Gli impianti della Cva hanno ridotto i danni dell’alluvione

Gli impianti della Cva hanno ridotto i danni dell’alluvione
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Gli impianti della Cva hanno mitigato le ferite inferte al territorio dalla devastante alluvione di sabato 29 e domenica 30 giugno. L’altra faccia della medaglia sono i danni riportati dalle infrastrutture che hanno trattenuto detriti di ogni tipo, dal fango ai tronchi fino ai massi, impedendo che scivolassero a valle intasando ponti e provocando ulteriori e più gravi esondazioni. «La capacità di laminazione degli impianti - conferma l’amministratore delegato della Cva Giuseppe Argirò - ha evitato guai peggiori ma molti sono andati fuori servizio a causa dei danni riportati oppure perché sono stati disattivati in via precauzionale. Tuttavia sono state immediatamente avviate le operazioni di pulizia e di ripristino per tornare in tempi brevi alla normalità». Il direttore generale della Cva Enrico De Girolamo riferisce che «Abbiamo ricevuto i ringraziamenti di diversi Sindaci perché la funzione di laminazione dei bacini delle dighe è stata un ammortizzatore della quantità di acqua scaricata in tempi brevissimi dall’evento metereologico evitando di farla arrivare a valle». Sono 5 i grandi invasi della Cva in Valle d’Aosta: quello del Gabiet sopra Gressoney-La-Trinité, quelli di Goyet e Cignana a Valtournenche, la diga di Place Moulin a Bionaz e la diga di Beauregard a Valgrisenche. Poi ci sono dei bacini più piccoli, come quello di Ussin sotto la centrale di Maen a Valtournenche che «Che si è completamente riempito di tronchi - racconta il direttore Enrico De Girolamo - impedendo che proseguissero la loro corsa verso il fondo valle». Numerosi, però, i danni riportati dalle opere di presa della Nouva, nell’area di Chavonne a Villeneuve, sul Grand Eyvia di Cogne. Per la riparazione sarà necessario qualche mese: la furia delle acque ha divelto le griglie e allagato la centrale elettromeccanica provocando il dimezzamento della produzione. «Le opere di presa sul torrente Grand Eyvia della centrale di Aymavilles, di fronte al Castello di Sarre, - prosegue il direttore Enrico De Girolamo - sono completamente intasate per 2 chilometri, con fango, sassi e tronchi del diametro di 2 metri. In casi come questi i nostri sistemi di automazione mettono fuori servizio l’impianto, chiudendo le paratie per evitare danni alle turbine». Anche la centrale di Valpelline è stata interessata dai detriti. Non è andata meglio lungo l’asse della Dora dove, per esempio, il canale tra le centrali di Montjovet e Champdepraz è stato intasato dai detriti e la piccola diga di Perrères a Châtillon è stata interamente ricoperta dal fango. «Il giorno dopo l’alluvione - calcola il direttore generale Enrico De Girolamo - circa al metà degli impianti era ferma, adesso è inattivo il 30 per cento. I nostri operatori dei 3 reparti della Divisione Esercizio, circa 200 persone, si sono resi disponibili giorno e notte per riattivarli con interventi di pulizia e riparazioni. D’altro canto abbiamo 32 centrali con 110 chilometri di canali che collegano le opere di presa e per la distribuzione dell’energia elettrica vengono utilizzati 4.300 chilometri di cavi in alta, media e bassa distribuzione che a loro volta hanno subito dei danni». Il direttore generale Enrico De Girolamo conclude: «Per avere un’idea dell’impatto che ha avuto l’evento alluvionale a Cogne, basti pensare che, secondo le nostre misurazioni della quantità di acqua nella piccola diga a Lillaz di Cogne, un fenomeno simile di ripete una volta ogni 200 anni».

Il bacino di Ussin sotto la centrale di Maen a Valtournenche pieno di tronchi e, sotto, dopo la pulizia effettuata dal personale della Cva

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