Contributi regionali per le rassegne zootecniche nel mirino della Procura della Corte dei Conti
L’applicazione dei criteri per l’erogazione dei contributi della Regione all’Arev - Association éléveurs valdôtains - per le rassegne zootecniche è finita nel mirino della Procura della Corte dei Conti. La contestazione totale è di 4 milioni di euro e riguarda presunte irregolarità a carico di componenti delle Giunte regionali guidate prima da Laurent Viérin e poi da Nicoletta Spelgatti. Nell’invito a dedurre a politici e dirigenti regionali in merito ai contributi a fondo perduto per le rassegne zootecniche, il procuratore regionale della Corte dei Conti della Valle d'Aosta Giuseppe De Rosa sostiene che «L'Esecutivo regionale ha provveduto all'attribuzione ad Arev dei contributi, peraltro negli anni identicamente reiterata, non solo in mancanza di ogni autorizzazione legislativa di spesa che tanto le avrebbe consentito legittimamente di disporre, ma altresì in violazione di condizioni e limiti, espressamente dettati dagli Ordinamenti europeo e regionale. In palese violazione, pertanto, del principio di legalità dell'azione amministrativa». La Procura rileva rileva «La volontà degli organi politici regionali di sostenere finanziariamente lo specifico settore economico, tuttavia con modalità che si ponevano in contrasto con le disposizioni del Regolamento europeo numero 702 del 2014 e con la legge regionale numero 17 del 2016».
Le somme contestate dalla Procura contabile
Il pregiudizio patrimoniale arrecato alla Regione Valle d'Aosta - derivante dall'erogazione di somme - ammonterebbe a 3 milioni e 999.787,42 per l’annualità 2018. L'invito a dedurre con l'ammontare del risarcimento è stato inviato ai componenti della Giunta Viérin - Laurent Viérin 211.000 euro, Alessandro Nogara 204.000, Renzo Testolin 204.000, Emily Rini 204.000, Mauro Baccega 204.000, Aurelio marguerettaz 204.000, Luigi Bertschy 194.500, Jean-Pierre Guichardaz 194.500 - e della Giunta Spelgatti: Nicoletta Spelgatti 394.000 euro, Elso Gerandin 390.000, Stefano Aggravi 384.000, Claudio Restano 384.000 e Paolo Sammaritani 384.000. Inoltre è stato inviato ai dirigenti regionali Cristoforo Cugnod, Fabrizio Savoye e Patrizia Mauro. L'accusa ai dirigenti è «Di avere espresso il parere favorevole di legittimità sulle proposte di deliberazione» e agli amministratori «Di avere approvato le deliberazioni di concessione ad Arev dei contributi per l’anno 2018». La Procura della Corte dei Conti, inoltre, parla di «Macroscopiche leggerezze imputabili all’apparato amministrativo regionale, addirittura trascurante l’osservanza di basilari obblighi, tra cui quello della rendicontazione delle spese finanziate con risorse pubbliche».
«I premi non avevano valenza meramente simbolica»
Secondo il Nucleo di Polizia economica-finanziaria delle Fiamme Gialle, che ha condotto le indagini, «L’esame della documentazione fornita da Arev ha evidenziato come, in tutti i concorsi organizzati e in contraddizione con il dettato normativo, il “premio” oltre a non avere valenza meramente simbolica - vista la cospicuità dei contributi erogati (fino a 1.000 euro per premio e per vincitore, ndr)- non era riconosciuto al singolo bovino vincitore del concorso, bensì a un numero consistente dei partecipanti, pari a circa il 50 per cento, aggirando in tal modo le finalità promozionali dettate dal Regolamento europeo (l’articolo 24 è non a caso intitolato “azioni promozionali a favore dei prodotti agricoli”)». Sempre secondo i militari della Guardia di Finanza «Gli allevatori proprietari degli animali premiati corrispondono alla quasi totalità degli allevatori soci dell’associazione». Il procuratore regionale della Corte dei Conti della Valle d'Aosta Giuseppe De Rosa ritiene che i 3 concorsi indicati nel programma annuale dall’Arev «Per i quali venivano chiesti gli aiuti più cospicui da finalizzare a “premio”, materialmente/fisicamente non venivano mai svolti, ma solo associati o subordinati alla partecipazione a talune rassegne, invece effettivamente realizzate ed esistenti da molto tempo». Fra queste il riferimento è alla rassegna che aveva il premio più consistente, il concorso “Reina dou Laci”, e le 7 rassegne in ogni Comunità montana.
In base a quanto si legge sulla relazione della Guardia di Finanza citata dal procuratore Giuseppe De Rosa negli inviti a comparire, inoltre, ai militari il direttore amministrativo dell’Arev Edi Henriet il 23 febbraio 2023 ha dichiarato che «Uno degli strumenti per incassare le quote associative era trattenerle, previa autorizzazione scritta del socio, dai premi riconosciuti agli allevatori».
«Agli allevatori comunicate solo informazioni generiche»
Il procuratore Giuseppe De Rosa osserva che «Agli allevatori non venivano comunicate, de facto, le modalità di svolgimento, i requisiti, le modalità di valutazione, la disciplina, l’entità e la consistenza dell’eventuale montepremi, dei concorsi. Il “programma” presentato dall’Arev alla Regione non definiva il quantum del premio da riconoscere alle varie fasce di merito correlate ai valori degli indici genetici oggetto del concorso, ma si limitava a descrivere i criteri di ammissibilità degli animali partecipanti al “concorso” e a indicare da dove estrapolare i dati che venivano valutati. Pertanto, non risultava definibile, nel dettaglio, la quantificazione della richiesta del contributo per l’erogazione dei vari, singoli, premi agli allevatori; premi che pertanto non venivano annualmente corrisposti tenuto conto del “programma” presentato, ma venivano erogati in proporzione alle risorse economiche rese disponibili dall’Amministrazione regionale, non sempre quantitativamente corrispondenti alle richieste di Arev». L’utilizzo di tali criteri per l’erogazione dei premi «E, in particolare - prosegue il procuratore generale Giuseppe De Rosa - la previsione normativa introducente l’illegittima concessione di acconti - l’articolo 9, dell’allegato “A” della deliberazione di Giunta regionale numero 1261 del 23 settembre 2016 (“Qualora gli aiuti siano concessi per il tramite delle associazioni allevatori, gli uffici competenti provvedono ad erogare acconti sino al 90 per cento della spesa ritenuta ammissibile; il restante 10 per cento verrà poi erogato sulla base di idonea rendicontazione da parte delle associazioni stesse”) - permetteva di premiare annualmente (recte: finanziare con contributi a fondo perduto) con rilevanti somme la quasi totalità degli iscritti all’Arev, in violazione della specifica disciplina concernente gli aiuti consistenti nei premi simbolici legata all’organizzazione di eventi promozionali».
«Nessuna condotta illecita da parte dell’Arev»
Il procuratore regionale Giuseppe De Rosa osserva poi: «Altro aspetto al riguardo peculiare e quello di un prefigurabile, in astratto, concorso di condotte illecite di Arev stesso, nel determinismo del danno erariale di cui trattasi. Ritiene questa Procura regionale di dovere escludere l’ipotesi, in quanto le richieste di contributi presentate dall’Arev al Dipartimento regionale dell’Agricoltura erano ex-sé manifestamente irricevibili, più che inammissibili, anche solo in ragione della commisurazione della posta relativa ai premi (simbolici)». A ciò va aggiunto, secondo il magistrato contabile, che «La mancata presentazione di rendicontazioni giustificative dell’utilizzo dei contributi ricevuti, da parte di Arev, non integra anch’essa un fatto illecito, discendendo dalla circostanza la non spettanza nei contributi assegnati e l’obbligo di restituzione di quelli eventualmente riscossi».
Infine, per quanto concerne il presunto danno erariale contestato ad amministratori e dirigenti regionali, il procuratore regionale Giuseppe De Rosa «Si riserva di formulare quantificazioni definitive a seguito delle repliche che saranno eventualmente prodotte dagli invitati a dedurre».
Laurent Viérin: «Abbiamo agito correttamente»
Contestazioni, quelle della Procura contabile, a cui risponde con fermezza l’ex presidente della Regione Laurent Viérin. «Sono profondamente convinto della bontà e della correttezza della nostra azione amministrativa, assieme a quella dei colleghi, che abbiamo tenuto in piena linea e coerenza con le normative e disposizioni vigenti. - dichiara Laurent Viérin - Un’azione che - come sempre nella mia esperienza amministrativa - ha avuto il massimo rispetto, appunto, delle leggi e delle norme, come avvalorato dai pareri tecnici, che non competono alla politica e che sono fondamentali per fare avanzare gli atti amministrativi. In questo caso poi, si tratta di aiuti decennali che hanno, da sempre, seguito lo stesso iter. In questo senso siamo convinti che dimostreremo la piena correttezza dell’iter e dell’operato, che abbiamo seguito nel solo interesse del settore agricolo e della sua salvaguardia. Infatti siamo soprattutto e profondamente convinti e consapevoli che la nostra agricoltura di montagna necessiti di sostegno e incentivi, fondamentali per la sua sopravvivenza. E questo assieme alla sopravvivenza delle aziende agricole valdostane che fanno sacrifici per continuare a mantenere il nostro territorio, che in tanti ci invidiano, e che sono fondamentali peraltro per evitare lo spopolamento della montagna».