Giocavamo a pallone nel cortile delle Case Fanfani

Giocavamo a pallone nel cortile delle Case Fanfani
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Una vita nell’Aosta Calcio 1911, dentro e fuori del campo. Dentro, perché Lino Evaspasiano, classe 1947, è stato un suo giocatore per 5 campionati dal 1963 al 1968, conditi da una quarantina di gol; e fuori del campo, perché abitando in via Torino vede il Puchoz, o meglio quel che rimane, dal suo balcone di casa. Lo stadio che intitolato allo scalatore valdostano caduto nella conquista del K2, quest’anno compirà 70 anni dall’inaugurazione avvenuta il 3 ottobre 1954. Lino Evaspasiano, atleta normolineo e muscolare, agiva sulla fascia destra veloce e combattivo, e saltato il suo marcatore crossava o puntava a rete.

Evaspasiano, se dipana la matassa dei suoi ricordi rossoneri quale le viene per primo in mente?

“La partita d’esordio a Oleggio nel 1963, quando avevo 16 anni. Vincemmo 4-2 con doppietta di Livio Forma e del sottoscritto. La domenica seguente bissammo la vittoria al Puchoz, superando 2-1 la capolista Verbania che aveva già vinto il campionato”.

Chi era il difensore che le dava maggior fastidio?

“Un terzino del Santhià, di cui però non ricordo il nome. Tipo tosto e molto falloso”.

Il suo gol più bello?

“In trasferta a Galliate nel novarese. Vittoria meritata per 2-1. Luciano Seravalle da sinistra pennellò un cross a centro area, in elevazione di testa incrociai il tiro sul lato opposto della porta”.

Perché l’avevano soprannominata Truman?

(Ride) “E’ stato il pugile Silvio Bettoni ad affibbiarmi quell’appellativo scherzoso. Avrò avuto otto o nove anni e giocavo a pallone nel cortile delle Case Fanfani al Quartiere Cogne. Penso che a colpirlo sia stata la mia grinta nel difendere il pallone. Ho saputo in seguito che si chiamava così il presidente americano succeduto a Roosevelt. Sta di fatto che ancora adesso, a 70 anni suonati da un pezzo, c’è chi mi saluta dicendo: ciao Truman”.

Nell’ottobre del 1963 l’Aosta in amichevole impattò 0-0 con il Torino di Nereo Rocco.

“Sfiorammo il colpaccio soprattutto quando il centravanti Lorenzini arrivò con un secondo di ritardo su un invitante traversone. Venne espulso per proteste dall’arbitro Grava di Ivrea il capitano Giorgio Ferrini, che rischiò di saltare il derby la domenica successiva e il duello con Sivori che sprigionò scintille”.

Quale è il giocatore che ha ammirato di più?

“Non devo andare molto lontano perché ha giocato con me nell’Aosta: Luciano Seravalle. Scuola Toro, aveva ottime sia la tecnica che la visione di gioco. Era il metronomo del nostro centrocampo, e il mio gol più bello arrivò da un suo cross al bacio”.

E chi è il personaggio dell’Aosta che ricorda più volentieri?

“Davide Volpe. Ricordo un signore che per una decina di giorni osservò i ragazzi che giocavano a pallone nel cortile delle Case Fanfani. Un giorno mi avvicinò e chiese se volevo giocare nei pulcini dell’Aosta. Risposi di sì e lui aggiunse che prima avrebbe chiesto il permesso a mio padre. Gli dissi che non avevo i soldi per comprare le scarpe da calcio. Sorrise e disse di non preoccuparmi perché a quelle avrebbe provveduto la società”.

Dopo l’Aosta dove ha giocato?

“Sono stato in prestito 1 anno alla Robur, e rientrato all’Aosta il presidente Leo Guglielminotti mi “dirottò” al Villeneuve del vulcanico mister Gildo Brunetto, che sfiorò la promozione in Prima Categoria piazzandosi al secondo posto. Poi ho giocato con i Veterani dell’Aosta, con cui mi sono tolto le più belle soddisfazioni della carriera, vincendo 3 volte la Coupe de l’Amitié contro formazioni come l’Anderlecht, il Servette e il Bayern”.

Lino Evaspasiano, cosa prova nel vedere lo stadio Mario Puchoz ridotto così?

“Mi mette tristezza. Non mi vergogno di dire che il giorno che ho visto tirar via le porte dal campo ho pianto e commosso ho ripensato ai tanti bei momenti vissuti su quel campo”.

Lino Evaspasiano in una immagine recente e a destra con la gloriosa maglia rossonera dell’Aosta

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