L’arte aliena di Marco Angelo Pepè sbarca a Borgofranco
Una pacifica invasione aliena in via Marini, estesa nei locali della biblioteca e dell’ex sala consiliare al secondo piano dell’edificio che ospita a pianterreno le Poste del Comune di Borgofranco? Si stenterebbe a crederlo… eppure è così. Le tracce del passaggio di misteriosi extraterrestri sono palesemente visibili sulle pareti di questi ambienti, in un’inquietante monocromia azzurra che rivela spirali misteriose, simboli arcani o esoterici, fugaci piramidi, gorghi cosmici e improvvise sagome di entità non di questa terra, creature alate e dagli occhi obliqui, forse impegnate in indecifrabili tentativi di comunicazione con noi sprovveduti terrestri. Tutto questo si estende alla vista di chi visiterà questi locali ma al di là del senso di mistero e di sospensione ingenerato dalle pareti dipinte, la natura di queste diafane ed evocative pitture aliene è attualmente più realistica e si deve alla mano ispirata di Marco Angelo Pepè, artista valdostano ormai rinomato nel circondario, esperto in diversi stili e tecniche pittoriche. Nato ad Aosta nel 1976, trasferitosi nell’infanzia a Pont-Saint- Martin e in seguito, già quindicenne, alla frazione di Bajo Dora, Marco Angelo Pepè è uno street artist che ha al suo attivo oltre 1500 tele, con importanti riscontri artistici ottenuti in mostre a Tbilisi capitale della Georgia, a Parigi e a New York. A caratterizzare l’arte di Pepè (da lui stesso definita Artealiena) è proprio un «tocco extraterrestre», un ripetersi ossessivo di simboli sconosciuti (occhi, spirali, piramidi, geometrie non euclidee) dal forte potere straniante, com’è marcatamente rivelato dai suoi lavori in via Marini, e che hanno una loro origine in un’esperienza ufologica, piuttosto traumatizzante, vissuta dall’autore nel 2008.
«Da quel momento - racconta l’artista valdostano - sento la necessità di trasferire sulle tele me stesso. Durante la realizzazione delle mie opere mi sento catapultato in dimensioni che io stesso non posso e nemmeno riesco a decifrare. Spesso nelle mie tele rappresento segni e forme che ricordano itinerari, percorsi, viaggi psichici, percezioni e interpretazioni propri del tempo onirico. Non posso fare a meno di pensare - conclude Marco Angelo Pepè - che ciò che mi è successo sia stato una sorta di rivelazione per cambiare, forse in meglio, la mia vita personale e professionale».