maestra di Challand, Lidia Dallera Consol, accompagnata da Romano Fosson nelle vesti di Pierre d’Introd.
«Nel 1954 tutte le signore altolocate di Verrès avevano già impersonato la Contessa e il Comitato era molto indeciso. – continua Iris Quagliotti - Una sera ero in piazza René di Challant, davanti a casa, vicina a Gianni Crétier, impresario edile; si discuteva su chi avrebbe impersonato Caterina e Pierre. L’amico Gianni mi propose di impersonarli noi due. Subito avevo pensato che ero troppo piccola, essendo alta un metro e sessanta, ma poi Giuseppe Brèan, presidente del Comitato, mi aveva convinta ad accettare. Avevo disegnato e realizzato il mio abito prendendo spunto da quello indossato dalla Regina Elisabetta II per l’incoronazione, soprattutto per le maniche. Avevo usato un velluto rosso, bordato di pelliccia bianca con codine nere di ermellino. Il costume era completato da un mantello di pelliccia di lapin bianco. Avevo fatto fare il cappello dalla modista di fiducia di Torino, alla quale ordinavo abitualmente i cappelli da abbinare ai vestiti».
«Oh Contessa-Caterina/ fiera, nobile beltà/grande come una Regina/ che sognò la libertà!...
Ella in secoli remoti/ Combatté, arse, sperò,/per la pace fece voti/ e con Lei, Pierre d’Introd», sono le prime due strofe della poesia che Corinna Binel scrive appositamente per Iris Quagliotti Rosso nel 1954. L’unica copia autografata è custodita gelosamente in casa.
Diversamente da Iris, il marito Renaldo non partecipa alla rappresentazione, neppure negli anni successivi. «Non avrebbe potuto fare Pierre d’Introd, perché troppo basso di statura e poi non ci teneva neppure», afferma Iris Quagliotti. Il figlio Franco invece per alcuni anni indossa i costumi di personaggi del corteo.
L’abito di Caterina VI è stato conservato con cura: è stato allargato un po’ perché in sessantaquattro anni le forme sono cambiate, sono state sostituite alcune passamanerie deteriorate dai lavaggi ed è pronto per essere indossato per il settantesimo anniversario. Secondo lo statuto del comitato a ogni decennale del carnevale storico le Caterine e i Pierre possono indossare nuovamente il loro costume. Quest’anno sono una quarantina le Caterine che sfileranno e Iris Quagliotti, la più anziana, sarà la terzultima a uscire sulla scalinata di piazza Chanoux, seguita solo dalla Contessa dello scorso anno, Laura Riello e infine dalla settantesima, impersonata da Mary Danna.
Iris Quagliotti ha continuato a fare la sarta, cucendo con la vecchia e indistruttibile macchina a pedale, fino a novant’anni e tuttora è lei che rammenda, cuce gli orli e attacca i bottoni per tutta la famiglia. E’ stata una seconda mamma per la nipote Cristina, nata nel 1968, affidata alle sue cure mentre i genitori, Franco e Roberta Dallou, erano al lavoro.
«Veniva da me dopo la scuola e d’estate Renaldo ed io la portavamo al mare, a Rimini o in Liguria. Siamo stati con lei anche in Spagna, in Corsica, in Sardegna e a Parigi». Cristina oggi è insegnante nella scuola dell’infanzia del villaggio di Moron, a Saint-Vincent. Nel 1989 ha sposato Adriano Tonelli e nel 1993 è nato Fabio, oggi consigliere comunale e proprietario dell’azienda agricola «Edelweiss». Lo scorso anno per i cento anni la famiglia ha organizzato una grande festa per Iris, con un’esposizione delle foto della sua vita alla Maison la Tour, là dove era nata, grazie alla concessione dello stabile da parte dell'Amministrazione comunale verreziese. «E a settembre 2016 ho sfilato ancora con il costume di Caterina per la festa medioevale, sempre al braccio del Sindaco», conclude Iris Quagliotti.