«Città della salute» di Torino, mega operazione con la firma dell’ingegnere aostano Fabio Inzani

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“E’ proprio difficile essere profeta in patria.” Questo deve avere pensato l’ingegnere aostano Fabio Inzani nei giorni scorsi quando gli è stato comunicato che il Consorzio SIS è l’aggiudicatario di fatto del progetto che segnerà il futuro ospedaliero e sanitario di Torino, la “Citta della Salute”, un’operazione da 500 milioni di euro che determinerà la chiusura e l’accorpamento in un unico modernissimo polo degli attuali Molinette, Sant’Anna e CTO.

Classe 1967, prima della laurea un passato di sciatore agonista, Fabio Inzani è cresciuto proprio vicino all’Ospedale regionale di Aosta, visto che il papà Cesare e la mamma Bruna erano i titolari del Panificio artigianale valdostano e della Maison du pain di Croce di Città. Il lavoro lo ha portato a specializzarsi con il suo studio Tecnicaer Engineering, nato nel 2004 ad Aosta, nella progettazione globale di nuove strutture ospedaliere e sanitarie ma in Valle non ha avuto le soddisfazioni che invece ha raccolto in tutta Italia e pure in Europa, coordinando la realizzazione di decine di ospedali.

Ora il suo più grande risultato, la progettazione e il coordinamento di quello che diventerà il simbolo dell’assistenza in Piemonte, con evidenti risvolti pure per la Valle d’Aosta, considerato che sono molti i residenti nella nostra regione che per loro scelta frequentano gli ospedali torinesi e che in futuro (si parla di 5 anni, con la consegna dei lavori entro fine 2024) potranno avvalersi della “Città della Salute”. “E’ un progetto incredibile, avveniristico che riporterà Torino - sottolinea Fabio Inzani - ai primi posti in Italia e in Europa per il livello di assistenza sanitaria e che sposa l’assistenza con la ricerca e gli studi universitari, visto che nel complesso troverà posto pure la Facoltà di Medicina, in modo che gli studenti, i dottorandi e i docenti possano collaborare con il presidio ospedaliero.”

Quello che nascerà a Torino è una sorta di campus della salute e della medicina, un’idea ancora più articolata e completa di quella che ad Aosta prevedeva la ricerca di uno spazio ai margini della città per costruire un ospedale completamente nuovo. A Torino la fortuna era di averla quest’area, nella zona del Lingotto, 370mila metri quadrati (130mila per il complesso ospedaliero con 1.000 posti letto) dove un tempo erano i capannoni della Fiat Avio, tra l’area fluviale del Po e le strutture delle Ferrovie dello Stato, una zona cerniera tra il centro e la periferia. Un’area con una stazione ferroviaria già esistente, Lingotto appunto, la fermata della metropolitana, una viabilità recente e la possibilità di adeguarne una ancora più recente, come un nuovo terminal per i bus, al servizio del presidio ospedaliero, che nasce già compartimentato e modulabile, nel senso che ogni situazione avrà degli accessi dedicati in modo da non intralciare l’arrivo ad esempio delle ambulanze per il Pronto soccorso e che i fabbricati sono già predisposti per futuri ampliamenti in altezza, in modo da essere pronti alle eventualità future necessità della popolazione.

“Un nuovo schema di ospedale - spiega Fabio Inzani - articolato modularmente su 6 aree funzionali ed omogenee. Un unico piano interrato per ospitare i parcheggi ed i servizi, al piano terreno una grande piastra tecnologica per l’assistenza al malato e l’ospedale di giorno, poi gli altri livelli dedicati alla ricerca, alla formazione e chiaramente alla degenza, su 3 torri, tutte indipendenti ma tutte strettamente interconnesse.”

Da un punto di vista estetico molta importanza nel progetto è stata data alla luce naturale. “Sarà - continua Fabio Inzani - un parco ospedaliero universitario di riferimento internazionale ad impatto quasi zero, un salto nel prossimo trentennio della medicina, declinata nella ricerca, nella cura del malato e nella formazione delle nuove leve professionali, un unicum che ci ha permesso di mettere in relazione il nuovo ospedale con l’università, integrati all’interno di uno stesso complesso. E’ un progetto che guarda al futuro e che punta lontano, andando ben oltre le reali necessità di oggi. Per questo motivo abbiamo voluto che i diversi lotti funzionali fossero interconnessi tra loro ma completamente indipendenti uno dall’altro.” “Il “Parco della Salute” - conclude Fabio Inzani - sarà un’opera aperta, un unico contesto funzionale che potrà cambiare con il tempo senza mettere limiti alle future scelte urbanistiche e sociali di Torino. L’ospedale è progettato per il futuro, quindi flessibile, ampliabile, sostenibile ed energeticamente autonomo, utilizzando il geotermico e l’energia solare, in grado di ospitare le tecnologie più innovative, il meglio che la scienza potrà offrire.”

La realizzazione sarà il risultato di un partenariato pubblico-privato. La Regione stanzierà 200 milioni di euro, i privati ne metteranno 290, poi la stessa Regione pagherà un canone annuo di circa 30milioni che coprirà le manutenzioni e nelle stesso tempo riscatterà gli immobili in 25 anni, arrivando a un investimento complessivo di quasi 1 miliardo.

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