Un’officina per le “talpe” delle gallerie all’ex Alcan Il sindaco Fausto Francisca: “Viabilità da adeguare”

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Quello dei ponti non più in grado di tollerare un tonnellaggio di trasporti superiore a una certa misura è un problema che accomuna i Comuni di Borgofranco e Quincinetto, che devono fronteggiare lo scenario del transito di mezzi pesanti sulla loro strada statale o, peggio ancora, attraverso le carreggiate interne del paese, con evidenti conseguenze per quanto riguarda la sicurezza pubblica e stradale. Proprio un progetto di portata “colossale” come quello pensato dalla Cogeis di Quincinetto - volto a installare nel sito dismesso dell’ex Alcan di Borgofranco un’officina di revisione e di riparazione per “talpe meccanizzate”, ossia le macchine adibite allo scavo di gallerie e trafori nel cuore delle montagne - potrebbe rappresentare un problema a livello di impatto sulla strada statale e sulla viabilità in genere.

«Certo l’occasione di ospitare all’ex Alcan un tale impianto potrebbe essere ideale per tornare a parlare di un’adeguata azione sulla circolazione viaria. - considera il sindaco di Borgofranco Fausto Francisca, da sempre sensibile alla problematica del passaggio di pezzi pesanti all’interno del paese - Le nostre zone sono interessate alla circolazione di camion classificati come trasporti speciali nelle ore notturne, attraverso le vie cittadine, e i ponti attorno non sono più a norma per sostenere carichi anche di 80 tonnellate, come sarebbero quelli delle talpe meccanizzate». Evitare il transito attraverso il paese implicherebbe, come possibilità alternativa, la circonvallazione nord-sud di Borgofranco, con un sovrappasso sulla ferrovia, così da collegare autostrada e zona industriale, magari con passaggio da un casello, in modo da lasciare fuori la strada statale. Indicata sarebbe un’uscita a Baio Dora, che consentirebbe di passare sul fiume e giungere all’area industriale. Un’ipotesi simile confluirebbe con il progetto di liberalizzazione del tratto di autostrada tra Albiano, Scarmagno e Quincinetto ma, ricorda il primo cittadino, sarebbe necessario che gli enti interessati (Anas, Ferrovie Italiane, Città Metropolitana e Regione) si sedessero a un tavolo per valutare le soluzioni più ottimali al riguardo e individuare percorsi alternativi sicuri ed efficaci. A tutto questo potrebbe preludere proprio il progetto riguardante l’ex Alcan: la costruzione di una maxi officina, con capannone largo 2.500 metri per 15 di altezza, atta a cantierizzare macchine colossali, pesantissime e, appunto, di non facile trasporto. Secondo il cronoprogramma di lavoro, il taglio del nastro inaugurale dovrebbe essere a fine febbraio, dopo aver testato il carroponte (strumento per sollevare e spostare i materiali) e ultimata la costruzione degli uffici per il personale. In una tale realtà lavorativa potrebbero trovare impiego tecnici e specialisti, con salario anche di 2.500 euro, formati sul campo in affiancamento ai senior, adibiti alla revisione, alla manutenzione e al montaggio-smontaggio delle ciclopiche macchine scavatrici. Da qui l’esigenza di un rinnovamento del sistema viario e di trasporto territoriale, ora ancora inadeguato alla logistica richiesta da tali carichi e materiali fuori scala.

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