La mobilità dolce e schizofrenica
Mentre attendiamo fiduciosi la fine dei lavori (appena iniziati) sulla rete ferroviaria Aosta-Ivrea, leggiamo, un po’ meno fiduciosi, che il Piano regionale dei trasporti, approvato dalla Giunta, ci racconta come l’elettrificazione della tratta in questione “non apporterà benefici apprezzabili sui tempi di percorrenza rispetto all’attuale esercizio effettuato con treni ibridi”. Applausi.
Per fortuna l’efficiente Piano regionale è ancora da sottoporre all’approvazione della Valutazione Ambientale Strategica, passaggio che consentirà anche le osservazioni della popolazione.
Siamo ancora in tempo, quindi, per proporre dei cambiamenti, alle scelte di cambiamento, che cambiano ciò che era già stato deciso: si parla infatti di nuovo del raddoppio del Tunnel del Monte Bianco e di dismissione della ferrovia per Pré-Saint-Didier e, forse, Courmayeur.
Insomma, abbiamo poche risorse economiche e molto lavoro da fare e pensiamo di risolvere il problema togliendo invece di aggiungere o efficientare.
Il Piano però si esprime producendo almeno sei punti dedicati alle biciclette: Trasporto bici al seguito sul TPL (Treno e Bus), Realizzazione Velostazioni, Percorso ciclopedonale Colle del Nivolet (ripristino), Passerelle ciclopedonali per attraversamento della Dora: ad Aosta-Pont Suaz, nell’area della Plaine compreso l’intervento all'altezza di Fenis e a Villefranche di Quart.
Io non ho nulla contro le biciclette, anzi da sempre sostengo l’utilità dell’integrazione di qualsiasi tipo di spostamento ecosostenibile, ma… prima di guarnire la torta coi canditi, forse servirebbe avere la torta.
Il Piano stesso indica come “Per quanto attiene i consumi e le emissioni climalteranti, le analisi hanno evidenziato come i consumi energetici nel settore siano fortemente correlati al trasporto su gomma e all’uso di carburanti tradizionali e del gasolio in particolare. Le azioni del Piano sono in buona parte volte a ridurre tali consumi cercando di promuovere forme di mobilità più sostenibili come il trasporto collettivo, il riequilibrio modale verso il TPL (Treno e Bus) e sistemi di mobilità dolce…”. Il Piano, perciò, disattende i propri stessi consigli sull’implementazione ferroviaria, con un cortocircuito schizofrenico di analisi e messa in pratica contraria.
Prima servirebbero treni veloci, autostrade pagabili, autobus puntuali e solo allora ci potremo occupare di cose come il “trasporto biciclette al seguito sul treno”, perché se il treno non c’è, non passa, non ferma o è pieno… la bici ce la porteremo a spalla, che forse è ancora più ecologico e sano…, volendo.