La sua famiglia, l’alpeggio, le reines e la belote Addio a Nestor Bianquin, uomo di valori antichi

La sua famiglia, l’alpeggio, le reines e la belote Addio a Nestor Bianquin, uomo di valori antichi
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La famiglia e il lavoro, prima di tutto. E poi - quando ce ne è stato il tempo - le batailles de reines e la belote. Nestore Bianquin era un uomo di valori semplici e saldi. Un agricoltore che amava la sua terra, onesto e di una parola sola. E’ mancato alle prime ore del mattino del giorno di Pasqua all’Hospice dell’Ospedale Beauregard all’età di 84 anni. Martedì in tanti suoi colleghi e amici allevatori lo hanno ricordato alla rassegna bovina che si è svolta a Gressan, 24 ore prima dell’ultimo saluto, mercoledì mattina, nella chiesa parrocchiale di Pollein.

Nestor era nato il 6 febbraio del 1940, da papà Luigi di Charvensod e mamma Amelia Contoz di Pollein. Durante il servizio militare frequentò per 4 mesi a Roma il corso da pompiere e la sua vita sembrò alla svolta decisiva. La sua carriera di Vigile del Fuoco professionista si interruppe però bruscamente quando papà Luigi ebbe un brutto incidente stradale che lo costrinse a letto per molti mesi. Nestore - che come pompiere avrebbe dovuto trascorrere 3 giorni in caserma, alternati con 2 a casa - si rese conto che quella professione non era compatibile con l’aiuto che in quel momento serviva a casa per non fare chiudere l’azienda agricola. Scelse la famiglia, come ha fatto per tutta la vita. Si licenziò dai Vigili del Fuoco e trovò poi impiego alla Cogne, dove rimase per 23 anni e divenne meccanico, portando sempre avanti nel contempo l’attività di allevamento del bestiame. Anzi, allargandola: quando la stalla costruita nel 1948 dal papà in località Château, con sopra la casa e il fienile, era diventata troppo vecchia e piccola, nel 1975 ne realizzò, poco distante, un’altra più moderna e capiente, che poteva accogliere 32 capi. Nel frattempo, il 26 ottobre del 1966, nella chiesa di San Giorgio a Pollein si era sposato con Camilla Celesia, figlia di Mario e di Laurina Dalbard. Quando il suocero Mario si ammalò nel 1983, Nestore si licenziò dalla Cogne e rilevò la gestione dell’Alpe Chaligne, a Gignod, che la sua famiglia ha poi condotto per 35 anni, fino al 2018. D’estate - aiutato dal figlio Edy, nato nel 1967 - teneva al pascolo fino a 130 mucche da latte. Tra il 1991 e il 1992 costruirono la stalla che è utilizzata tuttora, capace di accogliere 100 capi nel prati di Moulin, lungo la strada per Grand Pollein. A fondovalle era lui il casaro di un’azienda che curava il ciclo completo della produzione della Fontina, dalla mungitura alla stagionatura, fino alla vendita.

Nestore Bianquin non si è mai risparmiato, ha sempre lavorato tanto. Aveva la passione per le reines, anche se per lui il lavoro veniva prima e non avrebbe mai sacrificato un secchio di latte per un combat in più. Però il suo era un buon occhio per le regine e i risultati spesso gli davano ragione. Come quando, a metà degli anni Settanta, la sua bianca e nera Zara vinse l’eliminatoria di Brissogne e - raccontava - tornò a casa a piedi tagliando per i prati con la reina coronata dal bosquet. E poi, solo per citarne alcune, Regina che fu reina a Brissogne negli anni Ottanta, Marengo reina a Gignod nel 1987, Tangò che nel 2003 si qualificò a Saint-Christophe e Ardita. Le bovine combattevano prima a suo nome, poi con quello del figlio Edy, e tante volte sono state tra le protagoniste alla finale rall’arena Croix-Noire anche in anni più recenti. Nestor Bianquin è stato delegato di Pollein per l’Association Amis des Batailles de Reines dal 1990 al 2003. Fino a quando prese in gestione l’alpeggio di Chaligne nel 1983, ricoprì pure il ruolo di capo del Distaccamento dei Vigili del Fuoco volontari di Pollein.

Oltre alle reines, la belote è stata l’altra sua grande passione - coltivata soprattutto da quando qualche problema di salute lo ha costretto a ridurre l’impegno lavorativo. Le sfide del Grand Prix per lui sono state un appuntamento impedibile: si è tolto anche delle belle soddisfazioni perché era un ottimo giocatore.

Onesto e rispettoso, franco e sempre positivo, ha affrontato le difficoltà della malattia senza mai lamentarsi. La sua forza è sempre stata la sua bella e grande famiglia, di cui era la memoria storica e che gli è stata accanto con amore fino all’ultimo. Da quando nel 2019 l’azienda aveva aperto il punto vendita e l’agrigelateria, Nestor alla fine del pranzo non si faceva mai mancare un bel gelato fatto con il latte delle loro mucche, che mangiava con calma, facendo ruotare la coppetta con la mano, immerso in quella bontà nata dalle cose che ha sempre amato di più: la sua terra, la sua famiglia.

Rimasto vedovo della moglie Camilla 21 anni fa, Nestor Bianquin lascia il figlio Edy - attuale presidente dell’Anaborava e già presidente dell’Association Régionale Eléveurs Valdôtains -, la nuora Simonetta Cabraz, gli affezionati nipoti Valeria - con Thierry Cheney - e Davide e gli adorati pronipoti Alisée, Charlotte e Olivier Cheney.

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