Alla scoperta dei 110 fontanili di La Salle
«Si l’eau qui coule dans nos fontaines représente le présent, celle qui continue est-elle perdue? Mais sans doute celle qui vient d’arriver sera bien donc l’avenir, ayez bien soins!». Comincia così il piccolo volume dal titolo «La Salle 110 batséi. Fontanili - fontaines» scritto dal sallerein Eliseo Lumignon (foto) con il sostegno della Regione e dell’Avas-Association Valdôtaine Archives Sonores, presentato venerdì 29 dicembre alla Maison Gerbollier in collaborazione con la Commissione della Biblioteca di La Salle. Partendo da una ricerca sistematica del territorio comunale durata diversi anni, l’autore ha voluto comprendere le funzioni attuali e passate dei 110 fontanili tuttora presenti, evidenziando le conseguenze dovute al mutamento delle esigenze della comunità in merito all’acqua e alla sua gestione. «A forza di sentire le persone lamentarsi dell’acqua sprecata delle fontane - afferma Eliseo Lumignon - ho voluto dimostrare che in realtà non è mai persa poiché fluendo ritorna al servizio di tutti, nel circolo della natura. Si tratta di un bene comune a cui chiunque può accedere: il fontanile è la massima espressione di democrazia». Il termine batséi deriva dal celtico bats (contenitore) e La Salle è una delle poche località valdostane ad aver mantenuto l’arcaico toponimo: ogni villaggio del comune si è dotato nei secoli di uno o più lavatoi, alimentati da fonti e sorgenti vicine o da ruscelli (ru), allo scopo di contenere grandi quantità d’acqua fino a 1.000 litri. La maggior parte dei batséi in alta Valle è stata realizzata intorno al 1880 dai fratelli Louis e Ambroise Béneyton (riconoscibili dalla sigla B.L.A.) che estraevano i lastroni di pietra in una cava a cielo aperto in località Chez-Perrod, tuttora ben visibile. In passato erano il fulcro della vita sociale della comunità: oltre ad accedervi per la propria igiene personale, per abbeverarsi e lavare i panni, si creavano spesso delle occasioni di incontro, divertimento e scambio di notizie e di informazioni. Il percorso alla scoperta della storia e delle funzioni dei batséi prosegue con la descrizione di tutti quelli presenti, suddivisi per villaggio, con le relative collocazioni, curiosità e qualche fotografia. «Essi sono un valore assoluto sul territorio e il fontanile che ho scelto come copertina, risalente al 1715, si trova a La Clusaz in stato di abbandono. - prosegue Eliseo Lumignon - Si tratta di una vera e propria espressione artistica della natura: l’acqua lasciata libera crea infatti un ambiente tutto suo, incredibile e ricco di vita». L’autore, attraverso le pagine del suo scritto, si appella inoltre ai responsabili delle amministrazioni e alla popolazione, rivolgendosi in modo particolare alle giovani generazioni, al fine di sensibilizzare e di recuperare, per quanto possibile, alcuni antichi sistemi di raccolta e distribuzione dell’acqua in senso comunitario a fronte delle variazioni climatiche in corso. «Suggerirei infine l’adozione di un protocollo per la gestione futura dei fontanili per preservare questa preziosa risorsa per l’intera comunità. - conclude Eliseo Lumignon - Già nel 1800 nel villaggio di La Saxe a Courmayeur vi era un regolamento con le indicazioni sui comportamenti sociali, sull’uso dell’acqua, la pulizia e la manutenzione dei lavatoi, con le relative sanzioni, a dimostrazione della vitale importanza della gestione dell’acqua. Ritornare ai regolamenti darebbe più valore a questo bene comune, per fruirne in modo democratico e sostenibile». Partendo da questo piccolo studio locale, l’autore organizzerà nei prossimi mesi una conferenza sul futuro dell’acqua a livello globale, con vari esperti del settore.