Ezio Donzel, leader preparato e uomo di carattere Una vita per il Savt, passando per tante battaglie

Ezio Donzel, leader preparato e uomo di carattere Una vita per il Savt, passando per tante battaglie
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Ezio Donzel non era un interlocutore facile per nessuno. Intanto perché si presentava alle riunioni sempre preparato, conoscendo bene la legislazione del lavoro e abbinandola a quella regionale, poi perché il carattere non era sicuramente arrendevole, più da attaccante che da difensore.

In anni - dai Settanta ai Novanta - durante i quali le diverse sigle sindacali partecipavano attivamente alla politica regionale e alle sue scelte, coinvolte in ogni decisione, basti ricordare l’acquisto del 1993 dell’area Cogne, Ezio Donzel rappresentava un elemento scomodo nella discussione ma leale negli accordi che poi venivano raggiunti, uomo di parola, come usava un tempo. Con il sigaro toscano all’angolo della bocca, la voce tonante e, a volte, qualche pugno sul tavolo, sapeva prendersi la scena, momento dopo momento, imponendo la propria personalità ed esprimendo il dissenso anche quando le proposte arrivavano da amministratori amici. Pure in questi casi Ezio Donzel non guardava in faccia nessuno e puntava sempre al bottino pieno, per poi sfruttare la negoziazione per portare a casa il risultato desiderato.

Concreto di carattere fin da ragazzo, nato ad Aosta il 4 febbraio del 1951, da Charvensod approda subito dopo le scuole medie nel mondo del lavoro. Il papà Luigi, per tutti Vigio, è operaio alla Cogne oltre che viticoltore e lui ne seguirà le orme, sia in fabbrica dal 1965 al 1973 che in vigna a La Perrie. Abita con Vigio e la mamma Tersilla Viérin nella casa che hanno costruito alla fine degli anni Quaranta all’ingresso del capoluogo e studia quanto basta per diplomarsi geometra. Nel 1973 è un ventiduenne che ama la montagna e l’alpinismo, il calcio e il fiolet: eppure il Savt punta su di lui e lo nomina responsabile del Settore industria e costruzioni, all’epoca settore trainante dell’economia valdostana.

Le aziende, in particolare la Cogne e l’Ilssa, come tante altre, sono in sofferenza, le tensioni sociali e sindacali raggiungono livelli elevati, chiudono le miniere di Cogne, ad Aosta si costruiscono condomini dopo condomini. E’ un banco di prova particolarmente impegnativo per il giovane Ezio Donzel ma il carattere è veramente tosto, anzi nel gennaio del 1980 anche le altre sigle lo vogliono segretario della FLM, la Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici, e ricopre la carica in un momento molto difficile fino all’aprile del 1983, quando il Savt lo designa al vertice del sindacato autonomo valdostano.

Ezio Donzel si trova coinvolto in un gruppo molto affiatato dove le amicizie sono importanti. Tra i tanti Felice Roux, Giorgio Rollandin, François Stevenin, Firmino Curtaz, Dino Viérin, Ennio Pastoret, Guido Corniolo, Aldo Cottino, Ivo Guerraz, Valentino Lexert, Enzo Blessent, in un orizzonte ampio che lo accompagna in battaglie di principi e di sostanza, come il no al progetto delle Olimpiadi, il forte impegno per la cultura, la revisione dei contratti regionali, la creazione del comparto unico, l’autonomia finanziaria degli enti locali. In queste iniziative Ezio Donzel è partecipe con le sue idee e l’entusiasmo, anche se alcune vedranno la luce dopo la fine della sua esperienza di segretario del Savt, concomitante con la delusione per il risultato delle elezioni regionali del 1993, quelle delle 2 preferenze, quando raccoglie 975 voti personali nella lista dell’Union Valdôtaine, meno di quanto atteso, piazzandosi 18esimo.

Però la sua preparazione nell’ambito delle politiche del lavoro gli garantisce un ruolo di primo piano negli anni successivi, con le presidenze dell’Agenzia Regionale delle Relazioni Sindacali e del Projet Formation, attività che svolge con l’entusiasmo e la competenza che mette pure nella coltivazione della vigna che papà Vigio, scomparso nel novembre 1981, gli ha lasciato. Il suo celebre Müller Thurgau è un argomento che lo appassiona, come la partecipazione alle vicende della cooperazione nel settore, con la fondazione della Cave des Onze Communes di Aymavilles della quale è consigliere e vice presidente dal 1996.

Marito di Olga Brunod e papà di Denise dal 1981, negli ultimi anni Ezio diventa il nonno felice di Annie e André Rosset, i figli appunto di Denise e Paolo, che accompagna felice in montagna anche se la salute con il tempo comincia ad abbandonarlo così come l’amata vigna, suo rifugio prediletto, che non riesce più a coltivare. A fine novembre l’ultima uscita con gli amici di sempre, per il compleanno di Dino Viérin, pochi minuti per salutare tutti, una sorta di commiato generale prima dell’ictus che dopo un lungo ricovero se lo è portato via nella serata di martedì 2 gennaio, con il funerale celebrato a Charvensod giovedì scorso. Le ceneri di Ezio Donzel in primavera saliranno nel vallone di Comboé dove incontreranno il vento.

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