In 25 anni il “Grand Etrèt” ha perso 30 metri di spessore

In 25 anni il “Grand Etrèt” ha perso 30 metri di spessore
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Venticinquesimo bilancio di massa del ghiacciaio del Grand Etrèt anche quest’anno negativo, seppur con perdite di massa glaciale nettamente inferiori a quelle fatte registrare nelle 3 passate stagioni estive. Il buon accumulo nevoso rilevato a fine maggio sul ghiacciaio ha solo limitato i danni dell’ennesima estate calda, ed il valore finale del bilancio di massa è risultato di meno 1201 millimetri di acqua equivalente, superiore del 15 per cento rispetto al dato medio 2000-2023 (meno 1044 millimetri), e pari ad uno spessore medio di circa 1,4 metri di ghiaccio perso su tutta la superficie. Salgono a 30 i metri di spessore medio di ghiaccio persi dal 1999.

Il ghiacciaio si è mantenuto ben innevato fino alla prima decade del mese di agosto, ma le alte temperature dei restanti giorni estivi hanno fuso rapidamente la neve residua, ad eccezione di 2 ridotte placche di nevato conservatesi nella parte medio bassa e di una fascia più ampia nella porzione sommitale, oltre i 3.050 metri di quota, a ridosso delle pareti. Presso la fronte, una esigua lingua di neve stagionale residua ha impedito la misura della variazione frontale.

La perdita di ghiaccio rispetto lo scorso anno rilevata martedì 17 settembre dal team del corpo di sorveglianza alle 5 paline ablatometriche: meno 208 centimetri alla palina I (2.745 metri di quota); meno 24 centimetri alla palina II (2.795 metri), dove è rimasto a lungo un accumulo di neve di probabile origine valanghiva; meno 153 centimetri alla palina III (2.860 metri); meno 183 centimetri alla palina IV (2.900 metri) e meno 191 centimetri alla palina V (3.025 metri di quota).

Questi valori includono anche la quota di fusione «autunnale», che il sopralluogo straordinario del 15 ottobre 2023 ha permesso di calcolare con precisione (perdita di 23 centimetri di ghiaccio in media alle 5 paline).

Un sopralluogo intermedio alle paline effettuato sabato 10 agosto ha consentito di valutare il trend di fusione medio giornaliero del periodo compreso tra il 10 agosto e martedì 17 settembre (38 giorni), che è risultato piuttosto omogeneo nonostante le diverse quote.

La «strozzatura» generata nel 2021 a 2.940 metri di quota a causa dell’emersione del substrato roccioso si è ristretta ulteriormente, scendendo in un anno da 73 a 57 metri nel punto più stretto. Il «calderone» che si è prodotto lo scorso anno poco sopra la fronte si è ampliato notevolmente, offrendo uno scenario spettacolare e suggestivo, pur rappresentando purtroppo un sintomo di sofferenza del corpo glaciale. La superficie della cavità è più che raddoppiata, passando dai 430 metri quadrati di ottobre 2023 ai 962 metri quadrati del giorno del rilievo.

Un contributo certamente importante alla fusione di neve e ghiaccio è stato quello apportato dalla pioggia impetuosa caduta tra mercoledì 4 e giovedì 5 settembre fin oltre i 3.000 metri di quota, che ha creato esondazioni in Valsavarenche a partire dal vallone del Grand Etrèt, i cui segni erosivi sul terreno sono apparsi ben visibili lungo la salita al ghiacciaio.

Contestualmente alle consuete misurazioni, un rilievo condotto dai guardaparco con fotogrammetria aerea da drone, grazie al supporto tecnico di ARPA Valle d’Aosta, ha permesso di ottenere il modello digitale e l’ortomosaico del ghiacciaio, consentendo di aggiornare con grande precisione quote e profilo della superficie del corpo glaciale, ridottasi a 211.034 metri quadrati rispetto ai 212.652 di settembre 2023.

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