Il test del Dna fetale gratuito a tutte le donne in gravidanza

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La Giunta regionale, nella seduta di lunedì scorso, 5 febbraio, ha approvato l’inserimento nei Livelli essenziali aggiuntivi regionali dell’esecuzione del test del Dna fetale, o Nipt test (Non Invasive Prenatal Test), a tutte le donne in stato di gravidanza, residenti in Valle d’Aosta, indipendentemente dall’età e dai fattori di rischio della madre. «Con l’adozione del Test Dna fetale - sottolinea l’assessore alla Sanità Carlo Marzi - la Regione Valle d’Aosta si pone all’avanguardia in campo nazionale nell’offerta di esami prenatali, consentendo a tutte le donne in gravidanza la possibilità di effettuare esami non invasivi e gratuiti, in quanto totalmente a carico del Servizio sanitario regionale. La nuova tipologia di test, indolore e non invasivo, permette di analizzare campioni di Dna fetale attraverso un prelievo di sangue a partire dal primo trimestre di gravidanza. L’esame è considerato altamente efficace nell’individuare possibili alterazioni del feto (circa 99 per cento), evitando successivi esami invasivi».

Il test sarà proposto nell’ambito dei controlli prenatali e sarà effettuato, alle donne che lo desiderano, contestualmente al test combinato, intorno alla dodicesima settimana di gestazione, senza oneri a carico dell’assistita, attraverso l’istituzione dell’esenzione regionale dalla compartecipazione alla spesa sanitaria.

La decisione della Giunta regionale dà concretezza all’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio Valle nello scorso mese novembre, presentato dal consigliere di Forza Italia Mauro Baccega ed emendato nelle premesse in accordo con l'assessore alla Sanità Carlo Marzi. «La Valle d’Aosta è interessata da un importante calo di natalità e dobbiamo fare il possibile per sostenere le mamme e le famiglie. - aveva ricordato in aula il consigliere Mauro Baccega - Un passo importante è passare dall’amniocentesi, esame invasivo, all’analisi del Dna fetale con un semplice prelievo di sangue materno. L’esame però costa 750 euro, cifra che non tutte le famiglie possono affrontare. Per questo chiediamo che venga reso gratuito».

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