E’ stata inaugurata la nuova sede dell'Università della Valle d'Aosta Renzo Testolin: «Percorso non concluso, ora gli spazi per gli uffici»
«Quando si taglia il nastro di una struttura come questa il gesto è di alcuni secondi ma la mente scorre indietro negli anni, per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo percorso».
Lo ha detto il presidente della Regione Renzo Testolin - che è anche presidente del Consiglio dell'Università della Valle d'Aosta - durante la conferenza stampa seguita all'inaugurazione della nuova sede dell'ateneo valdostano, nell'area dell'ex caserma Testa Fochi di Aosta, giovedì scorso, 26 settembre.
Ricordando l'iter iniziato a fine anni Novanta - in cui aveva avuto un ruolo anche l'attuale assessore Luciano Caveri, quando era presidente della Regione - Renzo Testolin ha spiegato che si tratta di «un percorso che non è finito e che oggi permette di accogliere circa 1.000 studenti, con una potenzialità di crescita del 30 per cento, fino a 1.300 posti, in una struttura moderna e innovativa che dà la possibilità alla nostra città anche di essere attrattiva per chi vuole raggiungerci da fuori. A questi andranno ad aggiungersi altri propositi, alcuni già finanziati». «E' il caso - ha spiegato Testolin - della caserma Giordana, attigua all'attuale sede, già finanziata per 16 milioni di euro, per accogliere gli uffici amministrativi e sede di studio e biblioteca, dove troverà un giusto collocamento anche il sacrario tanto caro ai nostri alpini, e che dovrà far parte del percorso di valorizzazione di quest'area.
Qui lavorano 56 tra professori e ricercatori e 65 persone in amministrazione, una compagine che tengo a ringraziare per quello che ha fatto in questi mesi per riuscire a entrare per quest'anno accademico». La realizzazione attuale alla fine è costata 34 milioni.
I corsi nella nuova sede «inizieranno lunedì prossimo», ha anticipato la rettrice, Manuela Ceretta.
Alcuni studenti dovranno ancora seguire alcuni corsi, pochi, nella vecchia sede di via dei Cappuccini. Chi entrerà invece non avrà a disposizione tutti gli spazi. Il primo e il secondo piano interrato non sono stati ancora consegnati all’Ateneo, anche se giovedì eccezionalmente è stata utilizzata l’Aula Magna per l’inaugurazione. Anche la scala principale rimane al momento inaccessibile perché priva di corrimano.
Chi c’era e chi non c’era
Al taglio del nastro, al quale hanno preso parte autorità accademiche e regionali, è seguita una conferenza stampa di presentazione della sede. Sono intervenuti, moderati dalla rettrice Manuela Ceretta, oltre al presidente Renzo Testolin, Donato Labella Design Leader di MCA – Mario Cucinella Architects, Cristina Avella di Adicom Group Srl e Lucia Ravagli Ceroni direttore generale dell’Università della Valle d’Aosta.
Più di uno ha notato l’assenza degli ex Presidenti della Regione che avevano seguito il lungo iter della realizzazione, anche nella veste di presidente del Consiglio dell'Università della Valle d'Aosta. «Questo evento era nato semplicemente come una conferenza stampa, - fanno sapere dall’ufficio comunicazione dell’Ateneo - poi si è “allargato” diventando un’inaugurazione vera e propria. Allora abbiamo invitato tutto il Consiglio regionale, gli ex Rettori e gli ex Direttori. Nelle riunioni di preparazione dell’evento non si è parlato della possibilità di invitare gli ex Presidenti della Regione».
Investimento importante
«La Regione Valle d’Aosta ha fatto un investimento importante su un edificio, collocato in una posizione strategica e storicamente densa di memorie, dal carattere innovativo, concepito in maniera tale da essere un luogo di studio, ricerca e lavoro accogliente e, al tempo stesso, un’area aperta ad attraversamenti e passaggi non esclusivamente per la comunità universitaria, ma per la cittadinanza tutta. Come UniVdA, avvertiamo la responsabilità di ‘riempire’ questa nuova sede con un adeguato investimento progettuale in direzione dello sviluppo di linea di ricerca e di percorsi didattici sia consolidati che innovativi» ha dichiarato la rettrice Manuela Ceretta.
«Il polo universitario della Valle d’Aosta rappresenta un esempio di come l’architettura possa dialogare con il territorio, rispettando il passato e aprendo nuovi spazi di condivisione per il futuro. Il recupero dell’ex Caserma Testafochi non è solo una riqualificazione urbana, ma un’occasione per creare un nuovo punto di riferimento culturale e formativo per la città di Aosta. Questo progetto dimostra come sia possibile coniugare la memoria storica con una visione innovativa, capace di rispondere alle esigenze della comunità e alle sfide ambientali del nostro tempo» afferma l’archistar Mario Cucinella, che con il suo studio ha firmato il progetto.
«Siamo orgogliosi di aver contribuito alla realizzazione degli impianti tecnologici della nuova sede dell’Università di Aosta, un progetto che unisce innovazione tecnologica e didattica evoluta. Il nostro obiettivo è stato quello di creare spazi interattivi e dinamici funzionali all'apprendimento per promuovere una formazione moderna e innovativa. Siamo convinti che queste soluzioni all'avanguardia offriranno un valore aggiunto all'intera comunità accademica» ha sottolineato Cristina Avella di Adicom Group Srl, società che si è occupata della fornitura e dell’installazione degli impianti tecnologici e multimediali.
L’edificio, in via Monte Vodice a due passi dal centro di Aosta, è un esempio di come sia possibile concepire un’architettura contemporanea in complicità con il paesaggio e con il clima.
Colori e caratteristiche, ispirati all’immagine di un ghiacciaio, creano un legame forte con il paesaggio alpino innevato, discostandosi dall’estrema rigidità delle preesistenze della Caserma.
Il progetto si sviluppa su 9mila metri quadrati, 4 livelli fuori terra (piano terreno, piano primo, secondo e terzo) e 2 livelli interrati.
Sono 4 i corsi triennali, 2 le lauree magistrali e un master con 20 aule a disposizione.
Tra le particolarità della nuova sede, la caffetteria aperta al pubblico.
Le caratteristiche geometriche e i materiali delle facciate mutano in funzione del livello e dell’affaccio, diradandosi a partire dal primo livello ed in adiacenza agli spazi destinati alla didattica in modo da garantire l’accesso e la modulazione ottimale della luce naturale. Il sistema di facciata costituisce senza dubbio l’elemento più caratterizzante - e più discutili ascoltando i commenti degli aostani - in termini di relazione con gli spazi esterni e di riconoscibilità dell’edificio capace di trasformarsi in un elemento di arredo urbano.
Al piano terra ed in particolare in prossimità delle estremità sono state posizionate la caffetteria e l’accesso all’Aula Magna. La scelta di posizionare le funzioni a questo livello favorisce l’accesso alla piazza del Jardin de l’Autonomie così da rendere il piano terra permeabile sia a livello visivo, sia a livello fisico.
Le aule sono invece distribuite a tutti i livelli fuori terra mentre nell’interrato sono stati realizzati, oltre ai locali tecnici per i quali è stata prevista la costruzione di appositi cavedi e spazi di manutenzione, 2 laboratori informatici, una sala studio e appunto l’Aula Magna che può ospitare fino a 176 posti.