Via Francigena, un punto di intervista per tracciare l’identikit dei pellegrini

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Sull’itinerario della prima tappa della Via Francigena in Italia, a Predumaz di Bosses, è stato allestito un punto di intervista per i pellegrini di passaggio. Promotore dell’iniziativa, nei pressi dell’abitazione in cui si trasferisce in estate (il resto dell’anno abita ad Aosta), è Domenico Chatrian, 82 anni, pensionato Usl dove era responsabile della sicurezza dei dipendenti, appassionato di pellegrinaggi.

«E’ stato predisposto un timbro per la credenziale e un registro dove segnare nome, provenienza e motivazione. - racconta Domenico Chatrian - In 4 mesi, da giugno a settembre 2023, sono transitati lungo la prima tappa italiana della via Francigena più di 1.300 pellegrini». In base alle statistiche elaborate da Domenico Chatrian, l’80 per cento proveniva da Paesi europei e il 20 per cento da paesi extraeuropei: di questi ultimi i più numerosi sono stati statunitensi e australiani. Le donne sono state la maggioranza (52 per cento contro il 48 per cento di uomini). Più di 100 si sono proposti di percorrere l’intera Via da Canterbury a Roma, quasi 200 l’intero percorso italiano dal Gran San Bernardo a Roma. «Sostanzialmente sono questi i veri pellegrini, cioè quelli che hanno indicato una motivazione “spirituale”, - commenta Domenico Chatrian - mentre la restante parte ha indicato una motivazione turistico-sportiva. Quasi tutti questi pellegrini hanno già percorso il Cammino di Santiago, che è frequentato dall’inizio degli anni Cinquanta mentre la Via Francigena lo è solo dagli anni Duemila. Rispetto al Cammino di Santiago, gli intervistati ritengono che sulla Francigena sia un po’ carente l’accoglienza verso i pellegrini, accoglienza che in Spagna si estrinseca in una fitta rete di ostelli comunali e parrocchiali nei quali l’hospitalero, che è un volontario che presta la propria opera gratuitamente, manda avanti la struttura. Questo permette di mantenere le tariffe del pernottamento molto basse, non dovendo la struttura generare un utile, dato che non è un’attività commerciale, come invece avviene di norma sulla nostra via Francigena. Anche i ristoranti, da quelli più semplici a quelli rinomati offrono un menu a prezzo contenuto: il Menu del Pellegrino, appunto».

L’auspicio di Domenico Chatrian, perciò, è che anche in Valle d’Aosta si possano realizzare siti di accoglienza di questo genere: «Sarebbe un investimento, perché senza pellegrini non esisterebbero quelle attività collaterali che fanno riferimento alla Via Francigena, come ad esempio conferenze o pubblicazioni e presentazioni di libri sull’argomento».

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