Stagione dello sci ostaggio della burocrazia, a Roma si apre uno spiraglio sui tempi del bypass per riaprire la bretella Ivrea-Santhià ai mezzi pesanti

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Andiamo incontro ad un’altra stagione invernale - almeno all’inizio - con le lunghe code per entrare e uscire dalla Valle d’Aosta. Tutto a causa del «tappo» lungo la bretella tra Santhià e Ivrea, dove è vietato il transito dei mezzi pesanti. Divieto che a quanto pare resterà più a lungo del previsto.

I due viadotti della Camolesa, tra i caselli di Santhià e di Albiano d’Ivrea, sono interdetti ai mezzi con massa superiore a 3 tonnellate e mezza. Lo scorso inverno quindi si erano generate code chilometriche per l’obbligo di passaggio per tutti i mezzi tra 2 file di jersey in cemento posati per impedire il transito a tir e bus. Il transito ai mezzi sopra le 3,5 tonnellate è vietato tra i caselli di Santhià e Albiano in direzione Aosta e tra lo snodo di Ivrea e Santhià in direzione Milano.

L’Ativa spa, la società che gestisce il tratto autostradale in questione, aveva ipotizzato un bypass, una variante stradale alternativa per il passaggio dei mezzi pesanti e di quelli più larghi di 2,4 metri, come i pullman.

Però sull’ipotesi dovrà essere presentata un’istanza di verifica di assoggettabilità a Via. Lo ha comunicato in Consiglio Valle - mercoledì scorso, 6 novembre - il presidente della Regione Testolin, rispondendo ad una iniziativa del gruppo Rassemblement Valdôtain.

«Il 18 settembre scorso, avevo dato notizia che Ativa aveva individuato una soluzione tecnica in grado di spostare temporaneamente il traffico autostradale su un bypass, ripristinando il collegamento autostradale diretto con la Valle d’Aosta in tempi contenuti. - ha riferito Renzo Testolin - Avevo anche comunicato che la società aveva chiesto al Ministero dei trasporti e a quello dell’ambiente le autorizzazioni del caso, ritenendo che non fosse necessario avviare una specifica procedura di Valutazione di impatto ambientale».

Mercoledì scorso, 30 ottobre, Ativa ha però informato le Regioni Piemonte e Valle d’Aosta che sarà invece necessaria presentare un’istanza.

La procedura della valutazione di impatto ambientale richiederà secondo il Presidente Testolin «un ulteriore allungamento dei tempi previsti per la realizzazione della derivazione provvisoria, che era stata ipotizzata entro la riapertura del Tunnel del Monte Bianco, per garantire il traffico internazionale e quello della stagione turistica invernale».

«Nell’evidenziare come questa determinazione potrebbe comportare un ulteriore allungamento delle tempistiche previste, vanificando l’obiettivo di realizzare la deviazioni provvisoria entro la riapertura del Traforo del Monte Bianco, - ha proseguito Renzo Testolin - Ativa ci ha anche informalmente comunicato che il suo amministratore delegato sarà a Roma per ribadire la sua posizione presso gli uffici deputati per sostenere la proposta di bypass, che, peraltro, aveva già ottenuto un parere favorevole del Ministero dei trasporti».

«Come governo regionale - aggiunge l’assessore regionale ai Trasporti Luigi Bertschy - stiamo continuando a lavorare e a sollecitare tutti gli attori coinvolti a ricercare una soluzione per poter avviare i lavori e costruire una viabilità autostradale provvisoria. Viviamo un’emergenza e chiediamo che così sia considerata ai fini autorizzativi, siamo fiduciosi che l’incontro a Roma, tra Ativa e Ministero, ci permetta di uscire da questa impasse».

E da quanto è trapelato nelle ultime ore, ci sarebbe ottimismo rispetto all’esito di questo incontro. Si prospetta la possibilità che la realizzazione della pista alternativa segua la procedura della somma urgenza, in modo da snellire anche la burocrazia necessaria.

Per perorare la causa di Ativa, il capogruppo di Rv Stefano Aggravi in Consiglio Valle ha chiesto «a chi ha la possibilità di intervenire nei confronti di Ministri e Ministeri che si adoperi per risolvere questa situazione allucinante. Sarebbe il caso di evitare quei grandi proclami a cui assistiamo puntualmente in occasione dell’approvazione di leggi o di altri atti a Roma e darsi invece da fare per risolvere problemi concreti e gravi come questo».

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