Marco Camandona in cima al Monte Vinson Manca solo un tassello per le «Seven Summits»

Nei giorni scorsi Marco Camandona ha chiuso la sesta tappa del suo personale «Seven Summits», la scalata delle montagne più alte di ciascun continente.

Sette cime da conquistare, sette tappe nei vari continenti. Simboliche perché rappresentano i punti più alti delle varie zone del mondo. Marco Camandona torna oggi, sabato 23 dicembre, da quella sicuramente più remota ed estrema, in Antartide dove è salito in cima al Monte Vinson, a 4.892 metri di quota, una montagna poco più alta del Monte Bianco, ma che è immersa in una vastità di ghiaccio e di nulla. Le condizioni ambientali del Monte Vinson lo rendono un passaggio non banale nel mondo dell’alpinismo: temperature proibitive, distese di neve e ghiaccio, distanze di decine di chilometri.

Il Monte Vinson, scalato per la prima volta nel 1966, per Camandona è il penultimo tassello delle Seven Summits: al fuoriclasse valdostano manca ora solamente la Piramide Carstensz (Puncak Jaya) nella Nuova Guinea Occidentale (amministrativamente in Indonesia), sull’isola di Papua, che con i suoi 4.884 metri è la montagna più alta dell’Oceania.

Scialpinista e alpinista, con 10 Ottomila nella sua personale collezione Marco Camandona è tra gli scalatori italiani con maggior esperienza nel campo dell’himalaysmo. Ma le qualità di Marco Camandona non si riassumono con i numeri. Umile, sempre disponibile, amante della montagna a tutto tondo. Da diversi anni è impegnato nel sociale - vedi il progetto Sanonani in aiuto della Sanonani House, una casa famiglia nella periferia di Kathmandu -, ogni spedizione offre l’occasione per ritrovare vecchi amici e scoprire nuove storie. Molti lo chiamano “maestro” per la sua instancabile attività che ha portato a galla il talento di molti giovani promesse dello sci alpinismo e dell’alpinismo.