Ferruccio Bodria, maestro del lavoro che amava scrivere e dipingere

Ferruccio Bodria, maestro del lavoro che amava scrivere e dipingere
Pubblicato:
Aggiornato:

Maestro del Lavoro e attivo nel mondo dell’associazionismo cattolico con le Acli. Quella di Ferruccio Bodria è stata una vita esemplare che è giunta al capolinea martedì scorso, 2 aprile, all’Ospedale regionale di Aosta dove era ricoverato per l’aggravarsi delle condizioni di salute. Aveva 93 anni, essendo nato il 29 maggio 1930 a Palanzano, in provincia di Parma, primogenito di 3 fratelli. Dopo di lui vennero alla luce Luigi nel 1934, scomparso nel 2006, e nel 1939 Luciano, detto Tatina, barbiere in pensione con il negozio in via Monte Vodice, batterista jazz molto conosciuto ed apprezzato. I suoi genitori, Giuseppe e Lucia Madoni, giunsero ad Aosta da Ranzano, dove è ancora la casa di famiglia, nella seconda metà degli anni Trenta perché il padre aveva trovato lavoro alla Cogne. L’acciaieria aostana era destinata a segnare anche la lunga vita di Ferruccio Bodria: assunto da giovane non aveva però rinunciato agli studi, tanto che riuscì a ottenere il diploma di perito industriale. Così da operaio la sua carriera progredì fino a ricoprire negli anni Ottanta l’incarico di responsabile del reparto che testava la qualità dell’acciaio prodotto dallo stabilimento siderurgico. Proprio per la grande esperienza e la professionalità maturate nel settore fu pure insegnante della Scuola Cogne. Raggiunse la pensione nel 1984: non aveva avuto figli dalla moglie Teresa Colpo, originaria del Veneto e mancata nel 2010, ma era molto affezionato al nipote Marzio, figlio del fratello Luciano, responsabile marketing dell’Ana, l’Associazione nazionale alpini.

Insignito dell’onorificenza di Maestro del Lavoro nel 1996, Ferruccio Bodria amava scrivere. Infatti in un libro autopubblicato per parenti e amici, intitolato “Ricordo e racconto”, aveva raccolto le sue memorie, compreso il periodo in cui era ancora un ragazzino e si trovava a Ranzano dove assistette a un rastrellamento dei nazifascisti che si concluse con la fucilazione di alcuni partigiani dietro la chiesa, accanto a casa sua. Inoltre era giornalista pubblicista e aveva collaborato a lungo con il settimanale della curia valdostana, Il Corriere della Valle. Un’altra sua grande passione era la pittura: le pareti della sua abitazione in viale Federico Chabod sono tappezzate di quadri - era giunto a dipingerne anche una ventina all’anno - nei quali ha ritratto castelli e paesaggi valdostani. I funerali, molto partecipati, sono stati celebrati nella chiesa di Sant’Orso giovedì scorso, 4 aprile.

Abbonamento Digitale La Valléè
Archivio notizie
Novembre 2024
L M M G V S D
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
252627282930