Ilvo Berthod, che credeva nello sport che diventa turismo e opportunità di crescita per la comunità

Ilvo Berthod, che credeva nello sport che diventa turismo e opportunità di crescita per la comunità
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Ilvo Berthod ha rappresentato per gli sport invernali della Valle d’Aosta l’uomo della svolta, il primo presidente arrivato ai vertici di un movimento - che contava settemila tesserati e oltre sessanta società - da un piccolo paese come Valsavarenche e da un altrettanto piccolo club, che si occupava esclusivamente di fondo. Lo chiamarono il “presidente fondista” perché prima di lui nessuno che non fosse espressione dello sci alpino aveva occupato un posto che all’epoca era veramente importante, considerato come gli sport della neve avessero un ruolo preminente nella regione, rappresentando per un bravo atleta pure una prospettiva di lavoro nei corpi sportivi militari. Anche nella politica Augusto Rollandin, presidente della Regione dal gennaio del 1984 aveva con la sua nomina interrotto quarant’anni di potere della “bourgeoisie” aostana e così fu per Ilvo Berthod, successore a Cogne nello stesso anno del medico Umberto Parini. Peraltro sia Rollandin che Berthod arrivavano da realtà di montagna molto legate allo sci nordico e la loro voglia di fare portò subito a risultati straordinari da un punto di vista organizzativo, come per la Coppa del Mondo le cinque gare di fondo a Cogne nel dicembre 1984 e 1986 e le cinque competizioni nello sci alpino a Courmayeur dal dicembre 1984 al dicembre 1988.

Ilvo Berthod si impegnava sempre in prima persona nelle relazioni e nella ricerca di consenso a livello internazionale. In quegli anni l’Asiva era ancora promotrice della Coppa Consiglio Valle, la classica del fondo valdostano, abbinata a volte ai Campionati Italiani Assoluti come successe nel 1987 con la 30 km disputata a Estoul di Brusson sul tracciato studiato da Gianfranco Stella e Franco Viérin. Tempi diversi e uomini diversi, Ilvo Berthod era il primo a prendere l’auto e a partire in Francia, in Svizzera, in Austria, in Trentino e in Alto Adige, dove a Castelrotto assistette alla prima partenza in linea nella storia della Coppa del Mondo: la sua mentalità di atleta, allenatore, dirigente, come anche di sindaco e guida alpina, uomo della montagna a tutto tondo, lo portava sempre a privilegiare il rapporto diretto e così in Valle d’Aosta arrivarono le Coppe del Mondo ed i fuoriclasse per la Coppa Consiglio Valle e per manifestazioni promozionali, come la Marciagranparadiso e la spettacolare staffetta in notturna di Saint-Nicolas.

Furono anni magnifici, di grande fermento, con l’Asiva che prima di tutto era una famiglia, allargata a presidenti indimenticabili come Cenzino Vuillermin a Brusson, Grato Chatillard a Torgnon, Enrico Pignatelli ad Aosta, Italo Limonet a Donnas, Rinaldo Desayeux a Châtillon, Franco Revel a Morgex, con l’insostituibile presenza della segretaria Paola Simone Faccarello, di Oreste Riconda, dei mitici giudici Romildo Imperial, Luigi Francesconi e Mario Boniface, di allenatori di altissimo livello come i fratelli Carlo e Sergio Favre, Mauro Cornaz, Lorenzo Cancian, Roberto Fiabane ed Amato Cerise.

Ilvo Berthod li convolse tutti nel 1988 nelle celebrazioni del quarantennale del Comitato Valdostano, un evento che portò alla realizzazione del libro ancora oggi attuale. Era nato a Montovert di Villeneuve il 20 gennaio del 1940, figlio di Augusto e Romilda Chabod, vicino all’antica strada che saliva nella sua valle, la Valsavarenche. Come il fratello Primo, di tre anni più vecchio, del 7 gennaio 1937 ma venuto al mondo a Fenille il villaggio di famiglia, divenne guida alpina, seguendo l’esempio di Primo aspirante dal 1955, appena diciottenne. Ma il primo amore di Ilvo è sempre stato il fondo, spinto da “Mile Pantillon”, cioè Emile Blanc, lo storico presidente dello Sci Club Valsavarenche che accompagnava i suoi ragazzi nelle varie competizioni con l’Ape attrezzato di panchette e un telone per proteggerli dal freddo, altro che oggi. Per Ilvo Berthod i primi Campionati Valdostani sono nel 1952, entra tra i migliori dodici della finale e conclude dodicesimo, tuttavia lui sa cosa vuol dire impegnarsi e nel 1953 a Valgrisenche è terzo, iniziando di fatto una bella carriera che lo porterà fino all’azzurro negli juniores nel 1958 con il bronzo tricolore nel 1959 in staffetta insieme a Giancarlo Rigollet e Filiberto Chatrian. Nel 1960 è a Moena nelle Fiamme Oro chiamato da Innocenzo Chatrian, il campione di Torgnon, poi dopo due anni il rientro a casa, l’attività come impresario edile e nel 1963 il corso da aspirante guida. Nel 1965 Valsavarenche punta su di lui e diventa sindaco, appena venticinquenne, proprio nell’anno del suo matrimonio - a dicembre - con Gabriella Chabod, sorella di Velia e Rina che, con i rispettivi mariti Angelo Vicari ed Ezio Cerise, formano con Ilvo un sodalizio molto unito.

Per Ilvo Berthod l’impegno in Comune non ostacola la passione per la montagna ad alto livello. Diventa guida nel 1967 e con il compagno di cordate Biagio Dupont e il fratello Primo è autore delle prime invernali al Fourquin de Bioula e alla nord della Becca di Monciair, oltre che accompagnatore di molti clienti sul Gran Paradiso e la Grivola, comprese le pareti nord, sul Cervino e sul Monte Bianco. Rieletto sindaco nel 1970 lascia nel 1973, quando diventa maestro di sci di fondo, poi allenatore regionale e quindi nel 1976 presidente dello Sci Club Valsavarenche dopo Emile Blanc. Nel frattempo nel 1968 entra nel consiglio dell’Asiva e lì rimane per due mandati per diventare responsabile del fondo dal 1980 al 1984, quando appunto viene eletto presidente.

All’epoca, a partire dal 1976 è il gestore del Rifugio Vittorio Emanuele, una delle strutture più frequentate delle montagne valdostane, dove viene affiancato dai fratelli Remo e Renzo Blanc. Un lavoro durissimo, con le sveglie nel pieno della notte per servire le centinaia di alpinisti che si incamminano verso la via normale del Gran Paradiso, estati di grande lavoro ed inverni a seguire i ragazzi del fondo, a pensare a nuovi tracciati come quelli del piano di Dégioz e di Pont, credendo sempre nello sport che diventa turismo e opportunità di crescita per la comunità.

Ed è proprio in quest’ottica che Ilvo, Biagio e Primo pensano alla costruzione di un nuovo rifugio. Non hanno trent’anni ma hanno chiaro l’obiettivo di offrire una nuova opportunità agli amanti della montagna, sfruttando il fascino del massiccio del Gran Paradiso e delle sue tante vette. L’idea risale al 1967 ed è quella di realizzarlo utilizzando il sentiero che sale all’alpeggio di Lavassey partendo dal pianoro di Pravieux e Terré, dove la valle si apre dopo la stretta di Eaux Rousses. I lavori iniziano nel 1976 e nell’estate del 1985 viene inaugurato il Rifugio Federico Chabod, dedicato a un valsavarein famoso. Per Ilvo Berthod è la sua creatura, il luogo del cuore come anche una sfida perché deviare parte della clientela dal famosissimo Vittorio Emanuele non è semplice. Come avvenne in Asiva e per le grandi gare del fondo, bisogna cercarli questi clienti e così i contatti si moltiplicano, favoriti dalla facilità di Ilvo Berthod nelle relazioni personali, il risultato è un successo, ora affidato alla figlia Tiziana, al genero Andrea Benedetti e alla nipote Veronica, mentre l’altra figlia Loredana con il suo animo artistico si occupa de L’Abro de la Leunna, brasserie a pochi passi dallo storico ristorante delle sorelle Chabod che a Dégioz ha rappresentato una tappa irrinunciabile per generazioni di valdostani e turisti.

Ancora sindaco dal 1993 al 1997, più volte assessore, Ilvo Chabod tra i tanti meriti ha avuto quello di credere nello sviluppo giovanile del biathlon affidato a Fabio Cavagnet e Nando Laurent, di sostenere con Riccardo Borbey la pratica dello slittino, sport ora scomparso, di abbracciare nel suo mandato il primo campione del mondo del fondo valdostano Marco Albarello come pure il primo nostro leader di Coppa del Mondo nella storia dello sci alpino Richard Pramotton. Ilvo Berthod ha veramente vissuto tante vite in una, tutte unite da un’amore sconfinato per la montagna in tutte le sue espressioni e dall’amore per una terra difficile come quella di Valsavarenche. Con gli occhiali sulla punta del naso immerso nelle pagine del giornale a cercare con i suoi occhi azzurri le notizie dello sport è stato in qualche modo artefice anche della promettente, speriamo sempre di più, carriera di Hans Nicolussi Caviglia, perché fu l’amicizia tra Ilvo e Franco Caviglia ad avvicinare quest’ultimo - genovese con casa a La Salle - a Valsavarenche, prima al Rifugio Chabod e poi nella gestione del Camping Gran Paradiso dove la figlia Barbara ha conosciuto Stefano Nicolussi, diventando nel 2000 la mamma e il papà di Hans.

Ilvo Berthod - stella d’oro del CONI per meriti sportivi, indimenticato presidente e dirigente degli sport invernali valdostani - si è spento al Beauregard di Aosta nella serata di martedì scorso e ieri, venerdì, è stato salutato nella grande chiesa di Valsavarenche. Per l’ultimo viaggio ha voluto indossare la divisa da guida, l’abito che più di tutti simboleggiava per lui il rapporto con la montagna.

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