Affitti brevi, via libera dalla Corte Costituzionale
In tanti avevano “gufato” contro la nuova legge regionale sugli affitti brevis, a cominciare dal referente Airbnb della Valle d’Aosta Claudio Pica, che l’aveva definita senza mezzi termini “anticostituzionale”. Non era però il solo, supportato pure da diversi consiglieri regionali. Invece ieri, venerdì 24, la norma è stata «promossa» dalla Corte Costituzionale, che con sentenza pubblicata rispedisce al mittente l’impugnativa del Presidente del Consiglio dei Ministri. Soddisfazione e merito quindi per gli uffici dell’Assessorato del Turismo, in particolare per il dirigente Enrico Di Martino, che si sono molto impegnati nell’elaborazione del testo legislativo. In particolare nel mirino era finito il comma 1, lettera f dell’articolo 4 della legge regionale, dove per la sola locazione turistica di camere in unità abitative destinate a prima casa si individua un limite di 180 giorni all’anno. Secondo il Governo nazionale “il periodo massimo annuo di esercizio dell’attività locatizia, realizzerebbe un’indebita compressione delle facoltà proprietarie e quindi dell’autonomia privata, così esorbitando dalle competenze legislative regionali primarie in materia di urbanistica e turismo, attribuite alla Regione dallo statuto speciale”.
La Corte Costituzionale invece nella sentenza spiega come “il superamento dei 180 giorni non determina alcun effetto sui contratti di locazione turistica breve, che conservano la loro piena validità ed efficacia e restano disciplinati dalle previsioni del codice civile”. Secondo la Consulta la disposizione “fissa il limite temporale oltre il quale l’immobile oggetto del contratto si ritiene, in armonia con le previsioni della legge regionale urbanistica, destinato ad un utilizzo diverso rispetto a quello originario, legittimando interventi di natura amministrativa che, senza pregiudizio per la validità e l’efficacia dei contratti stipulati tra i privati, rientrano pienamente nelle competenze regionali”.