Arvier, il Castello La Mothe diventerà il «Museo del futuro alpino» Entra nel vivo la procedura per il restauro, intervento da 3,5 milioni
Tre milioni e mezzo di euro per una ristrutturazione che cambierà completamente l’aspetto di un antico complesso storico che risale al tredicesimo secolo. Venerdì scorso, 25 ottobre, è stato aggiudicato formalmente al raggruppamento interregionale di imprese guidato dallo studio Acale di Ancona il restauro del Castello La Mothe di Arvier, opera inserita nel piano di recupero di beni culturali e attrattività borghi, finanziato nell'ambito del Pnrr nel progetto «Agile Arvier-La cultura del cambiamento» per il quale il Comune ha ricevuto un finanziamento totale di venti milioni.
«Il tempo della progettazione è stabilito in centoventi giorni per il progetto di fattibilità tecnico-economica e in cinquanta per la progettazione esecutiva. Il nostro impegno come progettisti è quello di accelerare i tempi, per quanto possibile. L’importo dei lavori è stimato in tre milioni e mezzo e naturalmente le nostre ipotesi dovranno essere condivise con il Comune di Arvier e la Soprintendenza ai Beni e alle Attività culturali della Regione», dichiara l’ingegnere Livio Gambacorta, socio di Acale.
Il Castello La Mothe è leggermente sopraelevato rispetto al borgo di Arvier (da qui il nome in francese antico) ed attualmente è raggiungibile tramite un percorso pedonale. L’obiettivo dell’Amministrazione comunale è ora quello trasformare il complesso storico-architettonico nel «Museo del futuro alpino».
La struttura si compone di tre elementi a torre affiancati: uno quadrangolare sostanzialmente integro, uno rettangolare privo di una parete di chiusura, e uno circolare del quale è rimasta poco più della base. Vi sono poi resti di murature che testimoniano una probabile estensione dell’edificato e di elementi più bassi.
«Il tema più difficile e stimolante - si legge nella relazione predisposta dalla studio Acale - è quello della chiusura della facciata crollata dell’edificio rettangolare. Mentre infatti la torre quadrangolare è una struttura completa e la sua rifunzionalizzazione potrebbe avvenire tramite collegamenti verticali interni, per ciò che riguarda la parete crollata una soluzione potrebbe essere la chiusura della facciata con una struttura in acciaio e vetro che lascerebbe inalterata la percezione del rudere. All’interno della torre circolare crollata, potrebbe essere realizzata invece un’unica struttura in vetro ad uso biglietteria e book office».
Tra i vantaggi - come si evidenzia nella relazione - ci sarebbe la velocità di realizzazione. In questo caso infatti le strutture possono essere facilmente costruite in officina e montate in opera, con un notevole risparmio di tempo. Questa soluzione consentirebbe inoltre di non ridurre ulteriormente gli spazi già esigui all’interno delle altre due torri. Le strutture in vetro permetterebbero anche di abbattere sensibilmente i costi di gestione (pulizia e manutenzione) e di beneficiare di un consistente risparmio energetico (sia invernale che estivo) rispetto ad una classica muratura in pietra. Secondo i progettisti infatti la pulizia delle vetrate può essere considerevolmente ridotta - se non addirittura evitata - prevedendo una tipologia di vetri autopulenti, dotata di un particolare rivestimento che degrada gli inquinamenti organici favorendo l’eliminazione spontanea. Tra gli altri obiettivi del progetto, in primo piano figura ovviamente l’accessibilità con i percorsi di avvicinamento e di superamento delle barriere architettoniche. Per questo motivo il percorso di arrivo al castello dovrebbe essere realizzato con un attraversamento stradale nel sottosuolo, dal quale si dovrebbe poter accedere a un ascensore che conduca direttamente in quota, sullo spiazzo antistante il castello.
L’aspetto attuale colloca la costruzione del castello tra la fine del dodicesimo e l’inizio del tredicesimo secolo con importanti rimaneggiamenti nel quindicesimo. E’ citato per la prima volta nel 1287, in occasione dell’omaggio feudale che Aimone de Arverio prestò al conte di Savoia. Secondo la tradizione riferita dallo storico settecentesco Jean-Baptiste De Tillier, il nobile gentiluomo savoiardo Aimar de la Mothe sarebbe venuto in Valle d’Aosta verso la fine del tredicesimo secolo ed avrebbe sposato l’ereditiera dei nobili De Arverio, entrando così in possesso del castello.