«Gestire il cambiamento climatico cogliendo le opportunità che potrà offrirci, come per esempio la destagionalizzazione»
Quali sono i principali dossier sul tavolo di Andrea Cargnino?
«Fondazione Montagna sicura - risponde il nuovo Presidente - continua ad essere impegnata sui dossier istituzionali che riguardano la neve e le valanghe - dall’emissione del Bollettino valanghe all’aggiornamento del Catasto valanghe -, la glaciologia, l’attenzione alle situazioni di rischio glaciale e agli effetti del cambiamento climatico sui territori montani.
In tali ambiti viene dato rilievo alle attività di ricerca applicata a situazioni reali, per dare delle risposte concrete e innovative, anche dal punto di vista tecnologico. Anche la formazione è un altro ambito di interesse strategico e viene intesa come disseminazione delle conoscenze e loro condivisione locale.
Molto importante è la nostra partecipazione ai progetti europei: progetti di cooperazione europea, fondi Fesr di ricerca, Pnrr. Siamo infatti coinvolti con Arpa Valle d'Aosta per definire un nuovo progetto di ricerca incentrato sul monitoraggio satellitare del territorio e nell'avvio del progetto Agile Arvier che ci vedrà intervenire in diversi settori di ricerca sugli effetti del cambiamento climatico, anche attraverso azioni di sensibilizzazione della popolazione».
Il cambiamento climatico è evidente per chi, come voi, studia i ghiacciai. Come spiegare possibili conseguenze all’uomo della strada?
«Il cambiamento climatico è per noi una realtà quotidiana, non una prospettiva futura. Con gli altri enti aderenti alla Cabina di Regia dei Ghiacciai Valdostani, attraverso il sito web SottoZero, vengono divulgati in maniera sintetica e intuitiva, attraverso 14 semplici indicatori e infografiche accattivanti, i risultati degli studi e dei monitoraggi annuali condotti. Tale report consente a chiunque di valutare lo stato di sofferenza dei 184 ghiacciai valdostani.
“L'uomo della strada” è disorientato perché sollecitato da cattivi messaggi, fake news e teorie divulgate da pseudo scienziati. Il nostro compito è invece volto a fornire informazioni basate su dati scientifici. Stiamo investendo molto nella comunicazione social, per lanciare un messaggio nuovo e supportato da basi scientifiche ai vari fruitori della montagna.
Riteniamo inoltre fondamentale un coordinamento della rete valdostana dei vari Enti che lavorano su queste tematiche. Questa rete ci vede collaborare attivamente con Arpa Valle d'Aosta, il Forte di Bard, il Museo regionale di Scienze naturali, le guide alpine, i maestri di sci e il Soccorso alpino valdostano, per condividere, sotto il coordinamento della Regione, un messaggio unitario e leggibile per tutti.
Un messaggio troppo allarmistico deve essere rivisto. Stiamo collaborando con Fondazione Courmayeur per un ciclo di eventi annuali su “come comunicare il cambiamento climatico”. Dopo una prima edizione del 2023, a giugno 2024 ritorneremo sul tema, proponendo una nuova lettura, incentrata sul concetto dell'adattamento al cambiamento climatico. La nostra azione, infatti, deve essere volta a supportare il vivere in montagna con un adattamento informato agli effetti del cambiamento climatico. Centrale in questa prospettiva sarà anche il lavoro in corso con Regione, Arpa e Celva, nell'ambito dell’attuazione della Strategia regionale di adattamento al cambiamento climatico».
Come consolidare e diffondere la cultura della sicurezza?
«Il consolidamento e lo sviluppo della cultura della sicurezza in montagna è lo scopo principale di Fondazione Montagna sicura. L’obiettivo è fornire messaggi chiari partendo dall'educazione nelle scuole sino a raggiungere residenti e turisti. Molto forte è, in tale ambito, la nostra collaborazione con il Soccorso Alpino Valdostano (Ente socio di Fondazione) e con la Protezione Civile valdostana.
Il progetto denominato PrévRisk-cc è proprio incentrato su questi aspetti. A fronte di un approfondimento scientifico dei rischi naturali provocati dal cambiamento climatico è anche prevista l’organizzazione di una vasta campagna di sensibilizzazione e formazione delle collettività locali. Si tratta di un progetto transfrontaliero che vede coinvolti gli organismi francesi, svizzeri e italiani associati all’Espace Mont Blanc».
Avete in mente delle iniziative per i più giovani, per gli studenti?
«Le scuole e i giovani sono sicuramente un target prioritario per Fondazione Montagna sicura. Con la Sovrintendenza agli Studi stiamo gestendo il progetto Alcotra Respiration Jeunesse che prevede l’attivazione di stage sul cambiamento climatico e di avvicinamento alle professioni di montagna con il coinvolgimento di 150 studenti delle scuole medie che si recheranno per 3 giorni in Savoia. Questo è solo un esempio di un percorso in cui crediamo molto. L'educazione alla vita in montagna e la sensibilizzazione al ruolo fondamentale dei professionisti della montagna è una nostra priorità».
Turismo in montagna e alpinismo, il futuro è a rischio?
«La nostra azione è volta a supportare le condizioni per una montagna viva ed abitata nella quale operano professionisti debitamente formati. La chiave di lettura deve essere l'adattamento. È chiaro che gli effetti del cambiamento climatico impattano ed impatteranno sempre di più sulla nostra montagna. Occorre gestire questo cambiamento cogliendo le opportunità positive che potrà offrirci quali ad esempio la valutazione delle possibilità di destagionalizzazione e di diversificazione delle varie pratiche, agendo in rete e con senso di collettività, trovando soluzioni compatibili con uno sviluppo sostenibile dei nostri territori. Per concludere, occorre gestire il cambiamento e valutare la sostenibilità a tutti i livelli delle nuove scelte, agendo in rete e con spirito di comunità, avendo fiducia sulle indicazioni scientifiche che vengono formulate dai nostri tecnici».