Sacchetti a pagamento per frutta e verdura Lamentele anche da parte dei commercianti
Un vero e proprio «balzello» per i clienti dei super ed ipermercati. Una spesa in più di pochi centesimi, che però ha scatenato la rabbia dei consumatori italiani. In estate il Parlamento ha approvato il decreto Mezzogiorno che contiene il recepimento della direttiva 720 che, nella legge italiana, impone dal 1° gennaio l’uso esclusivo di plastica biodegradabile per i sacchettini «ultraleggeri» con i quali si pesano e si prezzano i prodotti sfusi come pane, ortaggi, frutta. La legge impone che questi sacchetti vengano pagati dal consumatore. Non fissa alcun prezzo e non dà un costo massimo. Generalmente siamo su cifre tra 1 e 3 centesimi a sacchetto. Si tratta di una spesa che annualmente si aggirerà sui 13 euro a famiglia. Il tutto, secondo il legislatore, nell'ottica di una drastica riduzione del consumo di plastica, dato che secondo una ricerca dell'Osservatorio di Assobioplastiche, si utilizzano in media 150 buste a testa, per un totale annuo che si aggira tra i nove e i dieci miliardi di unità. I sacchetti biodegradabili invece possono essere riutilizzati per la raccolta organica dei rifiuti domestici. E la domanda che i clienti si pongono è una: questa spesa non se la potevano accollare i supermercati? Assolutamente no, anzi: per gli esercenti che pensano di non farli pagare sono pronte multe salatissime che vanno da 2.500 fino a 25mila euro, e che possono arrivare a 100mila euro se la violazione riguarda quantitativi ingenti.
«Non è certo una situazione piacevole, - dice Alessandro Pluda, titolare del supermarket Conad a Sarre - poiché i clienti hanno pensato che fosse un imposizione del gestore e non del governo. Ora l'hanno capito ma nella massa c'è ancora chi crede l'opposto. Questo nuovo balzello ha fatto più scalpore di quando arrivarono gli “shopper” a pagamento e noi tra l'altro abbiamo le mani legate poiché non possiamo scontarlo neppure come forma di promozione».
Anche Chiara Celesia, responsabile vendite del Gros Cidac ad Aosta, ammette che «l'obbligo di far pagare i sacchetti ha di certo creato un po' di scompiglio tra i nostri clienti e solo adesso, dopo i nostri chiarimenti, c'è chi l'ha capito, anche se molti non lo accettano per principio. Pure l'informazione, secondo me, è stata un po' tardiva, - continua Chiara Celesia - dato che ne abbiamo avuta conoscenza pochi giorni prima dell'entrata in vigore, cioè dal 1° gennaio di quest'anno. E' comunque una spesa anche per noi gestori dal momento che ogni sacchetto ci costa dai 3 ai 4 centesimi l'uno e lo rivendiamo ai clienti a molto meno. A me piace pensare che tutto ciò viene proposto per un discorso ecologico, anche se credo che vi siano comunque tanti altri passi da fare in questa direzione».
Le statistiche dicono che 6 italiani su 10 si dichiarano favorevoli all'introduzione a pagamento dei sacchetti in materiale biodegradabile, il 59 per cento giudica il costo di 2 centesimi del tutto accettabile mentre solo il 13 per cento si dichiara nettamente in disaccordo.