Salpare verso il futuro
Aosta ama i cantieri, ci si affeziona talmente tanto che non li lascia più.
È una malattia comune e trasversale che aggrava anche molte altre regioni dell’Italia, ma questo non ne fa una buona giustificazione.
Aosta la splendida, la piccola città sotto le Alpi, ama il cemento, le betoniere, i camion, i rumori molesti.
Prendendola con ironia, ma neppure troppo, mentre proseguono i lavori per l’ampliamento dell’aeroporto, o il ripristino o il ripristino ampliato (7,3 milioni di euro), lavori indispensabili per una valle a due velocità, che non ha una ferrovia adeguata, che ha dismesso i collegamenti con l’alta valle se non via ruote, che non tiene conto dei pendolari, degli studenti e forse nemmeno dei turisti, si sta preparando nel frattempo al blocco stradale del centro per l’ampliamento dell’Ospedale (stima 187 milioni), che chiaramente è vicino alle vie trafficate, ai negozi, ai marciapiedi pedonali e alle scuole.
In tutto questo prosegue (senza sosta viene da ridere…) la megalitica costruzione dell’Università (36 milioni), struttura ritenuta necessaria nonostante la contrazione di iscritti e dei conseguenti corsi.
L’università, anch’essa centralissima, si è dotata di un’architettura d’avanguardia, sia nell’estetica esterna che ben si abbina (sorridiamo almeno…) con i grattacieli del quartiere vicino, le superstrade e lo skyline modernissimo di Aosta, sia nella dotazione tecnologica futurista per gli interni.
I tempi poi sono sempre così rapidi al punto che l’appalto per gli arredi è stato rifatto, poiché passati gli anni le apparecchiature previste sono diventate obsolete e l’inaugurazione viene così posticipata di continuo, senza pensare al sistema di irrigazione interno che è stato appositamente creato, un’attrattiva per tutti.
Per non parlare degli sprechi, molti cittadini segnalano di avere visto la nave a luci completamente accese per alcune notti intere dei mesi scorsi. Che si preparasse a salpare per qualche crociera il nostro transatlantico bianco?