Blu di Prussia d’invidia
Il futuro della produzione energetica, oltre all’eolico e al solare, sembra essere l’idrogeno.
Esistono infatti paesi come la Danimarca che sono molto avanti nella trasformazione delle loro industrie ad idrogeno, avendo già mappato quasi l’intero Stato con un teleriscaldamento green. Altri come la Germania hanno in cantiere un idrogeno verde per tutte le industrie entro dieci anni, quando potranno raggiungere la neutralità climatica, e nel frattempo hanno adottato i trasporti ad idrogeno in città come Amburgo, interamente ad idrogeno verde per la produzione industriale.
Da noi si fanno convegni, timidi, un po’ in tutta Italia. Stringendo ancora il cerchio in Valle d’Aosta abbiamo appena perso più di un milione di euro del PNRR per una gara andata deserta per l’acquisto di due autobus, appunto a idrogeno.
La Cogne da parte sua ci prova con il progetto per l’installazione di un impianto di produzione alimentato da energia elettrica sostenibile. In sintesi: l’elettrolizzatore è un dispositivo che utilizza l'energia elettrica per separare l'acqua (H2O) nei suoi componenti di idrogeno (H2) e ossigeno (O2) attraverso una reazione chimica. L'ossigeno viene quindi rilasciato nell'atmosfera, mentre l'idrogeno viene raccolto ed immagazzinato per un uso successivo.
Ricordiamo che l’energia elettrica necessaria per alimentare l'elettrolizzatore deve provenire da fonti rinnovabili - solare, eolica o idroelettrica - per avere idrogeno verde, così da ottenere un’energia pulita e sostenibile.
Per produrre l’acciaio, in particolare, servono altissime temperature, quindi un alto dispendio energetico. Il rischio diventa quello di introdurre l’idrogeno in una produzione mista, creando quindi il cosiddetto idrogeno blu (non verde) con un impatto sull’inquinamento inferiore, ma comunque sempre presente o di avere un’industria che funziona solo parzialmente a idrogeno.
Ricapitolando… sul teleriscaldamento abbiamo perso il treno, per i bus il treno non è proprio passato, sul treno nemmeno ci abbiamo pensato…
Evitiamo la solita questione all’italiana del “vorrei ma non posso”, rischiamo che mentre il mondo diventa verde noi si resti blu, prima di rabbia e poi di invidia.