Trent’anni fa la Messa di Papa Wojtyla a Cogne Cerimonia nel Prato di Sant’Orso per l’anniversario

Trent’anni fa la Messa di Papa Wojtyla a Cogne Cerimonia nel Prato di Sant’Orso per l’anniversario
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Domani, domenica 18 agosto, alle 10 verrà celebrata una Messa presso la croce nel Prato di Sant’Orso, in ricordo dei 30 anni della venuta di San Giovanni Paolo II, Papa Wojtyla, a Cogne. Con don Carlo Junior Louisetti sarà presente anche monsignor Franco Lovignana.

Quella domenica 21 agosto 1994 sotto un sole caldo, Cogne offriva un’immagine stupenda tra il verde dei prati e il bianco del ghiacciaio del Gran Paradiso. Diecimila persone, forse più, erano in attesa dell'arrivo del Santo Padre per la celebrazione della Messa. Tutto sotto gli sguardi discreti degli oltre trecento agenti della sicurezza, dislocati un po' dappertutto.

E il Papa arriva, con il suo viso stanco e il passo incerto. I segni della sofferenza, come per incanto, spariscono quando il Santo Padre si avvicina ad una decina di disabili che lo attendono. C'è un grande silenzio, rispetto verso questo Papa «venuto dall'est», provato e sofferente e, come dice il suo portavoce Joaquin Navarro, «con il cuore e con la mente a Sarajevo».

E proprio in riferimento all'annunciato viaggio nella martoriata ex Jugoslavia, nel suo discorso di benvenuto, il sindaco di Cogne Osvaldo Ruffier, rivolgendosi al Papa, augura che «La sua parola e le sue opere, possano arrivare dove la diplomazia politica finora ha fallito nel cuore cioè degli artefici e responsabili di tante sofferenze, massacri, sfruttamenti».

Sono un centinaio i cantori della Comunità Montana del Grand Paradis e intonano «Il tuo popolo in cammino». Gli ottoni accompagnano le voci mentre il Santo Padre posa il suo sguardo verso il cielo, verso le cime più alte. E il suo grande amore per la montagna viene fuori nell'omelia: «Dinanzi a noi si staglia il maestoso ghiacciaio della “Tribolazione” che, facendo parte del Gran Paradiso, richiama spontaneamente l'immagine evangelica della strada aspra e stretta che bisogna percorrere per raggiungere l'eterna felicità».

Arriva anche il momento dei doni. Vengono offerti al Papa pane dolce e una forma di Fontina, e una tovaglia di lino ornata con il pizzo di Cogne per adornare la sua cappella privata. Poi è un Papa sorridente e sollevato quello che legge l'Angelus, quell'Angelus che spesso e volentieri interromperà per aggiungere le sue ansie, i suoi pensieri del momento: «Questa mattina, per giungere fino a qui, ho sorvolato in elicottero cime innevate e ho quasi sfiorato l'immagine della Madonna posata sulla vetta del Gran Paradiso. Ho avuto cosi la possibilità di contemplare da vicino, lo straordinario spettacolo delle montagne che circondano Cogne e questa valle».

Poi, una nota di tristezza: «Ho benedetto quest'oggi una statua di bronzo, da collocare sulla vetta della Tersiva, in luogo di quella abbattuta con gesto vandalico da mani sacrileghe».

I cantori del Grand Paradis intonano un brano dedicato «Alla Madonna di Czestochowa»: «C'è una terra silenziosa dove ognuno vuole tornare, Madonna nera, è dolce essere tuo figlio, lascia Madonna nera ch'io viva vicino a te...».

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