La montagna, la casa di riposo, una vita per Cogne Cordoglio per la scomparsa di don Corrado Bagnod

La montagna, la casa di riposo, una vita per Cogne Cordoglio per la scomparsa di don Corrado Bagnod
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Nel primo pomeriggio di giovedì scorso, 29 febbraio, all’Ospedale regionale Umberto Parini di Aosta, dov’era ricoverato, è mancato don Corrado Bagnod, storico parroco di Cogne.

Nato a Challand-Saint-Anselme il 19 gennaio 1934 figlio di Grato e Caterina Bourg, nel 1945, terminate le scuole elementari, a Corrado Bagnod viene proposto di ripetere la "quinta" ma pensa: «se mi hanno promosso non devo ripetere l'anno» e così entra in seminario ad Aosta. D'estate torna a casa ad aiutare la famiglia nei lavori agricoli: le fienagioni, il taglio del grano, la trebbiatura e poi in successione la raccolta delle patate e delle castagne. «Tornavo in seminario a riposarmi», ricordava don Corrado Bagnod.

Ordinato sacerdote il 29 giugno 1957, dopo un anno come assistente presso il Seminario minore don Corrado Bagnod viene nominato vicario parrocchiale a Valtournenche il 1° ottobre 1958, quindi a Pont-Saint-Martin l’8 luglio 1962. Il 1° maggio 1964 diventa parroco di Cogne, dove resterà per 56 anni.

Ha esercitato il suo sacerdozio sempre in montagna, don Corrado Bagnod: nelle foto che erano appese nel suo studio è ritratto in vetta al Cervino, al Gran Paradiso e al Gran Sertz. Una passione non proprio giovanile, nata durante il suo primo incarico come vice parroco a Valtournenche, distaccato a Breuil Cervinia, dal 1958 al 1962. Don Corrado tenta la Gran Becca una prima volta, aggregato alla guida Ferdinando Gaspard con un suo cliente, ma il tempo è inclemente e deve rinunciare; raggiunge la vetta l'anno dopo, nel 1961, con Pacifico Pession.

Il 1° maggio del 1964 viene «trasferito» a Cogne, vi arriva il 27 dello stesso mese e per qualche anno è il parroco più giovane della Diocesi. Cogne è una valle che in quegli anni rimane spesso isolata e a fine maggio al suo arrivo vi sono ancora resti di valanghe lungo la strada. Fino al 1979 l'economia locale si reggeva sull'attività mineraria, le famiglie erano unite e molti giovani, dopo il ritrovo nella piazza del paese, andavano in Parrocchia. Alla festa di Santa Barbara, protettrice dei minatori e degli artificieri, il 4 dicembre, partecipavano in molti, i minatori e le loro famiglie e le maestranze degli stabilimenti di Aosta: circa 500 persone. Quando è stata chiusa la miniera, la statua di Santa Barbara che era all'ingresso della galleria di Colonna è ricollocata all'entrata laterale della chiesa di Cogne. La porta laterale era quella degli uomini che di solito stavano nei banchi vicino all'altare, mentre le donne entravano da quella principale e si disponevano dalla metà in giù della chiesa; quella laterale era dunque la porta dei minatori, che avrebbero ritrovato così la loro Santa, come quando entravano in miniera.

Poi, a poco a poco l'economia di Cogne si riconverte al turismo. Don Corrado Bagnod comincia a organizzare gite in montagna e accompagna gruppi anche in vetta al Gran Paradiso, il più facile dei quattromila, ma pur sempre un quattromila.

Di tutte le ascensioni quella che ricordava con più piacere è alla Tersiva, il sabato 27 agosto del 1994, con 300 persone al seguito. La settimana prima, domenica 21 agosto, Papa Giovanni Paolo II si era recato in visita a Cogne, una giornata memorabile per la piccola comunità che nel prato di Sant'Orso ha collocato una targa, a forma di libro, in ricordo di quell'evento.

In quell'occasione il Santo Padre benedice una statua della Madonna, in bronzo, a grandezza naturale. La statua viene quindi trasportata sulla vetta della Tersiva con l'elicottero e il sabato successivo 300 persone salgono sulla montagna con don Corrado Bagnod per l'inaugurazione. Da lassù telefonarono al Papa, che rispose «Io sono per boschi». Un signore vicino al parroco che reggeva il megafono seppe avvicinargli subito il microfono all'orecchio e tutti poterono sentire la telefonata in «viva voce».

A Natale per 40 anni don Corrado Bagnod ha organizzato dei presepi viventi a tema, con grandi scenografie dietro l'altare: dalle Tavole dei comandamenti, alla capanna a forma di Mondo, dai gigli alle margherite, dalle lettere «Pax» nel 1978, in occasione degli accordi di Camp David, a un televisore costruito nel 1984 per i 60 anni della Rai.

Sin dal suo arrivo a Cogne, don Bagnod ha anche ricoperto un ruolo importante per la locale casa di riposo. Gli fu affidata in gestione dall'allora vescovo monsignor Maturino Blanchet. Era in condizioni pietose e sul punto di dover chiudere. Con ripetuti interventi il sacerdote riuscì a rimetterla in condizioni accettabili, fino a quando, intorno agli anni Ottanta, venne ristrutturata radicalmente utilizzando anche la parte adibita a stalla, pollaio e fienile.

Purtroppo nel 2013 fu obbligato a chiuderla per l'impossibilità di adeguare la casa alle nuove disposizioni legislative in fatto di assistenza agli anziani, disposizioni che avrebbero richiesto ampliamenti e modifiche per altro non consentiti da altre leggi vigenti.

A don Corrado Bagnod si devono inoltre il restauro della chiesa parrocchiale, della canonica e di tutte le cappelle dei tanti villaggi.

Il 23 ottobre 2020 si ritira e si trasferisce al Priorato di Saint-Pierre dove trascorre serenamente gli ultimi anni.

I funerali vengono celebrati oggi, sabato 2 marzo alle 10 nella chiesa parrocchiale di Cogne. La salma di don Corrado viene tumulata, come da suo desiderio, nella cappella dei sacerdoti presso il cimitero di Cogne.

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