Favò di Ozein, appuntamento da sabato 27

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Cancellata la scorsa edizione, a causa del devastante incendio che proprio un anno fa colpì l’area sopra Aymavilles, torna la Favò di Ozein, una delle sagre enogastronomiche più apprezzate della nostra regione. Il programma: sabato 27 luglio dalle 19 Ozeinta Veillà, una miscela di tradizione, artigianato, prodotti tipici, giochi d’antan per bambini. Alle 19.30 cena a base di favò, jambon cjuit, contorno e dolce. Dalle 21.30 serata danzante con l’orchestra Michael Capuano, ingresso libero. Domenica 28 alle 11.30 è in programma la mini cronoscalata di Leudze. Alle 12 pranzo a base di favò, jambon cuit, contorno e dolce. Nel pomeriggio animazione per bambini e danze con Le nostre valli, ingresso libero. Alle 16 la Messa alla cappella di Ozein, dalle 19.30 cena con favò, jambon cuit, contorno e dolce. Dalle 21 serata danzante con Le nostre valli, ingresso libero.

Un «ricostituente»

La favò è un piatto che, all'interno dell'offerta gastronomica della nostra regione, rappresenta il connubio vincente tra la tradizione e la pasta, da sempre ritenuta il simbolo della cucina italiana, molto apprezzata sia dai turisti italiani che dagli stranieri in vacanza. Risal al 1993 la prima edizione della Sagra della Favò - nata dall’idea di un gruppo di amici di Ozein che hanno poi dato origine alla pro loco - un appuntamento imperdibile e di successo che alla fine del mese di luglio attira un gran numero di golosi con quasi 2.000 piatti serviti.

La ricetta originale della favò è di Vittoria Belley che assieme al marito Venanzio Glarey - proprietario all’epoca dell’Hotel Col du Drink - preparava questo pasto durante la mietitura del grano nel mese di luglio, quando maturavano le fave, per dare energia a chi lavorava nei campi che, a quei tempi, erano molto numerosi nei dintorni di Ozein. Ogni famiglia aveva la propria ricetta e gli ingredienti erano più poveri rispetto ad oggi, spesso mancava la salsiccia e al posto della fontina si metteva la toma. In sostanza si faceva cuocere la pasta nelle fave e abbrustolire il pane nero nel burro fuso e la Fontina, aggiungendo poi il basilico e la santoreggia che da queste parti si chiama “parietta”.

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