Tre mesi di chiusura: poco preoccupati gli albergatori, commercianti penalizzati
Le previsioni meteo sfavorevoli e l'assenza di almeno un giorno festivo aggiuntivo al fine settimana non hanno impedito ai proprietari e agli affittuari delle seconde case di affollare le vie dei paesi della Valdigne, offrendo così ai commercianti un incoraggiante avvio di stagione. In controtendenza, invece, gli alberghi che hanno registrato una leggera flessione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
«Nel piano delle prenotazioni mancano fino al 17 dicembre alcune richieste da parte degli ospiti francesi e svizzeri, - commenta Elena, che insieme al marito Manlio Cazzato gestisce l’Hotel Triolet di Courmayeur - il calo è influenzato anche dalla chiusura del Tunnel del Monte Bianco. Nello scorso fine settimana non abbiamo avuto il consueto tutto esaurito».
Per Alessio Berthod (foto), delegato Adava per quest’area e gestore dell’Hotel Berthod, la chiusura del traforo tra Italia e Francia non ha rappresentato un grave problema in questo segmento di stagione. «Potremmo aver perso la i turisti francesi e svizzeri che si fermavano nelle nostre strutture per una notte. - afferma Alessio Berthod - Tuttavia, coloro che desiderano soggiornare a Courmayeur per più giorni possono raggiungerci comunque passando dal tunnel del Gran San Bernardo. Il calo dei pernottamenti in questo periodo è molto marginale. Più significativo è quello che riscontriamo a settembre, quando la chiusura del tunnel limita il flusso degli appassionati di trekking che vogliono cimentarsi nel tour du Mont Blanc».
A La Thuile, la chiusura della via di comunicazione tra Italia e Francia ha avuto un impatto più forte sulle presenze negli alberghi. «Molte camere sono rimaste vuote, - commenta John Sedda, direttore de Le Miramonti - abbiamo perso numerose prenotazioni, in particolare da parte dei turisti stranieri che di solito arrivano qui in aereo facendo scalo a Ginevra».
Questa situazione, secondo il responsabile della struttura situata all'ingresso del paese, avrà conseguenze negative. «Si tratta di una condizione sfavorevole che avrebbe potuto essere evitata migliorando la comunicazione per far comprendere ai potenziali ospiti e alle agenzie di viaggio, che durante il periodo di interruzione forzata del tunnel siamo raggiungibili attraverso gli scali di Milano e Torino e non con quello svizzero. Tuttavia, resto molto fiducioso per questa stagione invernale. Attualmente la domanda è particolarmente alta» conclude John Sedda.
Le ripercussioni derivanti dalla chiusura autunnale del collegamento internazionale risultano invece particolarmente pesanti per i commercianti e i gestori di bar e ristoranti. «L'ultimo fine settimana, quello dell’Immacolata, non fa testo. Abbiamo lavorato parecchio, come da consuetudine. - commenta Alessandra Menabreaz, titolare delle profumerie Pavesio di Courmayeur - Tuttavia, registriamo un deciso calo negli altri periodi di chiusura del tunnel. Durante l'autunno perdiamo i nostri storici clienti svizzeri che giungono in paese anche solo per fare acquisti».
Sui programmati stop per i prossimi anni (20?) gli albergatori e gli esercenti commerciali hanno opinioni divergenti. «Sarebbe stato preferibile il blocco del tunnel per 3 anni, - sostiene Alessio Berthod - comunicando preventivamente ed efficacemente che Courmayeur rimaneva comunque raggiungibile attraverso vie alternative anche da Francia e Svizzera. L'incertezza tra i tour operator e i turisti riguardo l'apertura del traforo ostacola la pianificazione delle vacanze nella nostra località. Esistono destinazioni come Livigno che, nonostante le oggettive difficoltà d'accesso, stanno riscuotendo, forse, un successo anche superiore al nostro».
«Per me la chiusura di 3 mesi all’anno rappresenta la scelta corretta, - commenta invece Alessandra Menabreaz - l'alternativa sarebbe stata insostenibile. Avremmo perso i nostri abituali clienti svizzeri e francesi».
Su un punto tutti concordano: la questione relativa al raddoppio del traforo del Monte Bianco avrebbe dovuto essere affrontata dalla politica locale, nazionale ed internazionale almeno 10 anni fa per arrivare oggi a una soluzione definitiva.