La Cassazione ha annullato la condanna per tentata estorsione di Salvatore Filice
La sentenza con cui nell’aprile scorso la Corte d’Appello di Torino aveva confermato la condanna di Salvatore Filice, a 2 anni e 4 mesi di reclusione per tentata estorsione e violazione delle norme sulle armi, nel giudizio “bis” sul rito abbreviato del processo “Geenna”, su infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta è stata annullata senza rinvio dalla Cassazione. Il reato di tentata estorsione è stato riqualificato dai giudici in quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni che risulta estinto per prescrizione.
La vicenda per cui Salvatore Filice era a giudizio era nata dalla lite tra suo figlio e il nipote del ristoratore Antonio Raso. Secondo le indagini, l’imputato avrebbe chiesto al giovane coinvolto e al suo patrigno di “risarcirlo” con 10mila euro, minacciandoli con una pistola.
L’avvocato Gianfranco Sapia, che ha assistito Filice in tutti i 3 gradi di giudizio, affiancato nei primi 2 dall’avvocata Elena Corgnier del Foro di Roma e in Cassazione dall’avvocato Luigi Colacino del Foro di Crotone, dichiara: «Il signor Filice si è sempre dichiarato innocente e noi difensori abbiamo sempre fortemente creduto nella sua innocenza; esprimiamo quindi grande soddisfazione per la decisione della Corte di Cassazione che, dopo una lunga vicenda giudiziaria con ben due giudizi di Cassazione, ha annullato, questa volta senza rinvio e quindi in modo definitivo ed inoppugnabile, la sentenza di condanna per il reato di tentata estorsione».
La Cassazione ha invece dichiarato inammissibile il ricorso proposto da Marco Fabrizio Di Donato, che nell’appello bis sul rito abbreviato di Geenna si era visto ridurre da 9 a 6 anni di reclusione la pena inflitta.
Infine lunedì 30 settembre a Torino si terrà la prossima, e ultima, udienza del processo d'appello bis con rito ordinario. Attese le controrepliche dei difensori di Antonio Raso, Nicola Prettico, Alessandro Giachino e Monica Carcea. Poi verrà letta la sentenza.