Cordoglio internazionale per la morte di Aureli Argemí grande amico della Valle d’Aosta

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C’erano anche i suoi amici valdostani giovedì scorso, 4 aprile, ad accompagnarlo dopo il funerale alla tomba di famiglia nel cimitero di Sabadell, la città vicina a Barcellona dove Ignaci Argemí i Roca era nato il 1° febbraio 1936.

Giovane brillante, si era laureato in teologia a Roma e poi a Parigi, divenendo monaco benedettino dell’abbazia di Monserrat, che già in epoca medievale era uno dei centri di confluenza dei pellegrini di tutta Europa e che per i catalani ha sempre rappresentato il punto di riferimento religioso per l’intera regione. Qui, Ignaci Argemí divenne il segretario personale dell’abate Aureli Maria Escarré, una delle figure di maggiore spicco della storia spagnola contemporanea, simbolo della resistenza della Catalunya alla dittatura franchista, tanto da venire esiliato nel 1965 dal governo fascista di Francisco Franco. Ad accompagnarlo a Milano fu proprio Ignaci Argemí, nel frattempo divenuto per decisione dell’abate Escarré il monaco Aureli, che lo chiamò come lui, nonostante in abbazia vigesse il divieto di dare a 2 monaci lo stesso appellativo, un grande segno di considerazione.

Come monaco Aureli Argemí imparò a sviluppare il proprio criterio di ragionamento ed è proprio ragionando su come servire al meglio il prossimo che decise di lasciare la tonaca per rientrare nel mondo laico, profondamente deluso dal comportamento del Vaticano che nulla fece per impedire al governo franchista di arrestare, perseguitare, imprigionare e persino uccidere i religiosi, uomini e donne, appartenenti in particolare alle culture catalana e basca.

Dopo la morte dell’abate Escarré, nel 1974 Aureli Argemí (foto) creò il CIEMEN, Centro Internazionale Escarré per le Minoranze Etniche e le Nazioni, polo di ricerca sulla conoscenza dei popoli senza Stato, votato alla difesa dei diritti di tali popoli e alla creazione di una rete di solidarietà tra di loro. Il CIEMEN venne fondato in Italia perché in Spagna non era ancora possibile, visto il persistere della dittatura ma fu nel monastero di Cuixà, nel sud della Francia, che furono organizzate le prime Giornate Internazionali del CIEMEN. In questo luogo Aureli Argemí incontrò, insieme agli studiosi e agli intellettuali di gran parte dei popoli europei senza Stato, i valdostani, instaurando con loro un immediato rapporto di amicizia, in quelle giornate in cui si cominciava a discutere dei problemi delle nazioni senza Stato e si ponevano le basi del pensiero di un’Europa dei popoli e non degli Stati nazione, come già nella mente di Federico Chabod.

Da allora iniziarono le sue abituali visite in Valle d’Aosta e il suo costante appoggio a diverse iniziative culturali e politiche nella nostra regione, come quella memorabile della presentazione in Italia, nel 1979 in occasione delle prime elezioni per il nuovo Parlamento europeo, di una lista di aggregazione dei popoli senza Stato che vide in prima linea i movimenti autonomisti dell’Union Valdôtaine, dell’Union Valdôtaine Progressiste e dei Democratici Popolari.

Tra il 1982 e il 1983 Aureli Argemí fu tra i principali artefici della fondazione della Conferenza dei Popoli senza Stato che portò, nel 2012, alla creazione della Rete internazionale dei diritti collettivi dei popoli. Successivamente, nel 1995, dopo un estenuante lavoro di ricerca svolta con la collaborazione di esperti internazionali, vide la luce, sotto l’egida del CIEMEN, la fondamentale Dichiarazione Universale dei Diritti Linguistici.

Aureli Argemí fu molto spesso ospite della Valle d’Aosta dove veniva a trovare amici di lungo corso e a tenere affollate conferenze incentrate sulla tutela dei diritti delle minoranze etniche e culturali di tutto il mondo, temi che purtroppo sembrano avere abbandonato l’attuale sensibilità politica valdostana. Eppure Aureli Argemí è stato un mentore per gran parte della dirigenza dei partiti autonomisti ed indipendentisti d’Europa e non solo, un uomo capace di portare lo sguardo dell’ascoltatore oltre i pregiudizi, per raggiungere la radice delle problematiche da affrontare e cercarne così una soluzione durevole e pacifica. Amante del “Va pensiero“ di Giuseppe Verdi, per lui “il canto di un popolo schiavo che desidera la libertà“, Aureli Argemí aveva nella sua mitezza la forza dei giusti. Si è spento nella serata di lunedì scorso, lasciando comunque a noi tutti un profondo esempio di costanza, di rettitudine morale, di dolcezza: 3 qualità fondamentali per poter affrontare la vita ed i suoi accadimenti.

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