«Una nuova pandemia non ci troverebbe impreparati»
Quattro anni fa la pandemia di Covid terrorizzava la Valle d’Aosta con vittime e restrizioni alla libertà di movimento che hanno cambiato la vita a tutti. Cosa ha insegnato quella terribile esperienza? Oggi saremmo più preparati ad affrontare una pandemia?
Michele Cocchi: «Sono infermiere e ho dei ricordi spaventosi. Il personale sanitario ha dovuto affrontare emergenze e ricoveri continui con i decessi che aumentavano. Però un’altra pandemia non ci troverebbe impreparati, perché grazie ai vaccini oggi abbiamo gli strumenti necessari per reagire con prontezza».
Eugenio Mastrolorenzi: «Con la gente chiusa in casa finiscono i sogni, le opportunità e l’interazione tra persone: questo ci ha insegnato il Covid. Ci ha anche insegnato che la strategia del terrore sanitario funziona bene e diventa un’arma di controllo sociale. Spero che non dovremo mai più trovarci in una condizione simile».
Amelie Charles: «Dalle prime notizie i soggetti più a rischio sembravano essere solo gli anzian. Ricordo che ero molto preoccupata per i miei nonni. Poi la situazione è degenerata. Questa esperienza mi ha insegnato come all’improvviso le nostre esistenze possano essere stravolte senza preavviso».
Diana Roppo Valente: «Sicuramente il Covid ha lasciato un segno profondo nelle esistenze di tutti. E’ stata un’ecatombe e sinceramente spero di non vivere mai più momenti simili. Un nuova emergenza, comunque, non ci troverebbe impreparati».
Michelle Clarissa Fountain: «La pandemia è stata una tragedia che ha cambiato le nostre le vite in maniera repentina. Abbiamo sofferto per non poter più essere vicini fisicamente ai nostri amici e ai nostri parenti. Un incubo a occhi aperti. Questa è stata la dura lezione del Covid».
Alex Impieri: «In quel periodo ho cercato di distrarmi e mi sono dedicato alle mie due grandi passioni: la musica e la cucina. Ho imparato che anche nei momenti più drammatici bisogna sempre sperare nel futuro».