Ladislao Mastella: «Alla vigilia della Foire non dormo per l’emozione»
Ladislao Mastella lavora il legno da ormai cinquantotto anni. Ha iniziato a tredici anni, insieme al suo maestro Mario Stuffer, la cui presenza è tangibile nell'arte e nella casa dell’artista. La sua taverna a Quart è un museo di ricordi preziosi, le pareti sono tappezzate di premi e di fotografie. L’artigiano ha festeggiato l'anno scorso le nozze d'oro della Fiera di Sant’Orso, con i suoi 55 anni di partecipazione. «Quando ho iniziato, nel 1961, eravamo in meno di 300 artigiani. - racconta Mastella - La Fiera partiva da via Sant’Anselmo e arrivava alla Porta Pretoria, in cui la facevano da padrone la vannerie e tutto ciò che riguardava l’agricoltura, dai cesti ai sabot». Ladislao Mastella rileva che «Negli anni gli espositori sono cresciuti artisticamente. Purtroppo dalla Fiera sono spariti o sono poco presenti molti pezzi della tradizione, mi riferisco per esempio alle scale, alle scope di saggina e ai rastrelli».
Nonostante la grande esperienza e i tanti anni di partecipazione, per Ladislao Mastella l’emozione di partecipare alla Foire de Saint Ours si rinnova ogni anno. «La vigilia si passa la notte bianco. - rivela l’artigiano - Pensi a come sarà il posto, se hai finito tutto quello che dovevi fare... L’anno scorso ho chiesto ad un giovane se la notte aveva dormito e ha risposto di no, gli ho detto che io sono 55 anni che non chiudo occhio prima della Fiera!». Quest'anno l’artigiano porterà alla Millenaria 4 opere, delle quali quella principale è proprio dedicata a Sant’Orso. Il pezzo, realizzato con diversi materiali, si discosta dal consueto stile dell'artista. «Ho realizzato questo Sant’Orso con materiali esausti: essenze di larice e di abete unite a legni di recupero di pavimenti e boiserie… L’ho rappresentato con l’uccellino sulla spalla mentre dona gli zoccoli ai poveri, come narra la leggenda. L’ho fatto con una tecnica diversa perché adesso piacciono gli oggetti così. Ho iniziato con una serie di 15 pezzi raffiguranti soggetti di flora e fauna che sono stati molto graditi dal pubblico, quindi ho deciso di continuare». Insieme a quest’opera Ladislao Mastella porterà un gallo gigantesco, una ballerina e il forno del pane. «Quest’ultimo è stato realizzato per la mostra Pan de Bouque. - racconta - L’ho ricavato da un tronco di noce, con un diametro di 50 centimetri e un’altezza 60 centimetri. Ho rappresentato l’uomo che inforna e la donna che gli passa i pani, dietro ci sono una catasta di legna, il paiolo della polenta e una scala». Una scena della tradizione valdostana, con l’aggiunta di un piccolo tocco artistico: dal camino esce del fumo, dando l’impressione che il forno sia acceso e funzionante. Secondo Ladislao Mastella è proprio la fantasia che gli artigiani valdostani mettono nei loro lavori a caratterizzarli rispetto a quelli del resto d’Italia. «Parlando con artisti del Trentino, dicono che noi abbiamo tanta fantasia. Loro creano numerose opere ma con lo stesso soggetto, sono accademici e avendo studiato sono molto più precisi. Noi al contrario inventiamo opere con diversi soggetti in base alle richieste, al tema o anche solo al tipo di legno. Sperimentiamo, creiamo, siamo più ingegnosi. Gli altri artigiani pantografano, sono perfetti nella tecnica ma è tutto fatto in serie. Noi siamo più fantasiosi. Ci chiamano artisti ma noi siamo artigiani, artigiani del legno».