“E’ davvero la festa degli artigiani”

“E’ davvero la festa degli artigiani”
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Il vento che ha soffiato con forza sulla fiera di Donnas non ha spento l’entusiasmo degli oltre quattrocento artigiani e delle migliaia di visitatori che domenica scorsa, 21 gennaio, hanno trasformato ancora una volta la Petite Foire in un grande evento. Una giornata di festa per tutti, cominciata quando ancora era notte e gli espositori hanno iniziato a prendere i propri posti dentro e fuori dal borgo, lottando contro una pioggerella fastidiosa. Con il passare delle ore, il pubblico è via via cresciuto, allargando i sorrisi degli artigiani, che hanno concluso discreti affari. «Fino a metà mattinata l’impressione era quella di una Fiera decisamente sottotono, poi la gente è cominciata ad arrivare e direi che è andata bene. - commentava nel pomeriggio il maestro Giuseppe Binel, padrone di casa, mentre intorno a lui la gente con i telefonini immortalava le sue sculture - La mia opera più recente è questa scena pastorale scolpita in una radice di noce e pensata come supporto di un fungo di legno di un tipico rahcard. Per la verità, non è del tutto finita. Però la Fiera era adesso e non potevo certo mancare». Giuseppe Binel espone nella piazzetta che è sempre il cuore della Foire: la stessa in cui i turisti fanno capannello intorno a “La Tsarbonnëre”, la magnifica scultura di Guido Diémoz, vincitore del primo premio nella scultura.

Non sono però soltanto i “soliti noti” a suscitare entusiasmo. Lungo la via, il ventiseienne Manuel Vercellin di Perloz incassa complimenti per i suoi simpaticissimi galletti agghindati in mille modi, ma pure per la bella statua della Madonna di Oropa in legno di pioppo e per la porta in noce decorata da un bassorilievo con due lupi in un paesaggio di montagna. «Sono ormai tredici anni che scolpisco. - racconta - Ho seguito i corsi con i maestri Angelo Bettoni, Stefano Arnodo e Simone Allione e per la prima volta mi metto in gioco con un banco tutto mio. I riscontri sono molto positivi». Il nuovo che avanza, insomma, spinto da una passione che è la stessa di Gontran Sarteur, diciassette anni, di Excenex di Aosta, che sul banco ha in bella mostra sabots, sgabelli e taglieri: «Ho imparato a fare i sabots dai “vecchi” di Ayas e adesso questo è il mio mestiere a tempo pieno, insieme a quello di pastore. Sono già cinque anni che espongo alla Foire: avevo cominciato con piccole cose e adesso sto crescendo e le vendite vanno bene!». In quel momento una folata di vento fa volare i fiori di legno di un banco vicino: tutti - artigiani e passanti - danno una mano a raccoglierli.

Al riparo dalle raffiche, nella “pancia” del borgo, Ezio Gallet di Châtillon mette l’esperienza al servizio della passione: sessantacinque anni, è ormai un habitué della Fiera. «Ci vengo da quindici anni, o forse diciotto, non lo so, non tengo il conto! - ride - Uno zio di mia moglie, che ormai è mancato, mi ha insegnato l’arte della vannerie. Vedi? La struttura è in legno di castagno e gli intrecci più sottili in salice. Io ero manutentore al Billia ma ora sono in pensione e ho tempo da dedicare ai miei cestini. Gli affari? Qui a Donnas non si vende molto: la mia impressione è che la gente viene a dare un’occhiata, per poi comprare ad Aosta».

Non solo legno, pietra e cestini: anche la lavorazione del cuoio è un’arte antica che affascina. «E’ un materiale caldo, che non pone limiti alla fantasia. - dice Simone Fabbri, trentasette anni, di Villeneuve, che vende i suoi prodotti con il logo “Il cappellaio matto” - Frequento le fiere fin da quando ero bambino, al seguito di mio papà Bruno, che ormai è mancato. Io lavoro il cuoio da quindici anni ma da qualche edizione non partecipavo più alla Fiera. Però mi mancava. Così, anche se lavoro da dipendente in una selleria, nel tempo libero ho ripreso a fare le mie cose».

«Incredibile, straordinario»: turisti con accento lombardo sgranano tanto d’occhi osservando Mauro Masoaro di Issogne che intaglia un collare con un coltellino che sembra un’estensione della sua mano destra. La barba bianca, il cappello azzurro calcato in testa, alza lo sguardo da sopra gli occhiali per rispondere alle domande dei passanti. «Io espongo da ventisette anni, è anche un bel modo di ritrovarsi insieme con gli amici. - dice - La Fiera di Donnas è splendida, noi artigiani siamo trattati divinamente: dal ciondolo, al pasto caldo fino alla premiazione finale: cosa volere di più? E’ davvero la nostra fiera, la nostra festa, mentre quella di Aosta è diventata molto commerciale».

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