Venticinque anni fa il rogo nel Tunnel del Monte Bianco
Il presidente della Regione Renzo Testolin presenzierà alla commemorazione delle vittime del rogo del Tunnel del Monte Bianco, che si terrà domani, domenica 24 marzo, a Courmayeur. Organizzata da Traforo Monte Bianco - Geie, la cerimonia prevede, in contemporanea sui 2 piazzali del tunnel, un momento di raccoglimento a partire dal suono della sirena programmato l alla stessa ora di quanto scattò l’allarme: erano le 10.56 del 24 marzo del 1999.
A 25 anni dalla data che rappresenta una delle pagine più tristi della storia della Valle d’Aosta e della sua comunità il presidente della Regione Renzo Testolin dichiara: «È una ricorrenza che non deve essere dimenticata per rispetto a tutti coloro che persero la vita in quella tragedia, per dimostrare la vicinanza delle istituzioni alle loro famiglie ed all’intera comunità. Al tempo stesso, l’anniversario del Monte Bianco deve essere ogni anno l’occasione per evidenziare un aspetto determinante, legato alla sicurezza e alla prevenzione, su cui investire e non transigere. Dobbiamo continuare ad operare affinché la sicurezza nell’ambito dei trafori internazionali sia obiettivo primario delle nostre azioni nell’ambito delle politiche relative alla circolazione, affinché, con i necessari confronti e interventi a livello sia nazionale che internazionale, si possa giungere alla previsione dei necessari investimenti strutturali ed, in modo particolare per il tunnel del Monte Bianco, alla condivisione in merito alla realizzazione di una seconda canna che possa garantire le massime condizioni di sicurezza per la circolazione internazionale in quella “via verso l’Europa” che tutti hanno avuto modo di comprendere quanto sia determinante per gli scambi economici e sociali».
Tra le vittime dell’incendio divampato 25 anni fa nel Traforo del Monte Bianco vi furono i i coniugi Maurilio "Nadio" Bovard, sua moglie Nadia Pascal e loro figlia Katia di Quart sulla cui auto viaggiava anche il fratello di Nadia, Valter Pascal di La Salle, e Stefano Manno di Jovençan che era al volante di un camion. A loro va aggiunto Pierlucio Tinazzi, detto Spadino per via della corporatura esile, il motard dipendente della Società italiana di gestione del Traforo del Monte Bianco che sacrificò la sua vita nel tentativo di salvare le persone rimaste imprigionate nella galleria.
La sequenza degli eventi che portò al rogo e alla strage nel Tunnel del Monte Bianco si svolse in una manciata di minuti. Quel giorno, infatti, poco dopo le 10.30 il camionista belga Gilbert Degrave entrò nel traforo sul versante francese con il suo autoarticolato, un Volvo FH12, carico di farina e margarina, diretto in Italia. Alle 10.47 il veicolo prese improvvisamente fuoco, costringendo Degrave a fermarsi dentro al tunnel, creando un ingorgo. L'incendio fu domato all'incirca 53 ore dopo, poiché le fiamme, per via dei materiali combustibili presenti, si erano ampliate per l'effetto forno che si era venuto a creare, raggiungendo quindi vastissime proporzioni. La schiuma di poliuretano usata per la coibentazione del camion frigorifero belga che causò l'incidente, incendiandosi si trasformò in acido di cianuro, uccidendo in breve tempo 39 persone.