Danni anche al Parco Archeologico del Lago Pistono in regione Vauda
A subire le nefaste conseguenze del maltempo dei giorni scorsi, con forti precipitazioni e raffiche di vento, anche il Parco Archeologico del Lago Pistono in regione Vauda, negli spazi aperti occupati dalla fedele ricostruzione delle palafitte di un insediamento umano risalente a 6.500 anni fa, un progetto fortemente voluto dal Comune di Montalto Dora a compendio delle sale museali ospitate al primo piano del municipio, per cui furono investiti 200 mila euro. Proprio in virtù della loro fedeltà con le strutture originali, le palafitte hanno subito gravi danni per la caduta di alcuni alberi, che hanno rovinato i tetti in canne di bambù e terriccio, costringendo l’Amministrazione comunale a chiudere il sito archeologico - che era entrato in attività lo scorso aprile dopo la pausa invernale - almeno fino al mese di settembre, in modo da poter effettuare quanto prima le riparazioni del caso.
«Purtroppo i materiali delicati di cui sono composte le palafitte hanno subito danni e bisognerà ora quantificare la spesa, probabilmente non di poco conto, considerando la particolarità delle componenti» ha riferito il sindaco Enzo Galletto. «Il sito è già stato bonificato e pulito dai rami caduti e provvederemo alla riapertura delle visite per pubblico e scolaresche la domenica del primo settembre, così da presentare anche una serie di nuove attività e iniziative in programma, di cui renderemo noti i particolari prossimamente».
Il Parco Archeologico del Lago Pistono è una delle realtà storico-culturali e attrattive più importanti del territorio, una sorta di macchina del tempo in grado di riportare turisti e studenti in una lontana epoca preistorica, compresa tra il Neolitico e l’Età dei Metalli. Le visite guidate, a cura di esperti e di archeologi, prendono avvio dalla sala del museo in Comune, dove vengono esposte nozioni storiche e archeologiche e si apre la visita agli spazi espositivi, con la loro raccolta di reperti e cimeli anche di importante rilevanza scientifica, ciò che resta dell’insediamento di pescatori neolitici sulle rive del lago, di cui ancora si possono vedere nelle rocce i fori che reggevano l’impianto palafitticolo, studiati in più riprese da ricercatori e archeologi. Le lezioni al chiuso sono propedeutiche alla visita del villaggio palafitticolo vero e proprio, attraverso i sentieri collinari che portano al sito, dove sorgono le due palafitte in legno di castagno e nocciolo, paglia, argilla, fedelmente ricostruite assieme a un piccolo recinto per animali e a uno spazio ospitante attrezzi per la pesca e vari altri reperti a testimonianza della vita dei primi uomini che si insediarono sul territorio, migliaia di anni fa.