Don Rava, il prete influencer da 440mila follower, arriva a Aosta
Serata di fraternità oggi sabato 16 marzo al Theatre de la Ville in via Xavier de Maistre ad Aosta: catechesi a cura di don Alberto Ravagnani (foto) e animazione dei giovani di Fraternità. Il programma: alle 17 accoglienza, intrattenimento, testimonianza e catechesi, a seguire cena aperta ai giovani. Alle 20.30 adorazione eucaristica. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con la Pastorale Giovanile della Diocesi di Aosta.
Don Alberto Ravagnani («Don Rava»), brianzolo ordinato sacerdote 5 anni fa, è diventato noto nel mondo dei social per il talento divulgativo e la bravura con cui tratta temi profondi con gli adolescenti: fede, liturgia, scienza, vangeli, preghiere. Aveva iniziato con clip artigianali durante il covid dall'oratorio. Non si è più fermato e ha raggiunto un successo sempre crescente. L'obiettivo era parlare di Chiesa e religione al di fuori dei canali tradizionali, con contenuti non noiosi e adatti a un pubblico vasto. Gli ambiti toccati sono tantissimi. Il suo canale Youtube ha 150mila iscritti e i suoi contenuti aggregati vantano milioni di visualizzazioni. Anche su Instagram supera i 150mila follower, su Fb i 40mila; quasi 100mila su Tiktok. Ed è amatissimo tra i giovani. Ha scritto un libro, "La tua vita e la mia" (Rizzoli), per diversi mesi tra i più venduti in Italia.
Lo scorso anno si rese protagonista di una puntata del podcast "Muschio selvaggio" con Fedez. Il rapper lo invitò dopo che Ravagnani commentò il testo di una sua canzone critica con la Chiesa. Ne nacque un confronto costruttivo, che proseguì per diverso tempo sui social. Poi il litigio. "Lui improvvisamente mi ha bloccato, senza spiegazioni e senza avvisarmi. Mi ha accusato di averlo tartassato di messaggi, cosa non vera: non gli ho mai scritto. Mi sono interrogato sul senso del gesto: come personaggi pubblici, l’impossibilità di poter interagire è una forma di censura. Ha deciso di tenere chiusa la porta per evitare di continuare ad avere confronti con me", raccontò don Alberto Ravagnani.