Risplende il tesoro della Cattedrale dopo il restauro Intervento reso possibile anche grazie all’8 per mille
Gli oggetti più preziosi del Tesoro della Cattedrale di Aosta sono stati riportati a nuova luce, grazie ai fondi concessi alla Diocesi di Aosta. I risultati del delicato lavoro sono stati presentati al pubblico, proprio in cattedrale, lunedì scorso, 13 maggio, nell’ambito della settimana delle Giornate di valorizzazione del patrimonio culturale ecclesistico, quest’anno sul tema «40 anni di intese e progetti per la promozione dei Beni Culturali Ecclesiastici seguiti al Concordato del 1984».
La Cassa reliquiario di San Grato (1458), la Cassa reliquiario di San Giocondo (1615), il Busto di Sant’Anselmo (1760) e quello di San Francesco di Sales (1770). il Braccio di San Grato (XIII secolo), il Busto di San Grato (1432), il Braccio di San Giocondo (XIV secolo), il Busto di San Giocondo (1482), la Testa reliquiario di San Giovanni Battista (1421) sono stati esposti nello spazio davanti all’altare e gli specialisti hanno raccontato non solo le azioni di ripristino di tessuti e colori, ma anche gli indizi che hanno condotto a scoprire il nome delle maestranze che hanno realizzato i preziosi reliquiari.
Sono intervenuti il vescovo di Aosta monsignor Franco Lovignana, la direttrice dell'ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici Roberta Bordon, Alessandra Vallet funzionario della Soprintendenza regionale per i Beni e le Attività culturali e la restauratrice Valeria Borgialli.
«Oltre ai preziosi reliquiari - ha spiegato Roberta Bordon - grazie all’aggiornamento del Concordato del 1994 e all’8 per mille, oltre ai fondi destinati dalla Regione, abbiamo potuto restaurare, tra il 2013 e il 2023, 26 opere d'arte, conservate nel deposito del Museo del Tesoro della cattedrale. Sono dipinti su tela, diversi oggetti di oreficeria ad uso liturgico, pezzi lignei e la tavola con la Vergine Assunta, un tempo posizionata sull'altare maggiore e oggi collocata nella sagrestia monumentale».
Le reliquie
Che le reliquie dei Santi fossero ormai fuori tempo è stata probabilmente l’opinione di chi, nella Cattedrale di Aosta, aveva fatto smantellare la Cappella delle Reliquie che vi era in passato, e i cui preziosi oggetti sono stati poi recuperati e nuovamente valorizzati nel Museo del Tesoro. «La chiesa venera i Santi e conserva le loro Reliquie e le loro immagini. - ha spiegato monsignor Franco Lovignana nel suo intervento - Non è un dogma di fede, ma cerchiamo di dimostrarne la sensatezza. Ancora oggi le Reliquie sono venerate nella liturgia, incensate, portate in processione, fanno parte del culto popolare. Sono ciò che resta, i resti mortali di una personalità importante, o oggetti che gli sono appartenuti. Sono come un ricordo di qualcuno che ha costruito la nostra storia. Un richiamo al santo che ne ricorda i gesti. Attraverso i miracoli, compiuti da Dio attraverso la reliquia, sono segno dell’intervento del Santo».
I reliquiari
Per conservare le reliquie sono stati costruite casse, teche, busti e cofanetti di forme diverse, che spesso riportano citazioni ad altri santi, la forma dell’oggetto che richiama la reliquia o riproducono piccolo edifici. Nel 2019 è stato restaurato il busto di San Giocondo, ripulendo i tratti del volto e ripristinandone i colori, mentre nei due anni successivi ci si è dedicati ai busti di San Grato e di San Giovanni Battista. Nel Tesoro della Cattedrale sono presenti anche alcuni bracci reliquiari, di complessa fattura, mentre nei busti la particolarità è proprio la cromia, la colorazione delicata dei volti, stesa direttamente sul metallo. Alcuni busti settecenteschi sono merito di monsignor Pierre-Francois de Sales, che volle così donare alcune reliquie fino ad allora non presenti nella Cattedrale, racchiudendoli in busti preziosi: nel 1760 viene realizzato quello di Sant'Anselmo 1760 e nel 1770 San Francesco di Sales, antenato del vescovo stesso.
«Il restauro del 2022-2023 è stato quello più lungo e complesso. - spiega la direttrice Roberta Bordon - Grazie all’8 per mille, al contributo della Regione - la legge 27 - e ai bandi della CRT, è stato possibile restaurare la cassa di San Grato e quella di San Giocondo. Durante i lavori, sono emersi elementi che invitano a proseguire nella ricerca della loro fattura, che nel caso della cassa di San Grato sappiamo oggi far risalire all’opera del canavesano Guglielmo di Locana e poi il francese Jean De Malines».