«Il segreto del silenzio che si fa lode»

«Il segreto del silenzio che si fa lode»
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La Diocesi di Aosta ricorda con un libro, ad un anno della sua scomparsa avvenuta il 31 dicembre 2022, il Papa emerito Benedetto XVI che per tre anni trascorse a Les Combes di Introd brevi periodi di riposo. Il libro dal titolo «Il segreto del silenzio che si fa lode», curato da Ezio Bérard ed edito dalla tipografia Duc, raccoglie le parole che il Pontefice espresse in Valle d’Aosta negli anni 2005, 2006 e 2009.

«Non è difficile immaginare come la presenza di un Pontefice - scrive nell’introduzione l’autore - abbia lasciato nella comunità dei credenti che lo ha, a suo tempo ospitato, impronte spirituali e ricordi significativi. Oggi rileggendo le sue parole, la sensazione è quella di riassaporare pensieri che a distanza di anni sono ancora di grande attualità, motivo di meditazione, di approfondimento, di crescita».

Nel libro viene messo in evidenza che ogni anno, oltre alla recita degli Angelus domenicali e delle conseguenti catechesi, dove ha parlato delle vacanze come occasione per lasciare spazio alla riflessione e alla preghiera, della devozione alla Madonna, Madre di Dio, dei giovani, delle famiglie, dei nonni «depositari e spesso testimoni dei valori fondamentali della vita», Papa Benedetto XVI ha lasciato alcune tracce di riflessioni significative: nel 2005, lunedì 25 luglio, nella chiesa parrocchiale di Introd incontrò il clero valdostano. Il suo intervento sulla mancanza di vocazioni nel mondo occidentale e le risposte date alle domande fatte dai parroci resero quell’evento, un fatto che prima catalizzò l’attenzione dei media e in seguito quella degli studiosi.

L’anno successivo, domenica 23 luglio 2006, a seguito della difficile situazione internazionale, parlò di pace con accorati appelli per il cessate il fuoco in Libano e per un immediato avvio dei negoziati. Nel pomeriggio si recò nella chiesa di Rhêmes-Saint-Georges per una speciale preghiera per la pace dove sottolineò che «Alla violenza bisogna rispondere con l’amore che arriva sino alla morte, come quello di Cristo. Questo è il modo umile di vincere di Dio, non con un impegno più forte, ma con l’amore sino alla fine. Questo è il vero modo di mettere fine alla violenza e vincere il male». Sempre nel 2006 visitò le carmelitane del monastero del Villair di Quart, le benedettine del monastero di Saint-Oyen e i canonici dell’Ospizio del Gran San Bernardo. A loro affidò il compito di pregare per la situazione in Medio Oriente e per la situazione della Chiesa in Italia e in tutta Europa.

Nel 2009, nonostante un infortunio avvenuto il 17 luglio nella villetta di Les Combes (caduta accidentale con frattura scomposta al polso destro) mantenne tutti gli impegni previsti: la recita del primo Angelus a Romano Canavese, paese natale del Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone e venerdì 24 luglio i Vespri nella Cattedrale di Aosta. In quest’ultima occasione parlò delle famiglie in difficoltà, della crisi economica e delle violenze in atto in diverse parti del mondo. «Una società senza Dio è una società senza bussola. Una società incapace di trovare un orientamento per affrontare la crisi economica del presente ma anche i drammi, le sofferenze, le ingiustizie di cui soffre il mondo. Una relazione quella con Dio, senza la quale anche le altre relazioni non hanno la forma giusta. Per questo dobbiamo portare nel nostro mondo la realtà di Dio e farla conoscere».

Nel titolo scelto per il libro l’autore ha voluto sottolineare l’importanza del silenzio davanti agli spettacoli della natura definiti «un meraviglioso libro alla portata di tutti. Chiediamo alla Vergine Maria di insegnarci il segreto del silenzio che si fa lode, del raccoglimento che dispone alla meditazione, dell’amore per la natura che fiorisce in ringraziamento a Dio. Potremo così più facilmente accogliere nel cuore la luce della verità e praticarla nella libertà e nell’amore».

L’autore Ezio Bérard conclude la presentazione ricordando che «Queste pagine vogliono essere un piccolo e semplice omaggio al Pontefice emerito e allo stesso tempo uno stimolo per noi a ritrovare, attraverso il ricordo della sua presenza, gli insegnamenti che ci ha voluto lasciare».

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