«Le Alpi sono un luogo paradossale dove i confini si confondono»

«Le Alpi sono un luogo paradossale dove i confini si confondono»
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Dal 2019 la piattaforma europea le Grand Continent, fondata a Parigi da un giovane valdostano, Gilles Gressani, è diventata un caso editoriale. “Rivista di riferimento per il dibattito strategico, politico e intellettuale su scala continentale” secondo la Presidenza della Repubblica francese, questa nuova pubblicazione digitale “prosegue l'avventura delle grandi riviste intellettuali del XX secolo” secondo Le Monde.

Dal 2022 il Grand Continent organizza un premio letterario unico nel suo genere: le delibere della giuria e la cerimonia di premiazione si svolgono in Valle d'Aosta, di fronte al Monte Bianco, a 3.466 metri di altitudine. Da quest’anno, grazie a un partenariato con la Regione Valle d’Aosta, un nuovo evento internazionale si svolge nella sequenza del premio, tra il Grand Hotel Billia e Skyway Monte Bianco.

«Il Summit Grand Continent in Valle d’Aosta è un nuovo spazio di scambio unico nel suo genere, che incoraggia e facilita il dialogo tra europei e tra l’Europa e il mondo. - riferisce Gilles Gressani - Pensato da una rivista riunirà grazie a un partenariato con la Regione Valle d’Aosta da quest’anno sulla base di un’esigenza intellettuale singolare 130 personalità politiche, scientifiche e intellettuali di alto livello che desiderano tracciare un percorso comune nelle difficoltà del contemporaneo. Atelier, workshop, sessioni di scambio informali: l’idea è di contribuire alla costruzione di un affectio societatis europea in un quadro magnifico, in cui è possibile “prendre de la hauteur”».

Perché avete voluto organizzare questo Sommet in questo periodo così delicato?

«Il nostro continente sta affrontando degli choc profondi, delle transizioni che accelerano. Tutto cambia: la scacchiera, le pedine, le regole del gioco. Un ordine scompare, un altro sta nascendo. Le nostre domande precedono un cambio di rotta. Ma il futuro non si potrà più improvvisare. Cerchiamo di contribuire a prepararlo, anche con questo nuovo formato. Grazie alle nostre pubblicazioni e al loro effetto nello spazio pubblico, il Grand Continent ha riunito negli scorsi tre anni milioni di lettrici e lettori e migliaia di firme.

Pur nella loro pluralità di approcci e orientamenti politici, convergono spesso verso una direzione comune: nell’interregno, come possiamo organizzare il nostro continente? Abbiamo voluto creare un contesto in cui discutere in modo anche molto intenso. Senza dimenticare che per pensare su scala continentale, bisogna cominciare dal territorio».

Nomi importanti per questa prima edizione.

«Kaja Kallas capo del governo dell’Estonia, Josep Borrell, capo della diplomazia europea, pronunceranno due discorsi importanti. Ci sarà una decina di ministri in carica di molti paesi europei: il ministro degli Affari esteri e la ministra della difesa spagnola, la ministra dell’Europa Laurence Boone, Thomas Dermine ministro federale belga per la ripresa economica e gli investimenti strategici e molti altri ministri o segretari di Stato europei tra cui Portogallo, Slovenia, Moldavia. Abbiamo ugualmente degli ospiti internazionali come la consigliera della Casa Bianca di Joe Biden Jennifer Harris. O delle figure chiave del mondo dell’industria e dell’investimento da Odile Renaud-Basso, presidente della BERD a Guillaume Faury CEO di Airbus o Stefano Pontecorvo presidente di Leonardo. La lista è ancora molto lunga ma non posso non citare alcune delle firme chiave della rivista, come la professoressa Anu Bradford, lo scrittore Giuliano da Empoli, lo storico Niall Ferguson, l’economista Isabella Weber, la filosofa Lea Ypi, l’analista Brad Setser o Barbara Cassin, membro dell'Accademia francese. Non mancheranno anche molte personalità di grande esperienza come Romano Prodi, Enrico Letta e Michel Barnier».

Gli europei si sono risvegliati dall’illusione di vivere in un’oasi protetta da guerra, choc ambientali, crisi energetiche e migratorie. E’ d’accordo con questa valutazione?

«La dislocazione dell’ordine emerso alla fine della guerra fredda ha costretto l’Unione europea e i paesi che la compongono a cercare di collocarsi in modo nuovo. Si delineano delle tendenze convergenti che determinano quella che potremmo definire, mutuando dalla nozione di transizione ecologica, ormai chiaramente baricentro e punto prospettico delle politiche europee, una “transizione geopolitica”.

Questa prima edizione del Summit avrà come sottotitolo “costruire l’Europa in un mondo frammentato”.

A sei mesi dalle elezioni europee, l’Unione deve affrontare tre trasformazioni profonde: la transizione geopolitica; la transizione ecologica; la transizione digitale. Dall’allargamento al suo rapporto con i Sud del mondo, dalla potenza della letteratura attraverso il Premio letterario Grand Continent al futuro del Green Deal o dell’IA, ci proponiamo di guardare dall’alto i temi che strutturano le nostre vite».

Perché avete scelto la Valle d’Aosta?

«Non si potrà pensare la transizione geopolitica o ecologica, senza pensare in modo multiscalare, senza pensare allo sviluppo e alla politica in modo territoriale, senza ricucire e riallacciare i territori. Per questo in apertura del Sommet abbiamo voluto consacrare una sessione alla questione dell’integrazione alpina nella nuova agenda strategica europea. Sarà un’occasione concreta per parlare di un tema spesso derubricato a non prioritario.

In questo abbiamo cercato di ritornare a una vecchia intuizione, propria del genius loci. Aosta è stata costruita su un accampamento romano perfettamente situato all'incrocio tra la via che porta alla Francia e quindi all'Europa occidentale e atlantica, la via che porta alla Svizzera e quindi all'Europa centrale e settentrionale, e la via latina che porta a Roma, al Mediterraneo e quindi all'Africa.

In un certo senso, è normale che il Grand Continent organizzi qui il suo evento annuale. Non solo perché le Alpi sono un luogo paradossale dove i confini si confondono, le lingue si sovrappongono e lo spazio vertiginoso, in realtà contribuisce allo scambio. Ma soprattutto perché è un tentativo di riunire queste aree, di creare una rivista che possa parlare da Varsavia a Siviglia, da Parigi a Napoli, passando per Berlino e Vienna - e che quindi possa tornare anche su territori che sembrano meno centrali, ma che spesso nascondono tesori immensi e che sono la chiave, il segreto di un luogo come la Valle d'Aosta».

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